Ho cercato a lungo le parole adatte, perché credo che tutto debba essere raccontato con i toni giusti. Poi però, sono giunta alla conclusione che esistono alcune "cose" che non importa come vengono dette, l'importante è dirle.
Ho passato gli ultimi cinque anni in un orfanotrofio, dove venivo continuamente etichettata la pecora nera, ogni cosa che accadeva la colpa ricadeva sempre su di me. Forse perché ero la più grande? Forse perché, devo ammetterlo, non sono la ragazza modello, non ho i migliori voti a scuola e non ho un carattere facile?
Non mi piace raccontare del mio passato, quindi giungo al momento in cui suor Maria mi annunciò che dovevo incontrare la mia futura famiglia adottiva.Era una fredda domenica di dicembre, come ogni domenica cercavo una scusa per non andare a messa. Quella mattina faceva particolarmente freddo, mi coprii con le coperte fin sopra al capo, amo il freddo, l'inverno, la neve, ma allo stesso momento li odio,mi ricordano il Natale, una festa che preferisco non ricordare, eppure qualche anno fa era una delle mie preferite. Aspettavo con ansia quel giorno che tanto amavo, quel giorno in cui tutta la mia famiglia si riuniva per addobbare l'albero di Natale, quel giorno in cui facevamo tavolate lunghe chilometri per celebrare il Natale. Quel giorno che ora odio, quel giorno in cui mi rinchiudo in camera e mi isolo dal mondo, il giorno peggiore della mia vita. I miei pensieri furono interrotti dalla persona che mi ha accolto quando la vita mi si è rivolta contro, quando tutto il mondo mi è crollato addosso. La figura anziana di suor Maria si fece spazio nella mia camera.
<< Alycia preparati, che tra un ora vengono delle persone, ti vogliono vedere>>
Pensai che fosse la solita famiglia che cercava un bambino piccolo, e quando vedevano me dicevano che ero troppo
Grande. Ormai mi ero rassegnata, dovevo passare un altro anno in quella struttura poi finalmente raggiungevo la maggiore età e potevo ritornare nel mio piccolo paese, potevo per la prima volta portare un fiore ai miei genitori.
Mi alzai di malavoglia dal letto, spostai la mattonella dove sotto nascondevo le sigarette e ne portai una alle labbra. Fumare mi rilassava e soprattutto mi faceva dimenticare il mio passato. Il fumo è stato l'unica cosa che riusciva a distrarmi.
Prima di uscire dalla camera mi diedi un ultima occhiata allo specchio. Quella bambina felice che si arrampicava sugli alberi, che preferiva una macchina ad una bambola, estroversa e sorridente ,non c'era più. Ora c'era una ragazza che non sorrideva da cinque anni, chiusa in se stessa. Ogni giorno diventavo sempre più donna e somigliavo sempre più a mia madre.
Ho sempre voluto fare tutto di testa mia, non ho mai amato rispettare le regole, e per me indossare un uniforme era una condanna a morte. Ormai le volte che sono stata punita per non aver indossato l'uniforme sono diventate infinite.
Sistemai il vestito nero, e portai di lato i miei lunghi capelli neri.
Stavo sulla soglia della porta dell'ufficio di suor Maria, stavo per bussare quando la piccola Sofia mi chiamò<< Alycia cosa hai combinato?>>
Quella bambina era veramente splendida, un mito. Aveva solo quattro anni ma con un intelligenza che neanche quelli di sedici anni ce l'hanno, e la dimostrazione è Jason , il fratello della piccola, un vero imbecille.<< non ho combinato niente piccola>> dissi sorridendo mente bussavo alla porta.
Entrai e vidi una donna; aveva all'incirca quarant'anni, era alta, magra, con lunghi capelli biondi e occhi color ghiaccio. Mi dava l'impressione di una persona fredda, di una ricca acida. Diciamo che non mi aveva dato una bella impressione.
Al suo fianco c'era un uomo molto probabilmente suo marito: era anche lui alto, magro con spalle larghe, capelli brizzolati e occhi verdi. Sembrava meno freddo della moglie , me era questione di apparenza, tutto si scoprirà col tempo.<< entra pure Alycia>> disse sorridendo suor Maria
<< ciao io sono Lory>> disse la donna dagli occhi di ghiaccio.
<< ed io Antony>> disse l'uomo al suo fianco.
Mi limitai semplicemente a sorridere. Ero un po imbarazzata e anche scocciata, sapevo che quello era tempo perso le famiglie volevano sempre i bambini piccoli.<< Alycia con felicità ti annuncio che questi- disse indicando con simpatia suor Maria- sono i signori Sharmam,i tuoi nuovi genitori adottivi>>
Non sapevo cosa dire, non ero ne felice ne triste, sicuramente ero stupita, ormai ero convinta che mai nessuno mi adottava.
<< so che sei imbarazzata, abbiamo storie molto simili e ti capisco>> disse sorridendo calorosamente Lory.
<< vai a preparare le valige, mentre faccio firmare gli ultimi documenti>> disse suor Maria.
Ancora non dovevo elaborare la cosa, dovevo lasciare quel posto, dove ho trascorso tutto quel tempo, dovevo lasciare quello stupido di Jason e quel mito di Sofia, gli volevo tanto bene e mi dispiaceva lasciarli.
Mentre stavo preparando le valige entrò in camera Jason, con aria molto triste.<< già l'hai saputo?>> dissi triste.
Lui si limitò ad annuire, si asciugò una lacrima con il pollice, e uni le sue labbra con le mie in un delicato bacio.<<non mi dimenticare bellezza>>
<<non ti dimenticherò mai>> dissi mordendomi il labbro inferiore, lascia perdere le valige. Mi avvinghiai a lui avvolgendolo in un abbraccio, lo guardai negli occhi e bacia le sue labbra umide. Fece scivolare una mano sulla mia gamba, mentre io strinsi le mie gambe alla sua vita. Mi adagiò dolcemente sul letto. Gli sorrisi e mi lasciai sbottonare la cerniera del vestito. Armeggiai con i suoi jeans, poi li tolsi e passai una mano sui suoi pettorali, lasciando cadere sul pavimento anche la maglietta. In pochi minuti fu dentro di me, con spinte lente e dolci. Inarcai la schiena per spingermi ancora più verso di lui, mentre mi aggrappai alle lenzuola. Si abbassò per baciarmi, rimanendo incollato alla mia fronte finché qualcuno non bussò alla porta. Mi alzai velocemente e mi vestii, aprii la porta ed erano i miei nuovi genitori adottivi.
<< sei pronta Alycia>> disse Antony
<<solo un momento. Stavo salutando il mio fidanzato>> dissi guardando Jason e sorridendo. Credevo di amare quel ragazzo. Nonostante avesse un anno in meno, con lui mi sentivo protetta. Era un imbecille ma lo amavo.
<< noi ti aspettiamo di sotto>> disse amichevolmente Lory.
Finii di preparare le valige e mi recai di sotto.
Diedi un ultimo bacio a Jason e un abbraccio a Sofia, la quale singhiozzava.Fu molto difficile lasciare quei due, ormai erano diventati la mia famiglia.
Per tutto il viaggio rimasi in silenzio a massaggiare con Jason.
<<Alycia, noi abbiamo un altro figli, si chiama Daniel. Sono più che sicura che andrete d'accordo>> ruppe il silenzio Lory. Devo dire che l'idea che mi avevo fatto di queste persone era del tutto errata. Erano molto simpatici e disponibili.
Dopo due ore di viaggio arrivammo, Antony parcheggiò la macchina nel giardino di una splendida villa a New York.
Entrammo e la villa era veramente immensa, ero troppo presa a guardare ogni angolo della casa, ogni particolare che non me ne accorsi della presenza del figlio di Antony e Lory.<<è muta>> disse il ragazzo con una voce roca.
Gli rivolsi uno sguardo, era veramente bello; aveva dei capelli ricci biondi, occhi verdi, labbra carnose. Era alto e muscoloso.
<<ti sei incantata>> disse beffardo<<ciao io sono Alycia>> dissi sorridendo
<<non me ne frega>> disse sgarbato prima di scomparire su per le scale.
Eh sì andremo proprio molto d'accordo.
STAI LEGGENDO
Alycia
RomanceImmobile alla fermata dell'autobus guardo la città con gli occhi di una bambina. Travolta da questa grande città, dai profumi. Ammiro i colori, la musica, la gente. Credo che la vita inizi adesso. Ora che sono appena arrivata qui: New York. Il sogn...