Partenza

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Sento il respiro mancarmi per un secondo mentre mi rimbomba in testa quel nome pronunciato da Will.
Ma ritorno calma e cerco di sembrare il più normale possibile,non posso rovinare tutto proprio adesso.
Will mi accarezza la guancia con sguardo interrogativo ma subito sposto la conversazione su altri argomenti:la casa,la sua famiglia,il lavoro di sua madre,le gare che ha fatto prima di arrivare qui,i viaggi.Qualsiasi cosa ma la mia mente è fissa su quel maledetto nome.
Elena
Continua a sibilarmi in testa,sgusciando fuori tra i miei pensieri e rende incoerenti tutte le cose che dico.Ma la mia strategia funziona e Will inizia a parlare all'infinito con i ricordi che gli si accavallano in testa.Ancora prima che finisca di dirmi qualcosa già ne ha pensata un'altra che deve assolutamente dirmi.Non lo avevo mai visto così.Sembra così vivo e.......sereno credo.Ha gli occhi che brillano e le pupille si dilatano ad ogni nuova immagine felice che gli entra in testa.È bello,molto bello.Sembra che non abbia mai sofferto in vita sua.
Parliamo tutto il pomeriggio senza mai fermarci,con i sorrisi che sembrano non essere abbastanza grandi per esprimere la nostra gioia,finché alle cinque e trenta mio padre mi passa a prendere.
Saluto Will con un leggero bacio e per un attimo sento le labbra incollarsi alle sue,sigillarsi.
Mentre sono in macchina all'inizio mio padre è silenzioso e i sensi di colpa mi divorano,ho paura che le mie parole lo abbiano turbato.Lo osservo ,lo analizzo.I muscoli del viso,la bocca serrata e la postura rigida.Occhi fissi sulla strada che imbrunisce con l'arrivo della sera.
-Lo ami?-mi chiede ad un tratto quando delusa mi giro verso il finestrino sospirando e smetto di fissarlo.
Ci metto qualche secondo ad assimilare la domanda e a formulare una buona risposta.Che poi buona si fa per dire.
-Sì.Moltissimo-dico guardando fuori dal finestrino il paesaggio che scorre veloce,dove le figure si miscelano tra loro.E ad ogni metro che fa la macchina avverto la lontananza che ci divide,sento l'odore della sua pelle,dei capelli appena lavati.
Sì sono innamorata di lui come credevo di poter essere.Credevo che tutto il mio amore se ne fossero andati quando è morta lei. Poi lui ha riportato in vita quella parte di me.
-Dio quanto sei cresciuta in fretta piccola mia.Era ieri che non eri più alta del mio ginocchio e ora-si ferma e mi osserva nostalgico-ora sei così grande rispetto a me.Mi sono perso tante cose lo so ma vedi tu sei sempre stata tutta la mia vita Sophie e non credere che ogni mio viaggio non mi facesse stare male,non mi facesse sentire la tua mancanza.Eppure cosa te lo dico a fare se io stesso continuo ad allungare la tortura?-si porta una mano alla fronte e si stropiccia il viso-Domani partirò,starò via due mesi e a quante cose in più di quelle che ho già perso
dovrò rinunciare di te?Sono un idiota-
Non l'avevo mai sentito parlare così,non avevo mai sentito la sua voce incrinarsi così tanto,i suoi occhi diventare così cupi.Non lo avevo mai visto così tormentato e straziato.Lui non è tipo da lacrime facili e quando piange si tratta di una lacrima o due ma adesso credo che non basterebbero un milione di lacrime per disegnare la sua disperazione.
-Smettila papà non è vero niente-dico strozzando le parole-mai potrei desiderare di avere qualcuno migliore di te come genitore.Sei la persona più importante della mia vita e io ti voglio più bene che a me stessa non potrei stare senza di te-continuo con le lacrime affacciate sugli occhi-In fondo senza te che cosa,senza te chi mi resta?-
Giro velocemente il viso asciugando le guance per poi tornare a guardarlo.Mi fissa con gli occhi che si specchiano nei miei.
Mi osserva un secondo poi torna con gli occhi sulla strada.Da quel momento non mi rivolge più la parola fino  alla mattina successiva.Il giorno della partenza.
~
Il sole non illumina la stanza oggi.Il cielo è gonfio d'acqua e nel pomeriggio pioverà.Non riesco a concentrarmi su nulla e le parole di mio padre,i suoi occhi non vogliono lasciare in pace la mia testa.
Provo di tutto ma è inutile.
Papà in cucina prepara il caffè e l'odore inonda tutta la casa,Cristine sta mettendo in ordine la cucina facendo cadere qualcosa ogni tanto.Le enormi valigie nere sono di fianco alla porta e urlano solitudine.Solitudine per due lunghi mesi.Mentre faccio colazione non tolgo gli occhi da papà nemmeno un attimo ma lui non mi rivolge neanche uno sguardo.Si muove attento come con il terrore di fare un passo falso,una mossa sbagliata.Cristine mi saluta e io ricambio distrattamente,anche lei oggi è silenziosa se tralasciamo tutto il rumore che fa mettendo a posto le posate e i bicchieri.
Alle sette meno dieci arriva il taxi che porta papà in aeroporto e mancano una manciata di minuti.
Mi sono già messa le scarpe e lo zaino è appoggiato malamente alla gamba del tavolo.Quando lo scricchiolio della ghiaia sul vialetto principale rompe la quiete sento il mio cuore perdere un battito e il respiro mozzarsi a metà.Ci siamo non si torna indietro adesso.
Papà alza il viso e così nello stesso istante Cristine.
Papà finisce di bere l'ultimo sorso dalla sua tazza poi si alza e prende le sue valigie.
Papà apre la porta ed entra una folata di vento freddo nella stanza.
Papà va verso il taxi e io mi alzo dalla sedia rischiando di far cadere tutto e corro fuori.
Papà si volta e mi vede davanti a lui con la faccia sconvolta.
Papà da al conducente le valigie e si avvicina a me.
Papà mi accarezza i capelli e mi dà un bacio sulla fronte.
Papà mi stringe tra le sue braccia e mi sussurra sarai sempre nei miei pensieri ed io scoppio in lacrime.
Papà apre la portiera e sale sul taxi salutandomi con la mano.
Papà si allontana continuando a salutarmi mentre io ferma immobile lo guardo.
Papà sparisce dietro il cancello e io non lo rivedrò per due interminabili ,orrendi mesi.

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora