Senza senso

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Oggi è martedì.La schiena mi fa male perché il mio letto è duro.Durissimo.Non vivo più nella villa dove stavo prima,vivo con Marcus che dopo la morte di mio padre è diventato il mio tutore.Gli sono molto grata per questo e mi rendo conto di quanto coraggio gli sia servito per legare alla sua vita un'altra persona.
Anche se sono sua figlia.Viviamo in un appartamento in città vicino alla mia scuola.È molto piccolo rispetto alla mia vecchia casa ma Marcus è riuscito a ricavare una piccola stanza per me anche se ci sta a malapena il letto.C'è una cucina con un piccolo salotto,un bagno e due camere.Non è male.
Spengo la sveglia,mi stropiccio gli occhi,rabbrividisco per il freddo.Mi tolgo il pigiama e mi metto i vestiti più caldi che posso nel minor tempo possibile,esco dalla stanza e in casa è ancora tutto buio.Marcus non ha l'abitudine di svegliarsi presto come aveva papà e io non gli chiederò mai di prenderla per me,e per cosa poi? Per fare colazione insieme fingendo di riuscire a parlare come padre e figlia?No.
Vado in cucina,accendo la luce e tiro fuori il pacco di biscotti dalla credenza.Scaldo il latte,lo bevo.
È tutto automatico,senza senso,non lo faccio per un motivo,non c'è nessuna finalizzazione alle mie giornate.
Non ho fame ma continuo a divorare biscotti uno dopo l'altro,il latte mi brucia la lingua ma lo bevo.
Penso solo al movimento dei miei muscoli,alle mie azioni.Prendo lo zaino,mi metto giacca e scarpe ed esco di casa.In un paio di minuti di camminata arrivo davanti alla scuola e mi confondo nella mischia di studenti accalcati davanti alla porta.
Sto in un angolo appoggiata al muro con le cuffie nelle orecchie,odio la gente,odio la loro aria serena e felice.Mentre sono concentrata sul testo e le note della canzone qualcuno mi tocca la spalla,mi volto e vedo un ragazzo così mi tolgo le cuffiette.Mi sorride e mi dice
-Ciao scusami se ti disturbo ma sono nuovo e volevo chiederti se potevi aiutarmi-
Respiro un attimo e l'aria fredda nella gola mi sveglia.
-Emmm sì certo-balbetto toccandomi i capelli e mettendo il telefono nello zaino-come ti chiami?-
-Alex.Alex Meier-risponde porgendomi la mano.
La stringo ed è piacevolmente calda.
In quello stesso istante suona la campanella così ci sorridiamo e gli dico di seguirmi.Saliamo le scale e mi dice di essere stato messo in 8C.Le coincidenze iniziano a spaventarmi.
-La mia stessa classe-gli dico sorridendo
Entriamo in classe e il prof di matematica presenta Alex per poi dirgli di sedersi di fianco a me visto che è l'unico posto libero.Durante la lezione lo osservo,ha i capelli biondi e gli occhi azzurri o forse verdi.Sembra un "bravo" ragazzo di quelli che studiano,non fumano,non si drogano,rispettano il coprifuoco e scrivono le lettere alle ragazze al posto dei messaggi.
-Scholl?-
Chiede il prof guardandomi e aspettandosi una risposta.
-quattro alla seconda-dico totalmente a caso.
-bravissima signorina Scholl-risponde il prof sorridendomi.
Mi sorprendo della mia sfacciatissima fortuna e ritorno a prendere appunti.
-Tutta fortuna-dice Alex guardandomi e con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Be ci vuole anche quella nella vita-gli rispondo a bassa voce per non farmi sentire.
~
Quando suona la ricreazione io e Alex usciamo dalla classe e gli mostro la scuola,gli faccio vedere la palestra e i laboratori.Mentre stiamo uscendo dal laboratorio di chimica la campanella suona e corriamo il più velocemente possibile verso la nostra aula appena qualche secondo prima che arrivi il professore.
Quando la campanella di fine giornata suona mi sembra siano passati pochi minuti.
Io e Alex usciamo assieme poi ci salutiamo e io torno a casa,mi sento davvero molto strana.È come se i pezzi del puzzle non fossero più incastrati,come se qualcosa di inaspettato li avesse scombinati.È una sensazione di disordine e confusione.
Mentre cammino analizzo questa strana emozione ma dato che non ho più quarantacinque minuti di autobus per riflettere prima ancora che me ne renda conto sono arrivata a casa.
Apro la porta e in cucina trovo Marcus intento ad apparecchiare la tavola.
-Ciao Sophie come è andata a scuola?-
chiede con il suo tono gentile.
Nonostante odi questa domanda sfodero un bel sorriso e rispondo
-Tutto bene grazie-
Mi tolgo il giacchetto e porto lo zaino in camera poi mi siedo a tavola e cominciò a masticare il gommoso toast al prosciutto che ha preparato Marcus.
Mi mancano da morire i piatti che mi preparava Cristine,e lei mi manca ancora di più.
Quando papà è morto e mi sono trasferita lei ha cercato un appartamentino per rimanere qua con me e un lavoro alternativo ma dopo tanti tentativi è stata costretta a tornare a Berlino dalla sua famiglia.
Ogni tanto mi chiama ma molto raramente.
Mentre mi sforzo di non piangere al ricordo di Cristine finisco l'ultimo morso del mio toast e butto giù un sorso d'acqua fresca.
-Vuoi andare da qualche parte Sophie?Questo pomeriggio sono libero-
mi chiede Marcus con il tono di ci si preoccupa per te.Sorrido per le sue attenzione da neo padre impacciato.In ogni caso spengo subito le sue proposte dicendo che sarò impegnata a studiare per una interrogazione.
Così dopo che mi ha dato un bacio sulla fronte,sparecchio la tavola e mi chiudo in camera mia.Cerco tutto il pomeriggio di memorizzare anche solo una delle parole evidenziate in giallo sul mio libro ma non ci riesco.C'è quella sensazione che mi tormenta,è insopportabile.Non è un dolore ma più una inquietudine,un fastidio.
Alle cinque e trenta del pomeriggio chiudo il libro dopo aver studiato la metà delle pagine e mi siedo sul letto con le cuffie nelle orecchie ma nemmeno questo mi calma.Decido di provare a leggere e mentre scorro i libri sulla mensola trovo una foto.
In quella immagine ci siamo io e Spirit.Era una foto che avevo scattato poco dopo che era arrivato,l'aveva scattata mio padre. Dopo qualche secondo scoppio in lacrime e mi sento mancare le forze,mi ributto sul letto e affondo la testa nel cuscino.
Sento la ferita aperta,il dolore che ti fa bruciare il corpo,che ti fa sentire vuoto e impotente.
Il dolore che ti toglie il fiato e ti fa soffocare gli urli in mezzo alla gola.
È quel dolore amaro del passato.
È il dolore delle cicatrici che ci riaprono.
Eppure in quel dolore c'è sempre il retrogusto di quella sensazione,di qualcosa di nuovo che rompe gli schemi.
Mentre il sapore di salato nel palato mi stordisce mi rendo conto di quando avevo provato questa sensazione che non mi è nuova e tutti i pezzi ritornano al loro posto.
Questa sensazione l'ho provata quando mi sono innamorata di Will.

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora