Capitolo 18

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Dedico soltanto questo capitolo a una persona che é stata un punto fermo nella mia vita per un sacco di anni. A quella persona per merito -o per colpa- della quale sono cambiata e sono cresciuta. Quella persona che non leggerá mai queste righe.
Quella persona che tutti incontrano prima o poi nella propria vita, e che spesso non é destinata a rimanerci, anzi, alcune volte é soltanto di passaggio; ma ció che lascia dentro di te, ció che ti provoca facendoti rivalutare tutto, persino te stessa...merita almeno un capitolo di questa storia. E dev'essere per forza questo.

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(Se volete iniziare ad ascoltarla, la canzone che comparirá tra poco è Miss You di Ed Sheeran - mio cantante preferito e guru spirituale)

Luke alzò lo sguardo.

"Non pensavo fossi qui fuori" disse, sorpreso.

"Non saresti uscito se l'avessi saputo, vero?" Ashton, invece, aveva un tono più rassegnato.

"Ti stai facendo del male" gli disse, ad un tratto.

"A fare cosa? A cercare di parlarti dopo mesi?"

Luke scosse la testa, indeciso se rispondere o meno.

"Ad andare con una ragazza diversa ogni sera" disse poi, esitando.

"E cosa mi farebbe stare bene, invece?"

Ashton conosceva benissimo la risposta a quella domanda, ed era lì di fianco a lui; e ci stava parlando, finalmente, dopo mesi. Sapeva, però, che ciò che avrebbe detto non sarebbe stato quello che avrebbe voluto sentire. Luke esitò qualche secondo, così Ashton gli fece un'altra domanda.

"Sai perché lo faccio, almeno?" E lo guardò, cercando il suo sguardo con gli occhi, che però era fisso su un punto lontano.
Luke non si girò.

"Non credo mi interessi" rispose a bassa voce.

"Dovrebbe, invece"

Ashton non ci stava provando neppure più: nonostante stessero parlando normalmente, nonostante avrebbe potuto cercare di modellare il discorso per ottenere ciò che cercava da mesi, non tentò. Era stanco; ma Luke si girò, e dopo un tempo che parve loro infinito, si guardarono negli occhi. E si lessero. Videro la sofferenza di mesi trovar pace in quel contatto, come una nave che attracca in porto dopo mesi di lontananza in mare; videro ciò che avevano dovuto passare, le notti insonni e i pianti nascosti, riflessi negli occhi dell'altro.

Ed Ashton si mise a cantare, con un filo di voce, senza distogliere lo sguardo da lui.

"I don't know when I lost my mind, maybe when I made you mine"

E il cuore di Luke, che cercava di curarsi, di asciugare le ferite, riprese a sanguinare, caldo, trascinando con sé tutto il corpo.

"I miss you, more than I let on.."

La voce di Ashton era un sussurro che riempiva il cuore e l'anima, un suono così debole capace di sconvolgere Luke dall'interno.

"I'll let go as soon as you do, see I know we're not through"

E si fermò, guardandolo ancora a fondo, frantumando lo scudo che si portava dietro da settimane, e che aveva costruito con così tanta forza; e Luke non ce la fece più, sentendo la vista annebbiarsi completamente e gli occhi diventare lucidi.

"Ashton io...scusami..."

E iniziò ad avvicinarsi a lui, come in una supplica, come se fosse l'unico appiglio che potesse salvarlo da quei mesi di buio; come se tutto quello che si era ripromesso non contasse più nulla, dato che dalla felicità che tanto gli mancava, c'erano soltanto pochi passi.

Ad un tratto, tra il suono ovattato delle macchine lontane e quello dei loro respiri, un rumore di porta che prima scricchiola e poi si apre.

Luke che si volta dalla porta opposta, cercando di nascondere il viso.

Ashton che impreca piano, a bassa voce, per non farsi sentire.

"Scusate, ho interrotto qualcosa?" Chiede Calum, uscendo fuori.

"Io..vado via un attimo, ho lasciato...una cosa a casa" e detto questo, Luke andò via, senza dire nient'altro, senza voltarsi; con gli occhi ancora umidi. Sapeva che non si sarebbero asciugati finché non fosse passato il rimpianto per quello che stava facendo.

Ashton guardò Calum negli occhi, con rabbia.

"Si che hai interrotto qualcosa" gli disse, con voce ferma; "proprio quattro mesi fa."

E detto questo tornò dentro, senza lasciargli il tempo di parlare, sbattendo violentemente la porta.
Calum rimase fuori, immobile; aveva capito cosa stava succedendo quando era uscito, eppure era rimasto sollevato quando aveva saputo, mesi prima, della loro rottura. Era meglio così, pensava, nonostante li vedesse a pezzi ogni giorno; perché Calum se n'era accorto più di tutti, era un osservatore; ma come tutte le rotture, era convinto che prima o poi sarebbe passata ad entrambi.
Si sedette sul bordo del muretto, a pensare. Pensava di proteggerli da qualcosa di sbagliato, ma si sentiva comunque in colpa. Soffrivano entrambi, soprattutto Luke; lo vedeva di notte, quando dormivano tutti insieme, alzarsi e uscire, da solo, per poi tornare dopo qualche minuto. "Forse è colpa mia" iniziò a pensare; "ma se è finita così male, non posso c'entrare soltanto io". Ed aveva ragione. Era finita perché Ashton era troppo impulsivo, e Luke ancora troppo immaturo per riuscire a gestire ciò che lo sconvolgeva da dentro: quel sentimento a cui non era pronto a dare tutto sé stesso; ma le cose stavano cambiando. Luke stava cambiando. E Calum non era più così sicuro che mettersi in mezzo fosse la cosa giusta.

Ashton era tornato dentro,rosso in viso, deciso ad andarsene il prima possibile. La notte l'avrebbe calmato, forse. Adesso aveva la certezza che Luke provava ancora qualcosa per lui, l'aveva visto nei suoi occhi; ma a cosa serviva questo, se tanto non dimostrava poi di voler stare davvero con lui? Non lo sopportava per niente, quando si comportava così da bambino. Non lottava minimamente per prendersi ciò che voleva.
Non è quello di cui ho bisogno" si ripeteva continuamente Ashton, mentre camminava verso casa, e poi sorrideva tra sé e sé, dandosi dello stupido.

"Ma chi voglio prendere in giro?"

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nda

....É cosí strano pensare che, a distanza di ben due anni, solo adesso, rileggendo questo capitolo, mi renda conto di quanto dentro tutto questo ci sia tu.

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