Era un giorno di metà maggio, Luke passeggiava per la strada con le cuffie nelle orecchie. Si stava dirigendo nel garage di Calum, con i soliti pensieri per la testa. Se non recuperava i voti di scuola era
fottuto, pensava. Se sua madre avesse scoperto che era ancora in giro a suonare invece di studiare, poteva scordarsi di uscire per il prossimo mese. Immerso nella sua mente, trasportato dalla musica, non si accorse subito che un ragazzo, solo, si stava guardando in giro con fare un po' imbarazzato, proprio davanti a casa di Calum. Così, quando alzò gli occhi, rimase un po' sorpreso. Vide soltanto un sorriso e due occhi che gli fecero battere il cuore."Ciao...hai...bisogno di qualcosa?"
Era qualcosa di assolutamente imprevedibile, e coinvolgente. "Ma che mi prende?!" si domandò. I capelli del ragazzo brillavano al sole, riflettendolo e confondendosi in mille sfumature. I suoi occhi verdi, più verdi del prato che Luke calpestava così nervosamene, lo guardavano incuriositi.
"Ciao..sono Ashton, sarei qui per provare con..."
"Oh ma sì, sì certo, io sono Luke, canto e suono la chitarra nella band, seguimi!"
E, incominciando a incamminarsi, la sua testa si riempiva di domande: credette per un attimo di essersi ammalato, mentre le mani cominciavano a sudare; pensò che probabilmente sua madre avesse ragione a ricordargli ogni volta di indossare quella maledetta giacca prima di uscire, quella che lui alla fine non metteva mai. Arrivò a credere perfino di avere un calo di zuccheri, finché non gli tornò in mente di aver bevuto una Red Bull neanche un'ora prima. Avrebbe voluto dire qualcosa di sensato, qualcosa di bello, ma non gli usciva parola. Ormai, la mente era in tilt. "La prossima volta credo proprio che prenderò la giacca" fu l'unico pensiero concreto.
Arrivati all'interno, i ragazzi si presentarono e iniziarono subito a suonare qualcosa. Calum e Michael si accorsero subito che qualcosa non andava, ma all'inizio non ci diedero peso. Intanto, il batterista si dimostrò davvero bravo. "É proprio quello che stiamo cercando" era il pensiero di tutti. Di tutti tranne che di Luke: non aveva ancora spiccicato parola, per quanto volesse non riusciva a dare il meglio di sé e si sentiva ancora troppo strano. Era la vicinanza di Ashton, l'aveva capito, era palese. Il nuovo arrivato scherzava, rideva, si sentiva a proprio agio con i ragazzi, erano proprio in sintonia. Arrivò sera, ed Ashton lasciò la casa dando appuntamento per l'indomani.
Appena si chiuse la porta dietro le spalle, però, scattò l'interrogatorio."Si può sapere che hai!?" Sbottò Michael.
"É tutto il pomeriggio che non dici una parola!" Aggiunse Calum.
"Ragazzi non mi sento bene..credo di avere la febbre io...penso che andrò a casa"
Luke cercò di varcare la soglia, e ci riuscì nonostante i suoi compagni di band, e di scuola, cercassero di trattenerlo. Il mattino dopo, a scuola, l'avrebbero ucciso. Sospirò.
Mentre camminava a passo svelto, sicuro di trovarsi ormai lontano da ogni pericolo, scoprí di non aver valutato un importante fattore. Ashton si trovava a pochi passi da lui, e se non se ne fosse accorto ci sarebbe anche finito addosso."Hey Luke!"
Merda.
"Spero, ecco, di esservi piaciuto oggi. Mi piace un sacco la musica che fate e..spero che da oggi in poi diventeremo anche grandi amici!"
Luke era in uno stato terribile. Non sapeva cosa rispondere, si sentiva uno stupido. Sentiva i capogiri, le gambe molli, era malato, maledetta giacca. Era malato sul serio, sì, ma per quel ragazzo dai capelli color del sole. Si stava ammalando di qualcosa di ben più grave di un colpo di freddo. Beh, sua madre forse avrebbe potuto avvertirlo anche sul resto delle malattie. Avrebbe potuto dirgli qualcosa tipo "Lukey, tesoro, attento ai batteristi di nome Ashton, soprattutto a quelli che quando sorridono ti sembra di diventare di gelatina, soprattutto a quelli che ti dicono "ciao" con quella voce acuta, ma così calda allo stesso tempo, ma attento soprattutto a quelli che..."
Fu costretto a fermarsi. Sembrava uno scemo."Ma certo, non vedo l'ora di conoscerti meglio e di provare ancora insieme..sei molto bravo"
Ed era vero, Luke lo pensava sul serio, e non c'entrava neppure con il fatto che non capisse più niente da quando l'aveva visto solo poche ore prima, Ashton era uno dei migliori batteristi che avesse mai sentito dal vivo. Erano rimasti tutti impressionati dalla sua bravura, e forse avrebbe dovuto dirglierlo. Gliel'avrebbe detto e magari avrebbe visto ancora le sue labbra distendersi in un largo sorriso, le fossette comparire e, se fosse stato fortunato, anche le guance arrossarsi un po'. Probabilmente sarebbe svenuto, pensava.
"Grazie! Allora..ci vediamo domani, Luke. Probabilmente ci vedremo fuori dalla vostra scuola, mi farò trovare lì! Spero solo di non perdermi..."
Luke lo salutò e riprese ad incamminarsi. "Dio" pensò. "Sono finito in punizione un'infinità di volte, a scuola, per la mia parlantina, e adesso" continuò, "adesso che davvero sarebbe il caso che io parli, le parole mi si bloccano in gola" così innervosito, arrivò a casa. Voleva solo che arrivasse domani: non si sarebbe lasciato coinvolgere, sarebbe stato il Luke di sempre, e tutto sarebbe tornato normale. "Perchè tutto questo non è affatto normale" e si addormentò con questo pensiero.
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Chasing Hearts
Fanfiction"Luke, insieme ai suoi due compagni di band, Calum e Michael, non ci aveva ancora fatto l'abitudine. Erano ormai quasi due mesi che ricevevano un sacco di visualizzazioni sui loro video postati su youtube, la loro popolarità cresceva e i loro sogni...