CAPITOLO 63

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Arianna

Passarono due mesi. Io e Christian stavamo ancora insieme, ogni pomeriggio ci vedevamo, ma ci sentivamo amici, più che fidanzati. Preferivamo così: entrambi sapevamo che nessuno sarebbe mai riuscito a togliermi Rocco dalla testa. Pensavo che mi avesse dimenticata, ne ero quasi certa, anche se non avevo più visto sue foto con la ragazza misteriosa. Iniziarono i primi dubbi: e se fosse tutto un malinteso? Forse dovevamo solo chiarirci, così gli scrissi un breve messaggio in cui gli chiedevo di incontrarlo, per poter parlare di ciò che era successo. Rimasi speranzosa che mi amasse ancora, fino a quando mi accorsi che aveva visualizzato il messaggio senza rispondere. Non ho mai odiato le due spunte blu come in quel maledetto momento. Tutto sembrava essere ai titoli di coda, come se il nostro amore fosse un film: inizio un po' lento, parte centrale emozionante e, purtroppo, finale strappalacrime. Odiavo dipendere da lui, dal suo sorriso, dalla sua voce, da un suo messaggio, ma allo stesso tempo sentivo che era così che volevo stare: innamorata fino alle ossa.
E ora, che sono qui al campetto, come tutti i giorni, sto pensando di nuovo a lui, mentre Christian mi dedica l'ennesimo goal. Non voglio che lui soffra, ma vedo dai suoi occhi più spenti del solito che ci sta male. Mi vuole molto bene - non mi spingerei a definirlo amore - ma contemporaneamente capisce che per me esiste un solo principe azzurro, e quel principe ha, invece della spada, un microfono, e invece di uccidere un drago, combatte con gli spettri del mio passato. Combatteva, mi ricorda una fastidiosa vocina nella mia testa.
"Ary, stiamo andando" mi chiama Christian, scuotendomi leggermente la spalla. "Stai bene?".
"Sì", mento, sforzandomi di sorridere, ma la mia capacità di finzione va sempre più peggiorando.
"Mentire non è tra le tue specialità", commenta, sedendosi accanto a me. "Vuoi parlarne?".
Vedendo che non rispondo, chiede: "C'entra Rocco, vero?".
"Sì" ammetto. Una lacrima mi scende, e inizio a raccontare tutto, a tratti sussurrando, ad altri grida tutta la mia rabbia.
"Credo che tu debba dirgli tutto questo" dice, con la voce che fa trasparire la tristezza.
"Non credo di avere la forza di ripetere tutto questo" ribatto, prendendo fiato. Raccontare tutto mi ha tolto ogni forza.
"Non ce n'è bisogno" dice una voce alle mie spalle. Mi si gela il sangue, riconoscerei quella voce ovunque: Rocco.
Mi giro lentamente, e vedo il ragazzo che amo di più al mondo davanti a me, con una semplice felpa nera e i jeans scuri. Si sistema gli occhiali e si schiarisce la voce, nervoso.
"È la prima volta che non ho parole. E di solito, penso tu lo sappia, ne ho molte" ammette, facendo un risolino nervoso. "Credo che il 'poeta urbano' qui... sia tu" scherza.
Non rispondo. Dopo tutto questo tempo non mi aspettavo che scherzasse, sembra quasi che si prenda gioco di me.
"Ho capito che senza di te non riesco a stare" cambia completamente tono. Una cosa del genere, detta dopo una presa in giro suona ancora peggio. "Volevo lasciarti vivere la tua vita, ma ho capito che senza di te niente ha senso".
"Suona come una presa in giro" do voce ai miei pensieri.
"Tu ed io sappiamo benissimo che non lo è" ribatte rapidamente.
'Fanculo tutto, corro ad abbracciarlo. All'inizio rimane paralizzato, come se non se lo aspettasse, ma poi ricambia e mi lascia un bacio sulla testa.
Christian se n'è andato, e sono sicura che quando è corso via stava piangendo. Non volevo spezzargli il cuore, ma io amo Rocco, e questo non cambierà mai.
"Ti amo, principessa" dice ad un certo punto.
"Ti amo, principe" rispondo.
"Mh, mi piace principe. D'ora in poi saremo il principe e la principessa" ride lui, stringendomi di più.
"Aspetta" mi separo da lui e inizio a smanettare col cellulare. "E questa chi è?", chiedo, mostrando la foto di Instagram. "La tua nuova ragazza?".
"Ma sei matta?", ride. "Leggi cosa c'è scritto sotto".
Accecata dalla rabbia nemmeno avevo letto sotto. È solo una sua fan... mi sento un'idiota.
"Dio, che stupida sono" rido a mia volta.
"Sarà meglio che andiamo a cercare Christian" dice Rocco.
"Sì" confermo. "Ho una mezza idea di dove possa essere".

Arrivati al parco, lo troviamo proprio lì, che tira calci a un pallone sgonfio. Ho paura ad avvicinarmi a lui, temo che mi colpisca, anche solo accidentalmente, ma arrabbiato com'è credo lo farebbe volentieri di proposito.
"Christian...", lo chiamo.
"Vattene" taglia corto. "Potrei dire cose di cui potrei pentirmi, quindi vai via".
"No, voglio che ci chiariamo prima" insisto.
"Cosa vuoi chiarire? Che non mi hai mai amato? Questo vuoi chiarire? Che sono stato solo una stupida pedina nel tuo gioco? Mi dispiace, ma l'ho già capito da solo" grida.
"Volevo... volevo solo chiederti scusa" ammetto con le lacrime agli occhi, e scappando via. Mi ferisce che pensi questo di me, anche se in parte è vero...
Salgo in macchina e chiedo a Rocco di partire, e lui non mi chiede perché sto piangendo. Fa partire la musica, Qualcosa di Strano.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora