Capitolo 5

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Incuriosita mi fermo a un metro di distanza da lui quando lo vedo posare lo sguardo su di me e sorridere.
Rimango senza fiato, ma non mi scompongo.
Qualsiasi cosa stia provando adesso mi è nuova, estranea, ma è anche piacevole.
"Come stai, Alis?"
"Ehm...bene e tu?" quella banale, banalissima domanda mi ha spiazzata leggermente.
"Bene. Volevo scusarmi per essere stato maleducato ieri sera, ma c'era molta tensione e un senso di estraneità nella stanza"
"Nessun problema, non c'è bisogno che ti scusi se non hai commesso niente"
"Hai ragione" sorride e, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi si siede alla mia scrivania.
"Che stavi facendo?" domanda sfiorando con le dita i fogli scomposti sul ripiano.
"Niente di che... tu? Che ci fai qui?" cerco di sorridere e mi metto a gambe incrociate sul letto.
Lui mi rivolge tutta l'attenzione che il suo ego gli permette.
"Beh...mi piacerebbe conoscerti, Alice.
Magari passare un po' di tempo con te anche se, ti avverto, che è una pessima idea"
"Va bene" concordo ancora una volta spiazzata dalle sue parole.
"Sei mattiniera"
"Anche tu" mi avvicino cauta alla scrivania e lui mi fa sedere sulle sue gambe sorprendendomi.
"Non essere timida" sorride "non sono un...un demone o qualsiasi cosa tormenti i tuoi sogni"
"Sembra tutto così surreale" sussurro pur essendo consapevole che nessuno puó sentirci.
"Sai..." sospira "ti apettavo"
Lo guardo confusa.
"Capirai. Ricordati solo queste parole" ridacchia e si sporge per curiosare nella mia libreria.
"Che corsi frequenti?" domando, vorrei incontrarlo anche lunedì e tutti gli altri giorni a lezione.
"I tuoi" sorride soddisfatto "amo l'arte, in qualsiasi forma sia e, devo ammettere che l'angelo che hai disegnato lunedì a lezione mi ha sorpreso"
"Grazie" mormoro e distolgo lo sguardo dal suo.
"Da dove vieni?" si alza per poi affacciarsi alla finestra; io invece mi siedo sulla sedia.
"Da un paesino disperso del Nord America...peró ho origini italiane" sospiro "te?"
"Come mai sei qua? E la tua famiglia?" m' interrompe interessato deviando la mia domanda sulla sua provenienza.
"Sono scappata e mia madre lo sa. Lei era..." mi si incrina la voce "...una troia, ha lasciato mio padre per il suo 'lavoro' e poi non gliene importava niente di me. Non ho una famiglia" il mio tono è tornato vagamente freddo e distaccato.
"Interessante" torna a guardarmi negli occhi e stranamente mi sento tranquilla, in pace col mondo.
"Voglio conoscerti, davvero Alis" sorride ed esce da camera mia.
È stato strano...molto strano, ma ne è valsa la pena.
C'è qualcuno che s'interessa a me una volta ogni tanto.
Devo ammettere che mi hanno fatto piacere le sue scuse, anche se non me le apsettavo, e che è stato stranamente gentile rispetto alla sera precedente.

Dopo essermi preparata il lunedì mattina vado a lezione da sola, sperando di non perdermi e, quando raggiungo la classe, lo trovo seduto accanto al banco in cui mi è solito sedermi.
Sorrido e mi faccio avanti.

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