Capitolo 19

247 84 8
                                    

"Alis" mormora e si avvicina al mio letto.
Lisa e Jacob non gli prestano molta attenzione, ma quel tanto che basta a rassicurare Edward e a convincerlo ad avvicinarsi senza alcun timore.
S' inginocchia davanti a me, per mettere il suo viso all' altezza del mio e per sfiorarmi la fronte con le sue labbra, fredde a contatto con la mia pelle.
"Come stai?" sospira affranto.
"Bene..." sussurro e cerco di mettermi a sedere.
"No...stai sdraiata e riposati, hai una pessima cera"
"Fa niente" mi metto a sedere e subito me ne pento: il mal di testa aumenta.
Edward si siede sul letto, accanto a me, e mi fa appoggiare al suo corpo.
Non so cosa fare, come comportarmi, con lui e con me stessa.
"Scusa, scusami non dovevo reagire così" è distrutto e la sua voce è triste e delusa.
"È tutto okay" gli prendo la mano e la stringo nella mia "ne parleremo quando staró meglio".

La febbre e il mal di testa durante il pomeriggio si alleggeriscono e verso sera svaniscono completamente.
Meno male, temevo di dover trascorrere il Natale chiusa in camera a fare il morto vivente.
Avevo avvisato la mamma di Rose che stavo male e lei mi aveva detto che potevo stare a casa a riposare fino a quando le lezioni non saranno ricominciate, anche perchè durante la chiamata ha ammesso che mi vede abbastanza stressata.
Edward se n'è andato, quando gli avevo chiesto se potevamo discutere sulla sua reazione e su quanto sono stata stupida, è uscito dalla camera prima che potessi finire la domanda.
Quando accendo il computer controllo le e-mail, sono parecchie, ma una in particolare attira la mia attenzione.
La leggo attentamente e per poco non scoppio a piangere.
È una lettera di mio padre, che spiega come mi ha rintracciata e che vorrebbe vedermi.
È scritta in americano, ma ci sono parecchi errori che solo un italiano potrebbe commettere; alcuni mi fanno ridere, altri mi fanno dubitare che mio padre abbia conquistato mia madre parlando così.
Poi, riflettendoci su, inizio a credere che Lidya non era innamorata di lui, ma lo usava solo come un giocattolo; era una bambina, aveva lo sguardo rapito dal giocattolo nuovo, ma poi, più giorni trascorrevano, si accorgeva che era diventato noioso e vecchio.
Quindi lo abbandonó portandogli via l' unica cosa cara che aveva.
Quasta è la versione dei fatti più credibile e a cui mi attengo, anche se qualcosa mi è sempre sfuggito.
Stringo il telefono, per far si che non mi scivoli dalle mani, mentre compongo il numero digitato in fondo all' e-mail.
Dopo due squilli, una voce calda e profonda mi risponde in modo autoritario.
"Pronto?"
"Papà?" mi scende qualche lacrima, peró cerco di trattenermi da un pianto incontrollabile.
"Alice? Sei davvero tu?"
"Si papà, ho ricevuto ora la tua e-mail"
"Scusami, non mi ricordo molto bene l' americano e quindi le parole risulteranno confuse"
"Nessun problema" sorrido fra me "voglio vederti, parlarti e raccontarti tutto."
"Anche io. Non speravo in una tua risposta, peró ci terrei a passare il Natale con te e sapere come va la tua vita"
"Si, ma per il viaggio? Come faccio a venire in Italia, siamo troppo lontani..." domando un po' affranta per colpa dell' oceano che ci separa.
La matematica mi è sempre piaciuta, peró quando si tratta di numeri molto grandi, come la distanza, vado nel panico.
"Ho due biglietti andata e ritorno che mi hanno regalato ma non ho usato, posso spedirteli e potrai venire con Lidya" gli si incrina la voce nel pronunciare quel nome.
"Oh...non vivo più con lei" sospiro, perchè capisco che è deluso da me mentre mi ascolta attentamente spiegare la situazione.
"Puoi portare qualcuno, peró ti prego, vieni" mi scongiura e quando pronuncia la parola 'qualcuno' i miei pensieri si riferiscono direttamente al viso angelico di Edward.
Non verrà mai con me.
Mentre mi spiega tutto, appunto qualche promemoria e, quando riattacco dopo un' ora, mi sento colmata di gioia.
Sento la mia anima in pace con il mondo, come se avesse stretto un patto con i demoni per far si che la lascino stare.
I biglietti arriveranno prima di domani sera e, se tutto andrà come programmato, partiró la mattina della vigiglia.
Mentre mi sdraio sotto le coperte, prendo il telefono per ascoltare un po' di musica e organizzo i pensieri.
Domani andró a fare shopping per prendere qualche regalo e, magari, faró un salto a casa di Edward per parlargli; poi il giorno dopo penseró alla valigia.
Mando un messaggio a Lizzy per avviare una conversazione e per avvisarla che non saró alla confraternita durante le vacanze.

***

***

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

***

Appoggio il cellulare, in carica, sul comodino e mi addormento con i suoi occhi verdi fissi in ogni mio pensiero.

Hey My AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora