CAPITOLO 62

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Arianna

Il giorno dopo entro in classe e mi sento come in un mondo a parte, tutti che si fanno battute che io non capisco. Qualcuno mi guarda e ridacchia, come se non mi avessero mai vista. "Se volete farmi la foto, mi metto anche in posa", sibilo ad un gruppo di galline, che ride imitandone proprio il verso. Una di loro gesticola con le mani come se stesse scattando una fotografia e produce uno squittio, che deduco sia un 'click'. Educatamente rispondo alzando il medio e mandandole bellamente a quel paese. "Tesoro, dove l'hai messa la finezza?", chiede ironica una di loro. Decido di ignorarla, e mi dirigo al mio banco, dove mi aspetta Christian, che mi accoglie con un sorriso. Mi sforzo di ricambiare, ma credo che sia uscita una specie di smorfia di dolore.
"Non ti ha più scritto niente?", chiede, cercando di essere più sensibile che può.
"No" replico, e lancio delicatamente lo zaino accanto alla sedia, su cui mi siedo con altrettanta leggiadria. Sbuffo, e decido di essere leggermente più educata: "Ma grazie per averlo chiesto". Realizzo che la mia compagnia, oggi, non è delle migliori.
"Comunque... quella felpa ti sta bene", dice velocemente, arrossendo. È una semplicissima felpa troppo larga sui fianchi e con le maniche eccessivamente lunghe e sformate, non credo di stare così bene, tra l'altro senza trucco, con una coda deforme e gli occhi spenti. Accenno l'ennesimo falso sorriso e lo invito a sedersi. Un'altra estenuante gionata di studio ha inizio.

Sto ascoltando una noiosa lezione di algebra, quando Christian mi sfiora il gomito e in silenzio mi passa un biglietto. Lo apro con delicatezza e leggo il contenuto: "Vuoi metterti con me?", e poi due caselle, una con scritto sì e una con scritto no. Stile asilo, per intenderci, ma al momento mi sembra un cosa tenera. Scarabocchio rapidamente e gli ripasso il foglietto, su cui ho segnato 'sì'. Non so perché l'ho fatto, ma al momento il mio cuore dice di cercare di dimenticare.
"Grazie" bisbiglia.
"Christian e Arianna, smettetela di parlare" ci richiama la prof. Subito le galline iniziano a ridere, ma a loro non dice nulla. Stupide preferenze.

All'intervallo, Christian mi prende per mano e mi porta in una classe dove si tengono di solito riunioni, e con noi ci sono i suoi amici. Cosa vorrà fare?
"Vi va bene se oggi pomeriggio viene anche lei?", chiede Christian.
"Dove?", chiedo.
"Certo che può", risponde uno di loro, ignorando la mia domanda.
"Dove?", domando di nuovo.
"Al campetto da calcio. Facciamo una partita e tu mi porti fortuna" dice Christian. Si comporta un po' come un bambino piccolo, ma forse è questo che mi farà innamorare di lui.

All'uscita da scuola, mi abbraccia e mi ripete per l'ennesima volta che alle due sarà fuori casa mia. Decido di non aspettare il pullman, quindi mi incammino: tornerò a casa appena in tempo per mangiare qualcosa velocemente. Durante il tragitto ho occasione di pensare: ho fatto bene a mettermi con Christian? E soprattutto, dimenticherò mai Rocco?
A proposito... apro Instagram e vado sul suo profilo. L'ultima foto che ha postato è di lui e una ragazza molto carina, più o meno della sua età. Sembrano molto felici... forse lui mi ha già sostituita, quindi ho tutto il diritto di farlo a mia volta.
Contiunuo a camminare sotto il sole invernale, la brezza fredda che mi scompiglia i capelli già messi abbastanza male.

Arrivo a casa che manca un quarto d'ora al mio appuntamento. Mando giù una fetta di pizza e appoggio lo zaino: tra poco sarà qui.
All'una e cinquantasette arriva, e mi manda un messaggio. Scendo e lo saluto con un rapido abbraccio, che lui ricambia allegramente.

Camminiamo verso il campetto, chiacchierando, o meglio, io lo ascolto e rido mentre lui racconta a vanvera cose senza senso. Ridacchio in alcuni punti, mentre in altri annuisco, raramente commento con un "oh" oppure un "davvero?". Non sembra accorgersi che ho la testa altrove perché continua imperterrito il suo racconto.
"Ciao!", grida, per farsi notare dai suoi amici.
"Era ora" commenta uno, ridendo. "Pensavo che vi eravate persi".
"No, si erano appartati" lo corregge un pervertito.
"Ah. Ah. Ah" è la nostra risposta all'unisono.
Iniziano a giocare a calcio, e io me ne resto in disparte: ho sempre odiato giochi del genere.
Quando Christian fa goal inizia a correre ed esultare, infine mi manda un bacio. Sorrido, e per la prima volta da tanto tempo sono quasi felice.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora