Puoi farcela

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Per questi venti minuti la doccia è una benedizione ma è frustrante sentire sempre quel piccolo dolore,quella piccola preoccupazione tra i polmoni che fa male.
Cerco di farmi scivolare addosso anche quello ma non riesco.
Enormemente irritata esco dalla doccia con il fastidio di non essermi rilassata come vorrei.
Mi vesto con una maglia con le maniche a tre quarti bianca,un paio di jeans blue e le mie vans bianche.
Sistemo i capelli come meglio riesco e scendo di sotto dove mi aspettano Cristine e papà seduti attorno al tavolo con aria seria.
Non si fidano ma conosco la mia parte.
Sorriso,mano che porta una ciocca di capelli dietro le orecchie,camminata lenta per non sembrare nervosa,sedersi senza mai staccare lo sguardo,accavallare le gambe e schiena appoggiata sullo schienale.
Stai tranquilla,serena,puoi farcela.
Al centro del tavolo c'è il pollo con il pane intorno,Cristine comincia a mettercelo nei piatti e mio padre ci versa l'acqua.
Sono di un finto da fare paura ma se lo dicessi mi dovrei prendere a schiaffi da sola.
Io che fingo anche di respirare.
Scrollo la testa per levarmi questo pensiero anche se non fa parte della sequenza che ho in testa per sembrare calma.
Per tutto il pranzo non parliamo ma i nostri si scrutano a vicenda con un'attenzione che poche volte hanno avuto.Anche solo un respiro poco più profondi riuscirebbe a farli insospettire.
Calcolo perfino la velocità con cui porto il bicchiere alla bocca.Alzarmi da lì è un vero sollievo come se avessi tenuto il mondo in equilibrio su un dito per tutto il tempo.
Normalmente mi sarei chiusa in camera ma mi serve aria.
Così con la scusa di controllare una cosa al maneggio esco e comincio a camminare con le mani incrociate al petto,osservo il cielo e più mi allontano più mi sembra di stare meglio.
Sento il telefono che suona nella tasca e il nome di Will illumina lo schermo.La gioia si fa strada su per tutto il mio corpo mentre premo la cornetta verde e porto il cellulare all'orecchio.
-Ciao-dico come se avessi appena respirato dopo due ore
-Amore mio.Come stai?-mi dice.Le parole Amore Mio pronunciate dalla sua voce dolce e riferite a me mi fanno perdere un battito di cuore.È meraviglioso.
-Bene solo se chiudo gli occhi e ti ritrovo accanto a me con le tue labbra sulle mie-mentre lo dico mi immagino il suo profumo,gli occhi,la morbidezza delle labbra e sento davvero che non c'è nulla al mondo che desidero di più.
-Ti va di venire tu da me?-dice incerto.
Mi basta un secondo per elaborare l'informazione
-Si arrivo tra mezz'ora.Ti amo-
-Anche io-dice prima che io chiuda la chiamata e metta il telefono in tasca.Corro verso casa chiedo il permesso a papà per poter andare da Will e lo ottengo solo dopo aver promesso che tornerò entro le cinque e trenta per fare i compiti per domani.
É straordinariamente orrendo quanto il lunedì sia lento a sparire e veloce ad arrivare.
"Che battuta scontata Sophie ti stai rammollendo"penso tra me e me.
Dopo aver abbracciato mio padre e averlo ringraziato corro in camera,prendo lo zaino con dentro le mie cose,mi metto il giacchetto e raggiungo mio padre in macchina.
Durante il tragitto ,che gli ho spiegato prima di partire,é silenzioso.Anzi è pensieroso.
Poi si gira mi osserva e mi dice
-Mi spieghi come fai ad essere così forte?- dice con le rughe della fronte piegate.
Non devo pensare alla risposta.
-Non ho scelto io di essere così forte ma quando me ne sono resa conto,quando ho capito che potevo farcela anche se dolorosamente non sono mai riuscita ad accettare l'idea di mollare.È difficile ma essere forte è anche una delle poche cose di me stessa di cui sono fiera-
Dico tutto d'un fiato.
Lui è confuso,non si aspettava questa risposta.
-Sei troppo grande per gli anni che ti porti dietro-
Mi dice
-No è diverso-ribatto-la verità è che sono troppo piccola per il dolore che mi porto dietro-
Si gira di nuovo di scatto verso di me.Non si aspettava nemmeno questo.
-Chissà come saresti senza la tua corazza addosso.Penso che sarebbe.....strano-sussurra lui
-Non devi vederla come una corazza di ferro ma come una pelle più dura.Non è una cosa in più che ho aggiunto a me stessa.Fa parte di me come il colore dei miei occhi o dei capelli.La mia corazza è il mio carattere e quello non posso togliermelo-
Dico guardandolo negli occhi.
Forse dovevo stare zitta.Ho paura di averlo turbato e non se lo merita.È la persona migliore che conosco e di certo ora si sentirà in colpa.In colpa per il dolore indipendente da lui che ha scandito la mia vita.
Cerco di capire cosa nasconde il suo viso corrugato.
-Siamo arrivati-dice fermandosi davanti all'indirizzo che gli avevo indicato.
-Grazie-rispondo-ci vediamo alle cinque e trenta-
Scendo dalla macchina senza smetterla di osservarlo finché non sparisce dietro l'angolo.
Ad un tratto sento qualcuno prendermi da dietro e in un primo secondo sono terrorizzata ma quando gli occhi di Will incontrano i miei sento tutte le emozioni che provo tramutare in una tremenda voglio di stringerlo,stringerlo fino a non avere più forze.Baciarlo fino a consumarci le labbra.
Non esiste più nulla quando è con me se non noi due e il nostro amore.È molto strano ma anche molto bello.
Ci osserviamo qualche secondo poi mi stringe a se mentre io appoggio la testa sulla sua spalla.
-Ciao-diciamo insieme nello stesso momento.
Per qualche secondo mi metto a ridere.
-Vieni ti faccio vedere casa mia-dice per poi prendermi per mano e accompagnarmi.Solo ora osservo bene il palazzo,è di sei piani con un bel giardino e sicuramente non recentissimo a giudicare dal tipo di vernice e alle lampade che illuminano i piani.
Con l'ascensore arriviamo al quarto piano ed entriamo nel appartamento a sinistra,Will mi tiene la mano e da come mi guarda mi sembra come se speri nella mia approvazione.
Apre la porta e mi ritrovo davanti uno spazio abbastanza grande dove c'è un piccolo ingresso con attaccapanni,un angolo cucina molto moderno con la penisola che fa da tavolo e un salottino con divano e televisione.
È davvero molto bella.
-Ti piace?-mi chiede
-Moltissimo-dico ancora in adorazione mentre osservo la trama dei cuscini,le sfumature del parquet,i dettagli della cucina.
-Vieni ti faccio vedere le camere-esclama.
Apre una porta che da su un corridoio con tre porte.La prima è un bagno con doccia,la seconda è la stanza di sua madre e la terza è sua.Sulla sinistra affianco al muro c'è il letto con una finestra,c'è una scrivania che fa angolo color avorio e una cassettiera che fa da armadio.
La luce e il fatto che ci siano poche cose la fanno sembrare più grande.
-Non mi sarei aspettata questo ordine da te-dico sorridendogli.
-Sono pieno di sorprese-ridacchia.
Mi siedo sul letto e lui si mette di fianco a me abbracciandomi.
Avvicina  il viso al mio fermandosi a qualche centimetro.Mi accarezza la guancia sistemandomi i capelli.Così metto fine ala distanza che ci separa e premo le labbra con le sue.Mette una mano sulla mia schiena e l'altra rimane sulla mia guancia.Quando si stacca da me ha i capelli tutti spettinati e gli occhi che brillano.
-Posso farti una domanda?-mi chiede con un tono strano
-Tutto-dico convinta
-Sono curioso.Anche se forse non ho diritto di avere questa curiosità-mentre lo dice si contorce le mani e sbatte i piedi.
Non è difficile capire cosa vuole chiedermi.Quel tono,quello sguardo,quei tic nervosi.Ho visto tanta gente diventare così davanti a me quando dovevano farmi quella domanda.
-Vuoi chiedermi come è morta mia madre-affermo
Sgrana gli occhi per un secondo e si ricompone subito dopo
-Si-dice
Prendo un bel respiro ma mi rendo conto che con lui è diverso.Non mi sembra di dover chiudere tutte le porte della mia testa per non urlare ma solo di dover parlare di una cosa passata.Con lui non sento il dolore,con lui mi anestetizzo e sento solo quanto realmente io lo desideri.
-Un incidente.C'era molta nebbia quella notte e lei tornava dalla città con la spesa.Mi hanno raccontato solo molti anni dopo ,a dodici anni ,le dinamiche del incidente.Hanno trovato la macchina in un dirupo con il corpo accartocciato tra le lamiere. Non c'è stato nulla da fare-respiro di nuovo-Probabilmente la nebbia l'ha confusa e ha preso male la curva precipitando in fondo al dirupo-
Stavolta le lacrime non scendono,non ci provano nemmeno.Peró ho vivo il ricordo della luna quella sera di maggio mentre aspettavo ansiosa che tornasse perché mi portava sempre i cioccolatini.Quello ancora lo ricordo come se stesse succedendo ora.
-Mi spiace moltissimo Sophie-dice stringendomi tra le sue braccia.Inspiro il suo profumo e stringo le mani dietro la sua schiena.Per qualche secondo si sentono solo i nostri respiri pesanti.
-Ora basta dispiacere-dico rialzandomi e guardandolo negli occhi-con te è tutto troppo bello per rovinarlo con un ricordo.Voglio godermi ogni attimo per creare altri nuovi milioni di ricordi che ci facciano sorridere-
Finisco la frase e sull'ultima lettera sento già il suo viso sul mio,con la bocca insistente che cerca le mie labbra.
Sorrido e sento che anche le sue labbra sono curvate in un sorriso.Mi viene in mente la sera del giorno prima,non so come visto il momento, e la mamma di Will che mi saluta per nome mentre io non avevo idea del suo.
Così mi allontano dal angelo che è il mio fidanzato e gli chiedo
-Scusami ma come si chiama tua madre?-
Dopo che mi osserva un secondo stupito mi risponde
-Elena perché?-
Sento il sangue congelare nella vene.Anche se il ricordo di mia madre mi fa meno male con lui questo è troppo.
Non è possibile che le nostre madri abbiano lo stesso nome.

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora