Capitolo 14 : Indifferenza

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-Il mio Tommy è sempre fuori città per lavoro-
Stava dicendo Giselle singhiozzando. Jade la guardava senza nascondere la noia che provava.
-Lo vedo così poco.
Lacrime.
-So che deve farlo, ma mi manca così tanto.
Altre lacrime.
-Dici che dovrei chiamarlo? È da ieri sera che non lo sento.
Deve essere proprio disperata per chiedere consigli amorosi a una come me. Pensò Jade.
Dall'alto della sua montagna di indifferenza, l'amore lo considerava un'isola lontana e sconosciuta, dove solo i più coraggiosi o i più folli si avventuravano. Non si sentiva nè coraggiosa, nè folle, per visitare quel luogo insidioso.
Giselle intanto la fissava con gli occhi arrossati pieni di aspettative.
-Chiamalo.
Rispose la ragazza. Almeno così posso tornarmene in camera.
-Non posso, ho paura di disturbarlo. Sai lui è un rappresentante e non vorrei che ora sia con un suo cliente.
-Allora chiamalo dopo.
-Ma a me manca.
Jade sospirò esasperata.
-Mandagli un messaggio.
Ritentò la ragazza.
-Ma se poi sul suo telefono non c'è campo? Non lo riceverà e penserà che mi sono dimenticata di lui.
E ancora lacrime.
È impossibile ragionare con lei. Pensò. Anche se aveva 20 anni, in quel momento Giselle le sembrava più adolescente di lei.
-Jade.
Ora la cugina la stava fissando con sguardo triste, come una ragazzina in preda a squilibri ormonali.
-Perchè mi odi?
Jade sospirò.
-Non ti odio.
-Si invece!
-No, io non provo emozioni. Mi sei semplicemente indifferente.
Rispose con spaventosa freddezza, infatti Giselle sembrò rabbrividire. I suoi occhi verdi non la fissavano più.
-Tutti provano delle emozioni. Forse non te ne accorgi, ma ne provi. E io so che tu mi odi, ma non capisco il perchè.
Jade da parte sua, sapeva esattamente il motivo di tanto astio, e anche Giselle ne era in qualche modo consapevole, nonostante ora lo negasse. C'erano state alcune questioni in passato che avevano creato tensione tra le due, questioni irrisolte che ancora facevano male.
Le rivolse uno sguardo, mentre nella mente vedeva scorrere i ricordi di quella triste notte in cui aveva perso ogni tipo di stima o rispetto verso sua cugina. Ricordava ancora tutto in maniera dettagliata, poichè alcune cose non erano facili da scordare, nonostante fossero passati almeno due anni.
Giselle non le aveva fatto del male direttamente, ma era parte delle cose spiacevoli che erano successe quella notte di agosto, in cui aveva conosciuto quanto disgusto si possa arrivare a provare nei riguardi di un altro essere umano.
La cugina da quello sguardo sembrava aver capito.
-Jady, credimi, m-mi dispiace per quello che successe quella notte... n-non doveva andare a finire così, i-io ti voglio bene.
Balbettò Giselle che ormai aveva smesso di piangere.
Jade la guardò inespressiva. Pensa di poter cancellare il passato con le parole?! Magari fosse davvero possibile...
-Non importa, Giselle, quello che successe ormai lo considero un'esperienza che mi ha insegnato, piuttosto che qualcosa di tragico.
Rispose poi.
-Cosa ti ha insegnato?
Giselle era quasi scioccata da quelle parole.
-Che mi ero fidata della persona sbagliata.
La cugina abbassò lo sguardo, triste e anche un po' imbarazzata. Jade si alzò dal divano e si avviò verso la sua camera lasciandola lì, senza aggiungere altro.
Era vero, si era fidata di Giselle e si era rivelata una cattiva scelta. Mentre si sedeva sul letto, Jade sentì delle parole attraversarle la mente. "Hai un altro modo per far male alla gente. Usi le parole." Le aveva detto quel ragazzo, Elliot.
Queste due frasi continuarono a perseguitarla per tutto il giorno. Non ho ferito Giselle, le ho solo detto la verità. Si diceva Jade. Ma dire la verità a volte, è anche un po' ferire.
Archiviò quel pensiero con un non importa, come faceva sempre e telefonò i suoi genitori per avere loro notizie. Dopo una parzialmente lunga chiaccherata, Jade prese a studiare. Olivia e Peter dovevano stare ancora con i genitori di lui, i suoi nonni non avevano avuto particolari miglioramenti. Ciò significava che non sarebbero tornati a Natale, e ciò significava anche passare quel giorno in completa solitudine.
Sentì le lacrime bruciare a quel pensiero, fremevano e scalpitavano per uscire, tanto che Jade ne rimase sorpresa. Era da molto che non sentiva gli occhi bagnarsi di quell'acqua salata e cocente.
Fu solo un attimo, poi il ghiaccio tornò a congelare le sue emozioni riportandola alla normalità.
Giselle non si fece vedere per il resto della giornata.

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