Diciotto

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Apro gli occhi.
E questi diciotto anni mi piombano addosso,auguri Sophie.
Mi metto seduta schiacciando la schiena al letto,mi sposto una ciocca di capelli dal volto e respiro.
Diciotto anni di vita,di gioia,dolore,risate,disperazione.Come diamine ho fatto ad arrivare fin qui?Come ho fatto a non crollare?
Mi alzo dal letto e con calma metodica mi vesto e mi sistemo i capelli.Non sto sorridendo eppure sento una felicità che mi riempie i polmoni e le ossa,sento che qualsiasi cosa possa accadere adesso potrei superarla per questa mia felicità.
Non sorrido ma non credo di essere mai stata tanto felice e serena in vita mia,sento di avercela fatta e me ne rendo conto solo ora.Mi guardo allo specchio e scruto le ferite della mia anima finalmente rimarginate e vedo ogni cicatrice riflessa nel mio sguardo,nella mia espressione,nelle pieghe dei miei vestiti,nella mia postura.Non bruciano più ed è un immenso sollievo.
In cucina Marcus ha appeso dei festoni colorati e appena volto l'angolo del corridoio mi piomba addosso e mi abbraccia.
Gli stringo le braccia al collo e lui mi solleva facendo un giro su se stesso,affondo il viso nelle sue spalle sentendo che tutti e tre i miei genitori sono qui adesso.
Sento la loro voce,giuro di averla sentita mentre con quel tono stridulo mi fanno gli auguri.
Vorrei che non fosse una semplice illusione.
La cucina è piena di palloncini e a tavola nel mio posto c'è un foglio.Sento già le lacrime varcare gli occhi.
Guardo Marcus e mi siedo dove scritta con cura su un cartoncino avorio pallido c'è una lettera.
Cara Sophie,
l'anno scorso quando avevi compiuto diciassette anni ti avevo sentito sai mentre piangevi tutta la notte.E mi chiedevo come potesse un padre ascoltare la figlia affogata dalle lacrime e non fare nulla.Vorrei chiederti perdono per non aver fatto il mio dovere quando avrei dovuto,per aver lasciato che il tuo cuore si spezzasse nel silenzio di quella stanza buia.Quando quest'anno ti sei addormentata in camera ho iniziato a scrivere questa lettera con il terrore di risentire quei singhiozzi e di deluderti di nuovo.Ma non è successo,quando sono venuto a vedere se stessi dormendo ti ho trovato immersa nel sonno con il viso sorridente.E ogni paura si è dissolta,in quel sorriso così indifeso e puro ho visto una donna.Una guerriera.Ho visto mia figlia che stava per varcare definitivamente la soglia dell'età adulta seppur da tempo avesse a che fare con cose molto più grandi di lei .Ho capito che io non ho fatto nulla in questo anno che abbiamo vissuto assieme,tu al contrario mi hai salvato.Mi hai insegnato l'amore e la forza che da tempo avevo perduto,e per tutte quelle volte che ti ho ascoltato notti intere piangere senza trovare le parole e i gesti per consolarti ti chiedo perdono.
Oggi che compi diciotto anni cominci un nuovo capitolo di qualcosa di meraviglioso e di cui io farò in modo di far parte,non voglio più perdermi nulla di mia figlia.Oggi che compi diciotto anni puoi dire di essere stata forte e io posso dire di aver imparato in un anno da te più di quando non abbia fatto in una vita.Oggi lo ricorderai per sempre.
Con affetto,papà Marcus
Sento le mani bagnate,cos'hanno le mie mani?
Osservo le dita e vedo delle piccole gocce che vi scorrono sopra,lacrime.
Veloce porto la mano al viso e sento le lacrime catapultarsi giù per le mie guance e lasciarmi il sapore salato sulle labbra.
Abbraccio Marcus senza nemmeno riuscire a respirare.
Lui mi stringe e mi accarezza i capelli.
-Tu-tu-tu-balbetto-tu devi smetterla di guardarmi men-mentre dormo o-ok?-
Marcus in tutta risposta accenna una risata soffocata.
Dopo questo momento strappa lacrime fuggo a scuola maledicendo il mio ritardo costante e chiedendomi come sia possibile che perfino il giorno del mio compleanno io sia condannata a correre a perdi fiato.
Quando arrivo davanti a scuola manca ancora qualche minuto al suono della campanella ma il cortile è già pieno di studenti che ricoprono l'aria di un indistinto brusìo.
I miei occhi cercano Will senza che nessuno lo ordini.Non c'è,non lo vedo.Will.
Rimango diversi secondi a squadrare la folla senza risultato.
Finché qualcuno mi prende il braccio e mi tira a se.
Sento all'istante il sangue nelle vene che si raffredda al contatto con gli occhi marroni di Will.
Si avvicina con quel suo fare tremendamente dolce e mi sussurra all'orecchio
-Buon compleanno Sophie-alza il viso mi fissa per qualche secondo e poggia le sue labbra sulle mie.
Nello stesso istante la campanella irrompe nei nostri pensieri e la massa di studenti comincia a salire le scale.
Io e Will ci stacchiamo e mano nella mano entriamo a scuola.Nessuno dei miei compagni manca di farmi gli auguri e i più aperti si concedono un veloce abbraccio.Tutti tranne Alex.
Cosa dovrei aspettarmi?Che dopo tutto quello che ho fatto riesca anche solo a parlarmi?
Guardandolo con la coda dell'occhio mi siedo al mio posto di fianco a Will.Le lezioni si susseguono l'un l'altra velocemente mentre svolgo distrattamente gli esercizi che so già fare perfettamente e penso a cosa mi avrebbero detto mia madre e mio padre.
Più ci penso più non ne ho idea.
Mentre i pensieri mi offuscano la testa sento Will che mi prende la mano e mi alzo il mento con l'indice
-Ei,non pensi di andare?non hai sentito la campanella?-
Mi parla e sorride come si fa con i bambini.Con fare indispettito mi alzo trascinandolo con me.
-Come ti senti?-mi chiede Will mentre mi accompagna a casa
-Felice-rispondo-felice e basta-
Un enorme sorriso troneggia sul mio volto,essere sincera dicendo quelle parole per me è la cosa più bella che potesse accadermi.
Quelle parole hanno un potere che mi scalda le vene dove da tempo scorreva sangue freddo e inanimato.
Il dolore ha un senso.Il dolore che ho provato,tutta la distruzione che mi ha pervaso,le lacrime che mi hanno soffocato non hanno più importanza ora.
È stupendo rimettersi in pace con il proprio destino.

La ragazza che amava la pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora