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Nei mesi successivi non ho fatto altro che pensare a lui. Pensavo a tante cose, se sarebbe tornato, se l'avrei mai rivisto, cosa sarebbe successo dopo. Io ero come convinta che sarebbe ritornato.

Passa l'inverno. Mi ero già diplomata l'anno prima e avevo quindi deciso di prendere un anno di pausa per poter prendere la patente e decidere l'università con calma.

Ho frequentato l'ITIS in una città a 1 ora di pullman da casa mia e mi sono specializzata in informatica. Adoro lavorare con la tecnologia.

Stavo cercando un lavoretto che avesse a che fare con quello che ho studiato per 5 anni e a gennaio del 2016 mi hanno assunta in un negozio di riparazioni computer. Mi piace questo lavoro, anche se avrei voluto puntare un po' più in alto. Mi hanno insegnato a programmare i videogiochi e sogno ancora di poterlo fare come lavoro un giorno.

Volevo anche cercarmi un appartamento non troppo grande da affittare per poter essere più comoda con il lavoro, ma poi ho deciso di lasciare stare ancora per un po'.

Mi mancava Lorenzo ma non potevo farci nulla. Non l'avevo più rivisto se non in video. Forse mi ero illusa.

Quell'estate ho deciso di aiutare in albergo con le prenotazioni e le registrazioni degli ospiti. Da quando avevo 12 anni al computer facevo sempre tutto io e ormai avevo imparato a memoria come registrare le persone. Verso maggio venivano sempre gruppi di 50 ragazzi in gita a dormire lì. Mia madre mi dettava nome, cognome, data di nascita e altre informazioni ed io scrivevo velocissima. Stavamo ore lì sedute ma non mi stancavo mai.

A giugno ho preso finalmente la patente, così avrei potuto spostarmi tranquillamente da un posto all'altro senza chiedere sempre ai miei genitori. Quando non sapevo cosa fare afferravo le chiavi e mi facevo un giro con la musica della radio a tutto volume.

Era luglio, quando, andando in hotel ho sentito per radio una voce familiare: Lorenzo. Era su radio sound, che si registra in un paese vicino al mio. In realtà non ci ho fatto subito caso.

Quando me ne sono resa conto mi è subito venuto in mente un pensiero: "E se venisse da noi a dormire?"
Ho provato a convincermi che fosse un'idea folle e mi sono diretta verso l'albergo senza pensarci troppo. Mi sono seduta alla scrivania per controllare le mail. Nulla di nuovo.

Ho salutato mia madre e le ho dato un bacio sulla guancia, rubando un biscotto dal tavolo delle colazioni.

Alle 10.30 come solito l'ho aiutata a sparecchiare la tavola e a mettere tovaglie, posate, tovaglioli e bicchieri per il pranzo. Non c'era molto a fare, così sono andata un po' in spiaggia, nel bagno in cui lavora mio zio Luciano.

Appena arrivata l'ho salutato, mi sono fatta dare un lettino in riva dove è più ventilato e mi sono tuffata in acqua. Ho sempre amato nuotare.

Ho pranzato lì con un panino che mia madre mi aveva preparato poco prima e verso le 18.00 sono tornata a casa, mi sono fatta una doccia veloce e mi sono fiondata a 'lavorare' in hotel. Appena arrivata mia madre mi ha detto: "Ci sono 10 persone da registrare, mi aiuti?". Senza aprir bocca mi sono seduta, ho aperto internet e mentre lei mi dettava io scrivevo. Arriviamo al decimo ospite e mi dice: "Ospite singolo: cognome Ostuni, Nome..." a quel cognome sono rimasta a bocca aperta. 'Magari è un altro Ostuni...' ho pensato. Mia madre intanto andava avanti: "Nome Lorenzo, Data di nascita 07/04/95, arrivo 17 luglio 2016, ritorno 27 luglio 2016."

Cosa? Lorenzo qui per 10 giorni? Da solo? Non può essere! Ed era anche già arrivato visto che avevo tra le mani la sua carta d'identità! Ho guardato nell'elenco delle camere per vedere in quale fosse segnato il suo nome.

Camera 118 secondo piano

Leggo. La chiave della camera 118 non c'era, ciò significava solo una cosa: Lorenzo era in camera, due piani sopra di me, che forse sistemava le sue valigie o si faceva una doccia. Mi sono diretta per le scale verso il secondo piano. La porta della camera 118 era chiusa e da sotto di essa si intravedeva la luce accesa della camera da letto e delle ombre di tanto in tanto passare da una parte all'altra della stanza.

Ho sentito una chiave girarsi dentro una serratura. Di fretta mi sono tolta le scarpe per non fare rumore e sono corsa velocissima giù per le scale. Me le sono rinesse con calma e mi sono riseduta alla scrivania, aspettando che qualcuno scendesse. Non sono passati nemmeno 30 secondi che ho sentito l'ascensore aprirsi...

Spazio autrice
Spero come al solito che il capitolo vi sia piaciuto e se non lo avete ancora fatto aggiungete la storia alla vostra biblioteca in modo che vi arrivi la notifica ogni volta che posto un capitolo nuovo.

Asia

[IN REVISIONE] Una Vita In 10 Giorni ||FF Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora