Capitolo 5

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Erano sdraiati sul prato, leggermente umido, che gli rinfrescava la schiena. Quando si sarebbero alzati, probabilmente l'erba avrebbe lasciato il suo segno sulle loro magliette stropicciate. Ma a chi importava?
Ad un tratto, così, dal nulla, ci fu il silenzio.
Luke vide Ashton sollevare la schiena da terra, e alzarsi. Per un attimo credette che stesse andando via, ma fu soltanto per un istante; il ragazzo si avvicinò ancora di più. Ad ogni centimetro, il cuore di Luke batteva più forte. Poi il batterista si fermò. Erano sdraiati molto più vicini ora, le braccia potevano sfiorarsi.

"Luke..."

"Si...?"

Luke aveva notato che la voce dell'amico era cambiata. Aveva qualcosa di diverso, ne aveva quasi timore. Ashton aveva lo sguardo fisso sul terreno, mentre con i pugni stringeva i fili d'erba che con molta probabilità si sarebbero strappati da lì a poco.

"Volevo solo dirti che...beh, ci conosciamo solo da una settimana, eppure mi sembra di conoscerti da molto più tempo...questo non mi era mai successo con nessuno. Spero che almeno in parte sia lo stesso anche per te, insomma, spero di non annoiarti perché ecco, mi piace molto passare del tempo con te.."

"A me invece piaci tu, Ashton. Mi piace il modo in cui sorridi e poi ti metti a ridere quando dico qualcosa di divertente, cosa che quando sono con te sembra che mi esca particolarmente bene. Mi piace quando mi aspetti all'angolo della strada e pare quasi che il mondo si fermi a guardarti insieme a me. Mi piace guardarti negli occhi quando parliamo, per provare a cogliere tutte le sfumature di verde che racchiudono. Mi piace quando mi parli di te, quando inizi a gesticolare un po' e poi ti mordi il labbro inferiore, cercando di ricordarti ogni particolare dei tuoi racconti. Mi piace quando camminiamo vicini, le nostre braccia si sfiorano, e sento quel punto del corpo scaldarsi. Anche il mio cuore si scalda, sai? E anche io ci tengo a dirti soprattutto una cosa, Ashton, ed è una domanda: è mai possibile che, conoscendoti da una sola settimana, già dal primo incontro io non riesca a smettere di pensare a te? È possibile che ogni volta che ci salutiamo, è come se mi sembrasse di lasciare come un posto segreto, solo nostro, dove posso essere veramente me stesso, dove sto bene davvero, per tornare alla vita reale?" Luke avrebbe voluto avere con tutta l'anima il coraggio necessario per riuscire a confessargli almeno un quarto di questi pensieri, ma aveva paura: si mostrava sempre così sicuro di sé, con sè stesso e gli altri, ma quando era con Ashton, soltanto con lui,  questa maschera svaniva, e rimaneva soltanto il ragazzo timido e un po' insicuro che teneva ben nascosto dentro di sé.

"Penso le stesse cose! Grazie per questi pomeriggi insieme, sono speciali per me"

A quel punto, Ashton sollevò lentamente lo sguardo da terra, girando piano il volto per incontrare gli occhi di Luke. E sorrideva. Sorrideva con gli occhi, brillanti, e con le labbra dischiuse in una curva smagliante. Le guance colorate di un rosso tenue e i capelli scompigliati per il tempo passato sdraiato sull'erba. E Luke, intanto, cercava di scavare nella sua mente invano, per provare a ricordarsi se avesse mai visto qualcosa di più luminoso, qualcosa di più bello.
Si guardarono così, per qualche secondo, con gli sguardi e i cuori incredibilmente vicini.

"Devo andare" sussurra Ashton.

"Va bene. A domani allora, stesso posto? E ricordati, c'è la festa di Michael la sera..."

"Non preoccuparti, non me ne dimenticherò di certo! A domani"

E così Luke tornava a casa, con il cuore leggero come una piuma. Gli pareva quasi di camminare fluttuando nell'aria, in quella sera calda di una giornata di fine primavera australiana.

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