Un anno dopo

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È il tre ottobre.È passato un anno esatto da quando la mia vita ,che già credevo essere tutt'altro che facile
o bella,si è meritata l'appellativo di inferno.
Nessuno poteva immaginare la scarica di fulmini che mi aspettava dopo essere rimasta sotto al temporale.
Ma cominciamo dal taglio che ha aperto la ferita,la più grande e profonda ferita che abbia mai visto.
Due giorni dopo che abbiamo scoperto la malattia di Spirit è peggiorato in pochissime ore senza permetterci nemmeno di realizzare ciò che stava succedendo e mentre il sole tramontava il suo cuore si è fermato.
Il veterinario è arrivato correndo quaranta secondi dopo,per quaranta secondi il mio campione,il cavallo che mi salvó la vita è morto davanti ai miei occhi senza che io potessi fare nulla.È stato allora che sono morta anche io,è stato in quel momento che il cuore che alimentava la mia voglia di vivere si è fermato lasciando solo una scatola vuota dove scorre sangue e ossigeno.
Io sopravvivo ma non sono viva.Non lo sono più.
E mai più tornerò ad esserlo.
Il dolore ha inghiottito la mia vita e la paura di provarne di nuovo continua ad inghiottirmi,per questo io muoio ogni giorno,al primo respiro di ogni giorno.
Ma quello fu solo l'inizio della fine della mia vita.
Due mesi dopo,i primi di dicembre,nevicava moltissimo più di un metro di neve in ogni angolo della Germania.
La scuola e i mezzi pubblici erano bloccati per via del lastra di ghiaccio quasi trasparente che ricopriva le strade.Eppure era un giorno meraviglioso perché mio padre stava tornando da me e la mia solitudine stava per finire.
Mio padre mi aveva chiamato alle undici del mattino dicendo che stava per salire nel taxi che lo avrebbe portato in aeroporto e io avevo quasi l'impressione di stare bene.Dopo due mesi sorridevo.Anche perchè non mi ero mai preoccupata di fare finta ma semplicemente non mi sforzavo,non sorridevo mai.
Due ore dopo al telegiornale diedero la notizia di un enorme incidente nell'autostrada che portava direttamente alla mia città.
Una macchina scivolata sul ghiaccio dopo aver perso il controllo si era schiantata provocando la morte di entrambe le persone dentro la vettura.
Erano stati identificati con i documenti che entrambi avevano nelle tasche.
In quei quattro secondi il giornalista pronunciò il nome dei due uomini e tutto rallentó per quei quattro secondi in cui le labbra del giornalista pronunciarono il nome di Mark Smith e Nicolas Scholl.
Mi ricordo quel nome risuonarmi in testa,la confusione e poi il buio.Nicolas Scholl.
Mio padre.
Mi svegliai con una fortissima luce bianca che mi accecava,con il corpo indolenzito come dopo aver dormito accartocciata su un letto di ferro per una settimana e la testa era più pesante di dieci chili di piombo.Uno strano rumore mi incartava le orecchie e tenere gli occhi aperti sembrava come fare cinquanta addominali in venti secondi.
Rimasi in ospedale con Cristine per un'ora,due,di più?Non lo so.Non riuscivo a pensare o parlare ma soffrivo.Un dolore che non augurerei a nessuno,senti che la vita è tutto quello che hai vissuto sia solamente un enorme scherzo del destino,un errore clamoroso per dimostrare che se vuole la vita può distruggerci tutti.Senti che non sei mai stato veramente in possesso della tua vita ma che la tua vita era in possesso di te.Che lei sapeva già tutto quello che stava per succedere e che appena le cose vanno insolitamente bene lei si sente in dovere di rovinare tutto.Allora desideri solo che tutto finisca anche se non hai il coraggio per farla finire tu.
Senti che se ti dessero la possibilità di morire in quel preciso istante con un sorriso sulle labbra e una sensazione di serenità risponderesti "Sì".
Non andai al funerale di mio padre ma passai la mattinata pensando a quanto desiderassi che la morte prendesse anche me.
Ma il coltello non aveva ancora finito di sprofondare nella piaga.
Due settimane dopo il mio ritorno a casa mi chiamó Will.Era da un po' che non lo vedevo perché dopo la morte di Spirit stavo così male che Cristine non permise a nessuno di vedermi.
Mi mancava come l'ossigeno,come l'acqua fresca d'estate e il calore in inverno.Tutto in me richiedeva la sua presenza.
Il suo nome sullo schermo mi stupì molto.
Cliccai sulla cornetta verde e non dovetti dire niente,parló sempre lui anche se il quarto d'ora che passai con il telefono attaccato al telefono si possono riassumere in tre parole:mi aveva lasciato.
Mi disse che voleva che l'equitazione diventasse la sua vita e che io lo avrei distratto troppo perché non poteva fare a meno di starmi vicino e che quindi era meglio così.
Da quel giorno non lo vidi nemmeno più a scuola e penso che sia ritornato in Inghilterra.
E dopo quella chiamata era come se tutte le calamite che mi attraevano a Will si fossero smagnetizzate lasciando solo un ammasso di ferro che ti fa affogare ancora di più,finché esausta strisci sul fondo.
A quel punto il coltello nella mia piaga era arrivato dritto al cuore e se prima ero morta adesso sono polverizzata,non mi è rimasto più niente,non sono più niente.
L'amore di mio padre,l'amore di Spirit,l'amore di Will erano stati spazzati via dalla mia vita e non mi rimane più qualcosa o qualcuno per cui andare avanti  sembri davvero una buona opzione.
Ma ricordo le parole,mio padre me le ripeteva sempre:la speranza salverà gli esseri umani.
Spazio Autrice
Ciao a tutti sono molto contenta di essere arrivata a più novecento visualizzazioni e del sostegno che mi date.
C'è stato un bel colpo di scena nella vita di Sophie e Will,il finto principe azzurro,si è rivelato il dolore più grande.
Cosa ne pensate? Lasciate un mi piace e un commento dato ci tengo molto e il prossimo capitolo uscirà a otto mi piace❤️
Baci sognodiscrivere__

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora