Capitolo 22

78 9 0
                                    

I ragazzi si allontanarono, prendendo qualcosa da bere e giungendo all'uscita.

Calum aprì la lattina di cola ghiacciata. "E ora che facciamo? Torniamo alla festa?"

Luke si fermò. "Io...resto qui. Non mi va di tornare in quel posto...e preferisco restare a fargli compagnia. Anche se dorme, non dev'essere bello passare il capodanno da soli"

Michael e Calum sorrisero.
"Fai come vuoi" rispose Michael; "Ci vediamo qui domani mattina"

E Luke tornò dentro, cercando di districarsi in quel labirinto di reparti, macchinari e di persone. Quando arrivò al pronto soccorso, però, di Ashton non c'era traccia.

"L'hanno già mandato in camera; Sali al terzo piano, 405"

E Luke, dopo qualche tentativo, riuscì ad arrivare a quella camera. Bussò un paio di volte, ma non ricevette risposta; così si decise ad entrare. Ashton era già a letto, con gli occhi chiusi.

"Ashton" lo chiamò, ma non rispose.
"Ashton, sono Luke, dormi già?" ma non rispose ancora.
Luke allora avvicinò una sedia di fianco al letto, e si sedette a guardarlo. "Dorme decisamente" pensò; e iniziò a parlargli, dicendo ciò che non era riuscito a dirgli fino a quel momento. Mancava poco per terminare la canzone, e ci teneva più di ogni altra cosa. Lo guardò ed esitò un attimo, prima di parlare.

"Mi manchi, Ashton; mi manchi davvero" Disse, triste. "Ho cercato di parlarti un sacco di volte..ma la verità è che non ne ho la forza. Ho paura. Lo sai, come sono fatto: mi faccio un sacco di problemi per nulla, sono patetico. Non ho mai smesso di pensarti neanche per un attimo; anche quando non ti facevi vedere, anche quando stavo male per te come non lo sono mai stato...l'unica cosa a cui pensavo era a quanto sarei voluto tornare in quel prato insieme a te; è passato un sacco di tempo, ti ricordi? Se ci penso, mi fa così male il cuore da far fatica a respirare. Non importa se andrà male, non importa cosa succederà...io voglio te. Voglio ritrovarmi con te sotto le coperte, un giorno, con i piedi freddi in pieno inverno e le braccia incredibilmente calde con l'afa d'agosto, e comunque la voglia di rimanere su quel letto per sempre. Voglio parlare con te, un sacco, anche quando sapremo tutto l'uno dell'altro, perché so che rimarrai comunque la persona con cui vorrò trascorrere tutto il mio tempo. Voglio svegliarmi con te alle cinque del mattino per vedere il sole nascere e andare al mare insieme la domenica, per stare sotto il sole a ridere e a schizzarsi con l'acqua, con l'unico fine di stare insieme. L'unica voglia di rimanere per sempre con te. Ho pensato a tutto questo. L'ho fatto in ogni singolo istante degli ultimi sei mesi. Ho pensato a come potremmo essere insieme, se ci provassimo davvero. Ho fantasticato su cosa potremmo diventare. Ti chiederei semplicemente di vivere questa cosa con me, Ashton. Di pensare a me la notte prima di andare a dormire, o magari di dormire semplicemente abbracciati. Ti chiederei di parlare, tanto. E di ridere ancora di più. Ti chiederei di baciarmi, di raccontarmi di te e di tenermi per mano per quanto tempo vuoi. Ti chiederei di scompigliarmi i capelli per poi rimetterli a posto. Ecco...un bel po' di mesi fa, su quel prato, mi hai detto di amarmi; io ci ho messo un po' a risponderti, lo ammetto; ma ti amo, Ashton. E spero davvero, con tutto me stesso, che non sia troppo tardi"

Detto questo, in quel silenzio piatto di quella camera d'ospedale, Luke guardò l'orologio. Mezzanotte era passata da pochi minuti, e sorrise.

"Buon anno, Ashton"

E si chinò sul suo viso, immobile, e lo baciò per un secondo soltanto; poi, appoggiò le braccia e la testa sul lato del letto, addormentandosi poco dopo; ed Ashton dovette fare appello a tutte le sue forze per non muoversi, per non lasciar spazio ad un profondo sorriso; perché c'è da dirlo, non stava dormendo affatto.

La mattina dopo, Ashton si svegliò; si guardò intorno, ma non vide Luke: era andato via prima; non voleva fargli sapere che era stato lì, evidentemente. "Tipico di lui" pensò. Ricordandosi cosa gli aveva detto la sera prima, si girò a pancia in giù stringendo il cuscino, socchiudendo gli occhi con un sorriso da ebete. Finalmente era riuscito a sentire ciò che aspettava, credeva invano, da mesi. "Il modo migliore per iniziare l'anno nuovo!" Pensò. Provò a passarsi la lingua sulle labbra per provare a sentire qualcosa di Luke, per cercare di ricordarsi quella sensazione che gli era mancata cosi tanto per mesi, ovvero le sue labbra sulle sue, ma qualcuno bussò alla porta; era un medico.

"Ragazzo, sei pronto per gli esami?"

Ashton annuì, e con una grossa fasciatura al braccio seguì il dottore.

"Potrei avere qualcosa di grave?" Gli chiese Ashton, timoroso.

"Non credo proprio, stai tranquillo" rispose l'altro, mentre il ragazzo attendeva i risultati delle lastre.
Quando li seppe, un po' a malincuore se l'aspettava: aveva la spalla destra lussata, che significava tre settimane, se non di più, senza poter suonare con la batteria. Tra una settimana sarebbe iniziato il tour da Londra, e lui cos'avrebbe fatto durante quel tempo? Avrebbe seguito i suoi amici per i primi concerti senza però fare nulla? La tristezza e la frustrazione per il non poter farci niente lo assalirono; così, in preda allosconforto, fece per tornarsene in camera. Trovò Michael, Calum e Luke fuori dalla porta della sua stanza, che lo aspettavano; non appena videro l'espressione sul suo volto, si preoccuparono.

"Che succede?!" Gli chiesero.

"Ho la spalla lussata"

"E quindi?"

"E quindi niente batteria"

"Come niente batteria?" Sbottò Calum;

"Se tutto va bene sarò a posto tra tre settimane" la sua voce era piatta.

"Ma tra una settimana inizia il tour!"

Ed Ashton li guardò con uno sguardo così afflitto che nessuno ebbe la forza per ribattere. Stettero con lui in ospedale tutto il giorno, anche se lui e Luke non si scambiarono quasi una parola. Ashton fu indeciso se parlargli o no, ma decise di non farlo: voleva sentire quelle stesse parole di nuovo e poter rispondere senza far finta di dover dormire. Era un limbo senza fine, dove entrambi soffrivano senza trovare però il coraggio di spezzare quella sorta d'incantesimo mal riuscito che li teneva separati; e Luke sapeva che era compito suo.

Chasing HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora