Alex

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Quella orribile consapevolezza si fa strada nella mia testa.Non può essere.Io non posso essere innamorata di.....di Alex.Tutti i pezzi del puzzle si allineano,era andata nello stesso identico modo.
Un ragazzo nuovo molto gentile,l'unico banco libero di fianco a me,la sensazione di un'aria diversa,l'inquietudine.Le ultime lacrime scorrono ancora calde sulle mie guance mentre le campane suonano le sei.Mi siedo sul letto con la schiena incollata alla testiera cercando di riprendere fiato,sento dei passi in corridoio e pochi istanti dopo entra in stanza Marcus.Mi sorride e io ricambio,non ho ancora imparato nonostante tutto il tempo a vedere in lui qualcuno di cui fidarmi veramente.Anche se lo vorrei tanto,anche se ci ho provato tanto.
Si siede sul letto di fianco a me,mi guarda con quello sguardo da padre che è nei suoi occhi fin da quando ci siamo conosciuti un anno fa da Starbucks.A lui non è servito tempo.
-Io sono preoccupato per te Sophie-sussurra osservandomi-io mi ricordo com'era il tuo sguardo quando ti ho visto la prima volta.Eri completamente felice,camminavi volando ad un metro da terra,mi sembra di vederti ancora arrossire al pensiero del tuo fidanzato.....William si chiama vero?-
Appena pronuncia la prima lettera del suo nome sento un enorme nodo in gola,un nodo che mi soffoca.
-Sì,si chiamava William-strozzo con la voce che sembra rifiutarsi di uscire
-Io mi ricordo com'era Sophie-continua Marcus-adesso sei vuota,assente. Vivi come un fantasma.Sei finta.Adesso sembri morta e io ho paura,ho paura per te.Ho paura che sia colpa mia,ho paura di non essere in grado di farti stare bene.So di non essere un bravo padre,di non saper dare buoni consigli e di non essere bravo a far sorridere la gente.So di essere noioso,fossilizzato nella mia routine,so di non saper dire la cosa giusta al momento giusto.Ma so anche che ti voglio bene,più della mia stessa vita,perché sei mia figlia e sei la persona più importante della mia vita ora.Posso cambiare se vuoi,posso diventare ogni cosa che ti serve o che ti rende felice-
Mentre parla mi guarda negli occhi,i miei occhi vuoti che lo tormentano.Mi sto odiando,mi odio perché di nuovo faccio soffrire chi mi ama,di nuovo sono riuscita a far stare male chi mi vuole bene.Sono un mostro.
Abbraccio Marcus e lo stringo forte,sento il profumo dello shampoo alla lavanda nei capelli che sono appena stati lavati.
-Scusami-singhiozzo-sono io che sono una pessima figlia.Una pessima persona.È colpa mia-
Vorrei essere migliore,vorrei non essere così brava a far star male tutto e tutti.Non mi merito Marcus,non merito nessuno.
Rimaniamo abbracciati per qualche secondo e quando ci stacchiamo mi accarezza i capelli e va a preparare la cena.Preparare si fa per dire ovvio.
Io rimango sul letto pensando,riflettendo sul mio sentimento e su quanto sia l'ultima cosa che voglio.
La giornata finisce in fretta e mentre mi addormento la mia mente malata si fissa contro la mia volontà sul ricordo del viso di Alex
~
I miei occhi si aprono con la classica sensazione di indolenzimento di prima mattina,si impossessa di me il panico di essere in ritardo,di non aver sentito la sveglia ma un piacevole sollievo lo rimpiazza quando vedo che sono solo le sei e quattordici.Lieta e appagata dalla scoperta di altri magnifici quarantasei minuti di sonno mi fiondo sotto le coperte calde e affondo il viso nel cuscino.
Il silenzio che caratterizza questa casa è forse la cosa che amo di più,non un cigolio,non un fruscio,niente di niente anche se può sembrare strano dato che l'intero condominio è abitato.Nella vecchia casa i rumori si divertivano a tormentarmi la notte stuzzicando le mie paranoie.Le assi del soffitto cigolavano continuamente e i rami degli alberi sbattevano sempre contro la finestra.Per non parlare di Cristine che ha sempre sofferto d'insonnia e girava come un fantasma per la casa amplificando il cigolio contornato dal silenzio notturno.Infine ciliegina sulla torta non ho mai sentito nessun uomo sulla faccia della terra russare ai livelli di mio padre,anche con un piano a separarci avevo la sensazione di averlo nel letto di fianco a me.
Sento gli occhi bruciare e pochi secondi dopo le prime lacrime che si affacciano ma le asciugo subito perché piangere appena sveglia non mi sembra un bel modo per iniziare la giornata.Il mio sonno si è definitivamente dileguato così mi arrendo e comincio la mia routine mattutina prendendomi il tempo di fare tutto con calma,con moltissima calma.
Alla fine alle otto meno dieci sono davanti alla scuola e ritorno al mio solito angolo con le cuffie nelle orecchie.
Ad un tratto un viso si distingue in mezzo alla massa e gli occhi azzurri di Alex incontrano i miei,subito le sue labbra si deformano in un sorriso mentre si avvicina a me.
-Ciao-dice appena mi è vicino
-Ciao-rispondo con il sorriso più convincente possibile
-Allora quali materie mi aspettano oggi?-esclama come se veramente l'idea lo entusiasmasse
-Due ore di inglese,una di storia,una di musica e infine una di arte-rispondo aspettandomi la delusione nel suo viso.Sicuramente non è un giorno facile.
Eppure rimane immobile e mi guarda con un sorriso a trentadue denti.
-A me piace molto l'inglese più che altro perché amo viaggiare e saperlo di certo aiuta.Non posso dirmi troppo entusiasta per musica perché la odio e arte non mi entusiasma più di tanto-
dice velocemente
Ma io sono lontana,lontana chilometri dalle parole che escono dalla sua bocca.Lo guardo sgomenta,sembra un ragazzo così dannatamente perfetto per la sua normalità,così dannatamente imperfetto per la mia orribile realtà.
Non poteva volerne davvero farne parte,non potevo permetterglielo.Io non mi innamoro,l'amore mi rende debole e io non me lo posso permettere.L'amore non fa per me.
Mi risveglio dai miei pensieri e arrangio una risposta che viene tagliata a metà dal suono della campanella.
Entriamo in classe e il professore è già entrato e ci fa cenno di sederci.
Osservo Alex per tutto il tempo,osservo la sua posizione raggomitolata sulla sedia di fianco alla mia,osservo la sua calligrafia perfetta sul foglio immacolato e il modo in cui si morde il labbro davanti a qualcosa che non gli è chiaro.Durante la ricreazione finiamo il giro della scuola e sembra piuttosto soddisfatto.
-Ti piace la scuola?-chiedo dopo avergli mostrato l'ultimo laboratorio
-Si non è niente male-risponde guardandosi intorno mentre camminiamo per tornare in classe
-Dove vivevi prima?-chiedo
-In realtà ho sempre vissuto qua,avevo una casa qua vicino e ora ci siamo trasferiti in centro e la vecchia scuola era davvero troppo lontana-mi spiega
-Ah...ok-dico poco convinta
Il silenzio imbarazzante rimane sospeso per qualche secondo.
-Mi piace la scuola è bella e poi non credevo di trovare una ragazza come te,se lo avessi saputo sarei venuto prima-sussurra a labbra strette specialmente le ultime parole
Io sbianco e in un secondo mi rendo conto della strage imminente,del disastro che non sono riuscita a evitare.
Non posso permettermi di innamorarmi di lui,non posso farlo.
Ma se anche lui si innamora di me sarà la fine.

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora