Capitolo 7 : Rabbia

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-JAAAAADYYYYYY
Urlò Giselle con quella sua vocetta acuta, abbracciando Jade mentre lei invece si irriggidiva. Erano le 7:00 di mattina, sua cugina era appena arrivata dopo aver preso il primo treno per raggiungerla.  Jade in quei pochi minuti stava già rimpiangendo di aver avuto l'idea di chiamarla, sentiva già la quiete delle sue giornate frantumarsi... Giselle intanto sciolse l'abbraccio e guardò sua cugina con un enorme sorriso, forse ignara dell'astio di lei.
-Quanto mi sei mancataaaaa piccola Jady, quanti anni hai ora? 12?
Jade sospirò e cercò di imitare il suo sorriso. Erano circa 2 anni che non si vedevano.
-In realtà ne ho 16....
-Ohhhhh, scusami cara, solo che sei così bassina e magra che pensavo tu fossi più piccola.
Disse sempre con quella voce un po' stridula.
-Passeremo dei giorni bellissimi vedrai!
E detto questo la stritolò nuovamente tra le sue braccia, facendola quasi soffocare, ma non per la stretta, più per l'enorme quantità di profumo che si era spruzzata addosso. Jade sospirò ancora.
-Si, certo, ma ora devo andare a scuola...
Disse la ragazza e Giselle sciolse subito l'abbraccio
-Ohhh, scusami Jady, non voglio che tu faccia tardi quindi ti lascio andare.
Rispose con la sua solita vocetta. Jade prese lo zaino, sollevata dal fatto di uscire da quella casa.
-Ciao Jadyyyy.
Disse Giselle vedendola uscire.
-Oh, prima che mi dimentichi, ti ricordi di Thomas? Il mio fidanzato? Non ti dispiace se c'è anche lui vero?
Jade non rispose e continuò a camminare verso la fermata dell'autobus, fingendo di non sentire. Poi la cugina urlò un breve:
-Magnifico. Allora a dopo Jady.
Non ho detto di si. Pensò la ragazza. Non ricordava chi diavolo fosse quel Thomas e non le importava nemmeno, solo che non le andava di sentire quei due fornicare in casa sua. Adesso voleva solo starsene tranquilla, quindi entrò nell'unico luogo dove di sicuro non ci sarebbe stato nessuno a quell'orario: a scuola.

Erano le 7:30 e Jade era già in classe. Mancava un'ora alle lezioni, così si mise, come da abitudine, a leggere un libro. Anche se quella mattina faceva parecchio freddo, la ragazza era seduta davanti alla finestra aperta, provava pace nel sentire quel leggero venticello freddo sfiorale i lunghi capelli castani. La finestra si affacciava sulla parte anteriore della scuola, quindi si poteva vedere principalmente l'entrata con il suo grande piazzale, tuttavia se si guardava più lontano assottigliando lo sguardo si scorgevano colline, alberi, campi incolti immensi e qui e là spuntava una casetta di campagna. Forse era per questo che si ritrovava spesso a fissare le finestre, avere un contatto anche solo visivo con l'esterno, con il cielo, la liberava dalla staticità delle sue giornate monotone, la portava via da lì trasportandola lontano. 
Nel silenzio dell'edificio, Jade sentì qualcuno fischiettare e poco dopo voltandosi si accorse della presenza di un uomo nella classe. Probabilmente è il bidello. Stava spazzando tranquillamente tra i banchi con una scopa e dopo qualche istante alzò lo sguardò su Jade, che aveva ripreso a leggere.
-Strano, non c'è mai nessuno a quest'ora. Che ci fa qui questa bambina?
Disse lievemente irritato l'uomo. Jade lo ignorò anche perchè aveva parlato quasi come se lei non potesse sentirlo.                            -Ahh, beata lei che si gode la sua vita, come vorrei farlo anche io. 
Disse riprendendo a spazzare. Lei continuò ad ignorarlo.
-Chissà che libro sta leggendo la bambina.
Riprese parola l'uomo, avvicinandosi a Jade che solo a quel punto lo squadrò con sguardo assassino. Lui doveva avere circa 40 anni, il volto stanco e triste che però si illuminò di stupore dopo il suo sguardo. Si bloccò di colpo e spalancò gli occhi.
-R-ragazzina..
Disse agitato.
-Tu mi v-vedi?
Jade alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare il libro. Bene, ed ecco un altro pazzo. L'uomo le si avvicinò ancora di più.
-Ragazzina....
Ripetè ancora. Jade sospirò, rassegnandosi a dargli attenzione.
-Cosa vuole?
Disse con leggera irritazione. A quelle parole lui sembrò sbiancare e il suo volto passò dal sorpreso al felice.
-TU MI VEDI RAGAZZINA!
Urlò in preda alla gioia. Jade alzò gli occhi verso di lui. Perchè gli ho risposto, non dovrei assecondare i folli. La ragazza si alzò e fece per andarsene ma l'uomo se ne accorse e smise di saltellare dalla felicità.
-ASPETTA! Ragazzina, tu mi devi aiutare. Non andare via.
Urlò disperato. Jade si avvicinò alla porta così lui corse verso di lei.
-Ti prego, sei l'unica che mi vede.
Disse l'uomo abbassando il tono della voce. Lei sospirò. Bene è proprio matto. Si voltò verso l'uomo.
-Mi lasci in pace.
Disse con voce ferma. L'uomo si intristì e si allontanò di colpo avvicinandosi alla finestra con la testa bassa, con l'aria di un bambino offeso.
-Come posso darti fastidio se non ti ho ancora nemmeno rivolto la parola.
Jade sentì quella voce tranquilla provenire da qualcuno alle sue spalle. Si voltò e sulla porta, proprio dietro di lei, vide il ragazzo con i capelli castani chiari, apparso all'improvviso, guardarla annoiato. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Non stavo parlando con te.
Lui le passò accanto senza guardarla e poi si sedette al suo posto.
-Quindi deduco che stessi parlando ancora da sola?
Disse annoiato il ragazzo castano rivolgendole uno sguardo, anche se più che annoiato sembrava stanco.
-No. Stavo parlando con lui.
Rispose Jade, un po' irritata, indicando l'uomo che ora stava fermo e piangeva con la testa bassa accanto alla finestra. Il ragazzo si voltò a guardare dove stava indicando e poi le rivolse uno sguardo.
-Wow, quindi parlavi con il tuo amico immaginario?
Disse lui ormai disinteressato all'argomento. La ragazza spalancò gli occhi. Amico immaginario?! Ma che diavolo dice?
-Forse non mi sono spiegata bene. Stavo parlando con quell'uomo che è accanto alla finestra!
Disse con voce irritata. Il ragazzo ormai non l'ascoltava più, sembrava aver ripreso la sua abituale attività, guardare il banco. Intanto l'uomo era uscito dalla finestra, erano a piano terra, quindi non era poi così difficile, e Jade lo vide poi allontanarsi in silenzio, affranto. Ma sono tutti matti? Pensò dando un ultimo sguardo al ragazzo dai capelli castani chiari.
Tornò al suo banco e prese il cellulare. Ore 8:00. Era ancora presto per l'arrivo della massa.
-Fai così perchè vuoi un ringraziamento, non è vero? O sei solo pazza?
Disse poi con voce tranquilla il ragazzo, guardandola, apparentemente inespressivo. Jade spalancò nuovamente gli occhi a quelle parole.
-Guarda che non sono io la pazza. E poi perchè dovrei volere un ringraziamento da te?
E detto ciò riprese a guardare il suo libro.
-Sono pienamente d'accordo. Se proprio si dovesse parlare di ringraziamenti dovresti essere tu a farli a me. Non credi, muta?
Il ragazzo aveva detto quelle parole con una leggera arroganza, cosa che non piaceva per niente a Jade.
Non credi, muta? Le aveva detto e la ragazza si ricordò di Jordan e dei suoi amici, ma soprattutto si ricordò del fatto che loro l'avessero creduta muta. Quel tipo, da parte sua, non aveva smentito la cosa, evitandole dei guai, ma se si aspettava un grazie, poteva anche aspettare all'infinito, non conosceva lei e il suo caratteraccio.
-Non credo di doverti niente. Per quanto mi riguarda potevi anche dirgli che io non ero affatto muta, a quel punto probabilmente mi avrebbero cacciata o altro, ma sarebbe andata sicuramente peggio a te, non credi?
Disse Jade, usando lo stesso tono arrogante del ragazzo.
Ci fu il primo cambio di espressione sul volto di lui, era di disprezzo: la fissò un istante e poi abbassò nuovamente lo sguardo sul banco.
-Tanto meglio, almeno così sarei potuto morire finalmente.
Le parole forti del ragazzo erano cariche di decisione, ma velate di tristezza, facendo risultare il suo tono simile ad un sussurro.
Jade non rispose, soprattutto perchè sembrava che il ragazzo stesse parlando più con se stesso che con lei. Poi però lo vide alzare lo sguardo e guardarla, quasi si aspettasse una qualche reazione.
Jade lo fissò a sua volta e poi tornò a guardare il suo libro.
-Se aspetti che adesso ti dica qualche frasetta rassicurante come "Non dire così" o "Non avrei lasciato che lo facessero", allora stai sbagliando persona.
Cominciò a dire la ragazza.
-La vita è tua e non sarò di certo io a doverti dire cosa farne, poichè non mi interressa nemmeno. Certo, avrai i tuoi buoni motivi per affermare che sia meglio morire, non li so' e sinceramente non voglio neanche saperli, ma una cosa su di te la so'.
Solo a quel punto aveva alzato gli occhi sul ragazzo e con tono fermo e saldo gli disse:
-Sei debole, perchè solo un debole parla così.
Quelle parole gelide furono seguite da un tacito silenzio, i due si guardarono per qualche secondo poi lei tornò a fissare nuovamente il suo libro.
Il ragazzo rimase immobile a guardarla, con gli occhi sbarrati e con la bocca che minacciava di spalancarsi. Deglutì e solo a quel punto si accorse di essersi irrigidito, sorpreso e scioccato.
Poi si sentì il suono della campanella e una folla di gente si riversò nella scuola, lasciando i due più ammutoliti di prima.

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