Capitolo 7

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In quel momento, in cucina, c'era chi si stava dando da fare. La ragazza si era avvicinata pericolosamente a Luke, appoggiato al bancone. Aveva preso a sbottonargli la camicia, finché Luke, rendendosi conto di ciò che sarebbe successo molto probabilmente da lì a poco,  si alzò, lasciò lì la ragazza da sola e uscì dalla cucina. Pensava di essere uno stupido; non sapeva neanche quello che voleva. Aveva l'alcool ancora in circolo, non ci capiva nulla, e l'unica persona che avrebbe voluto davvero vedere non c'era. Aveva appena evitato una ragazza davvero carina, e per cosa? Pensò ad Ashton. A lui i ragazzi non piacevano e non erano mai piaciuti. Il solo pensiero di lui e Calum ad esempio, o di lui e qualsiasi altro, gli davano il voltastomaco; o forse era anche un po' colpa dell'alcool, che iniziava a procurargli una certa nausea. Evidentemente non era il momento adatto per lanciarsi in pensieri di quel tipo. Si guardò intorno ed ebbe un tuffo al cuore. Era là, in soggiorno, che parlava con Calum; gli si avvicinò, ancora barcollando.
Era bellissimo.
Avrebbe voluto accarezzargli i capelli; di sicuro erano morbidi. Avrebbe voluto avvicinarsi tanto da sentire il suo profumo; chissà se lo metteva, per andare alle feste. Avrebbe voluto prendergli le mani e chiedergli, "balliamo?" ma senza malizia, senza secondi fini; solo loro due, un corpo premuto dolcemente contro l'altro, e la musica.
Calum lo vide per primo.

"Luke! Già di ritorno? Cos'hai combinato? Raccontaci tutto!"

Il ragazzo guardó prima Calum, poi fece scivolare lo sguardo su Ashton, che non aveva ancora detto una parola.

"Non ho combinato proprio niente" disse.

"Come no? Non ha voluto? Mi dispiace"

"Sono io, che non ho voluto." Rispose piccato.

Continuava a guardare Ashton negli occhi, che ricambiava lo sguardo restando in silenzio. Ad un tratto, il batterista ruppe quel limbo.

"Scusaci" disse, rivolgendosi a Calum e afferrando Luke per un polso. Passò dal bar, trascinandoselo dietro: restava a malapena in piedi. Ashton afferrò un bicchiere colmo di qualche miscela colorata, una di quelle che ti incendiano la gola per quanto sono forti. Sembrava benzina. La bevette tutta in un sorso, quasi senza alcuno sforzo apparente, sbattendo poi rumorosamente il bicchiere vuoto sul tavolo. Lo portò appena fuori dalla porta sul retro, che richiuse alle sue spalle. L'altro non aveva opposto resistenza, si era lasciato guidare in silenzio. La luna era alta in cielo, e un venticello gelido soffiava in quella notte piena di stelle.
Lo guardò bene negli occhi, il ragazzo con la camicia in gran parte sbottonata, barcollante e con i capelli tutti scompigliati; in un attimo lo spinse al muro, posando gli avambracci ai lati della sua testa. Ormai l'alcool iniziava a fare effetto anche su di lui, non sentiva alcun freno.
Luke non riusciva a muoversi; era in trance. Non ci provava nemmeno, a pensare o a parlare; avrebbe detto qualcosa di stupido, avrebbe rovinato qualcosa che ancora non sapeva bene cosa fosse, ma che gli piaceva. Forse, non gli era mai piaciuto qualcosa così tanto in tutta la sua vita. O qualcuno. Per una volta decise semplicemente di restare lì, contro il muro, e lasciarsi trasportare da ciò che sarebbe successo. Era con Ashton, non erano mai stati così vicini, e il cuore gli batteva all'impazzata.

Ashton tirò un lungo sospiro, rimanendo nella stessa posizione; poi, lentamente, avvicinò le labbra all'orecchio sinistro di Luke; quest'ultimo poteva sentire il respiro dell'altro sfiorargli l'orecchio, per scendere poi sul collo provocandogli un sacco di brividi.

"Vorrei tanto sapere" sussurrò deciso "cos'hai tu, di così speciale...da farmi tanto impazzire"

Luke non rispose, ma aprì quasi impercettibilmente le palpebre. Stava forse sognando? Stava cercando di convincersi di non aver capito bene. Intanto, l'ultima canzone di Avicii rimbombava ovattata dentro la casa, al di là della porta, come se, nel caso in cui l'avessero varcata, sarebbero tornati in un altro universo.

"Da quando ti ho incontrato" continuò Ashton, sussurrando all'orecchio di Luke. "non riesco a pensare a nient'altro" e concluse il discorso, appoggiando lentamente la fronte a quella del ragazzo.

Luke poteva distinguere ogni piccolo dettaglio del viso di Ashton, cercando di imprimerselo nella mente più che poteva, anche se sapeva che sarebbe stato difficile, con quello che aveva bevuto.

Il batterista tirò nuovamente un sospiro. "Nient'altro che te" disse con un filo di voce.

Il cuore di Luke correva, più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua. Sentì improvvisamente caldo, e tutti i pensieri di quei giorni gli si riversarono in testa in un colpo solo. Sentiva una tale confusione, avrebbe voluto dire talmente tante cose da sentire la gola secca.

"Io..." E cercò di muoversi da quella posizione, per avvicinarsi ad Ashton, ma ciò che gli uscì fu un barcollare stanco.
Il ragazzo lo fermò, prima spostandosi e sfregandosi poi le mani sul proprio viso.

"Ascolta, non importa. Lascia stare..ti accompagno a casa. Non mi fido a lasciarti qui in queste condizioni. Parleremo in un altro momento, forse, se ti andrà."

Luke annuì lievemente, facendosi poi accompagnare da Ashton alla macchina. Il più grande guidava in silenzio, mentre l'altro guardava fuori dal finestrino con gli occhi socchiusi.
Quando arrivarono, Luke lo salutò, entrò in casa e si buttò sul letto, addormentandosi in pochi minuti.

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