Capitolo 9 : Diffidenza

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Ore 17:05. Jade guardò lo schermo del telefono e sussultò. E ora cosa dico a Giselle e ai miei? Non aveva risposto alle loro chiamate, in più la cugina sapeva che dovesse rientrare alle 3.
Entrò in casa pronta a sopportare le mille domande di lei, ma fu sollevata dal doversele risparmiare poichè notò che Giselle sembrava particolarmente impegnata in altre attività: pomiciare con un tizio sul divano. Jade ringraziò tutti gli dei per il fatto che la cugina fosse distratta e non potesse sentirla entrare, o almeno così pensava...
-Jadyyyy sei tornata!!
La voce acuta di Giselle la raggiunse non appena si stava accingendo ad aprire la porta della sua stanza.
-Vieni qui, voglio presentarti una persona.
Jade sbuffò lievemente per poi avvicinarsi al salotto. Sua cugina subito si alzò in piedi e la prese sotto un braccio, trascinandola verso il tizio con cui era impegnata qualche secondo prima a sbaciucchiarsi.
-Jady lui è Thomas Uphek. Il mio fidanzato.
Disse con un sorriso enorme indicando il tizio seduto sul divano. Quello si alzò e si avvicinò alle due ragazze.
Il tipo era alto e dai capelli scuri, due occhi verdi dai tratti allungati, contornati da ciglia scure, risaltavano sul suo giovane viso e lo rendevano particolarmente attraente. Jade a stento lo guardò.
-Cucciolo, lei è Jade Gwels, la mia cuginetta.
Il ragazzo le fece un sorriso enorme e dolce porgendole la mano, mano che Jade strinse con riluttanza.
-È un piacere, Jade.
La ragazza non ci provò nemmeno a fare un sorriso, annuì soltanto e poi guardò sua cugina.
-Devo andare a studiare.
Disse e si avviò verso la sua camera, mentre sentiva quei due sussurrarsi cose che Jade fu contenta di non sentire.
L'ultimo fidanzato di Giselle era durato un mese, e all'incirca era quello il suo standard di relazione duratura. Sua cugina da parte sua era bella, un fisico ben modellato, e lunghi capelli rossicci ricci che facevano da contorno ad un viso da bambola di porcellana. Non era difficile per lei conquistare, ed ora era la volta di Thomas Cognomestrano, con cui poteva fare a gara in quanto a bellezza.
Jade intanto si era chiusa in camera ed aveva portato a termine i suoi programmi: riprendersi da quella brutta giornata, curare i lividi, annoiarsi, dormire.
-Jadyyyy hai fame?
Sentì la voce stridula di Giselle risuonare per la casa. Erano le 20:30. Il cervello di Jade diceva "Non andare, probabilmente dovrai subirti la loro bella coppietta che ti prepara un misero toast" ma lo stomaco era contrario e sembrava urlare nel nome del Cibo. Per la prima volta non ascoltó il cervello.
Almeno, si disse, Thomas non c'era e Giselle era sola ai fornelli.
-Ha chiamato tua madre per sapere come stavi, Jady.
Jade, si maledisse per aver dimenticato completamente di chiamarla per rassicurarla che fosse tutto tranquillo.
-Le ho detto che era tutto apposto, non preoccuparti.
La rassicurò poi Giselle, sorridendo.
Jade sospirò, ancora amareggiata dalle vicende accadute quel giorno. Il modo in cui Jordan l'aveva picchiata, il suo sguardo sadico e i lividi che le aveva lasciato sul volto le davano i brividi, nonostante avesse coperto i traumi causati dai pugni e il loro colore violaceo. A volte non lo capiva come andasse il mondo, aveva aiutato qualcuno e come ricompensa era stata picchiata... eppure non rimpiangeva di aver aiutato quel ragazzo. Sentiva di aver fatto la cosa giusta, per la prima volta.
-Ecco la cena. Thommy dice che sono un'ottima cuoca, spero non abbia mentito solo per farmi contenta.
Le parole di sua cugina la riportarono al presente. La vide sorridere e preparare due piatti con uova e hamburger.
-Allora, come mai oggi hai fatto tardi?
Chiese subito dopo, con un sorrisetto malizioso.
Jade quasi si strozzò col cibo, Giselle ridacchiò.
-Non affogarti cuginetta, non ho detto niente ai tuoi genitori, loro pensano che tu sia stata tutto il pomeriggio a casa.
Jade rimase in silenzio e riprese a mangiare, fissando il piatto.
-Allora, a cosa è dovuto il tuo ritardo?
La solita pettegola.
-Eri con un ragazzo e magari i tuoi non lo sanno nemmeno, vero?
Fece Giselle sempre con un sorrisetto malizioso.
Pensa che io sia fidanzata? Jade stava per scoppiare a ridere, ma poi decise di ignorarla: non le importava ciò che pensasse sua cugina, nè si preoccupava di costruire un qualche legame con lei, se non quello di sangue.
-Daiii voglio sapere chi è!!! Posso leggertelo negli occhi che sei innamorata.
Annunciò Giselle. Wow, quindi non sai nemmeno leggere. Pensò Jade, che già nutriva poca simpatia in lei.
-SI!!
Esclamò ridacchiando.
-Lo sapevo che avevi il fidanzatino. Dai, raccontaaaa.
La incitò con il viso colmo di aspettative.
Jade intanto aveva finito di mangiare. Alzò lo sguardo su di lei, inespressiva e annunciò:
-Devo andare a studiare.
Mentiva, voleva solo fuggire dalle domande inopportune della cugina.
-Va bene Jady. Prima o poi dovrai vuotare il sacco. Buonanotte.
Le disse Giselle mentre la ragazza lasciava la cucina e si avviava verso la sua camera.
Si lasciò cadere sul letto esausta. Basta. Domani cambio casa, anzi cambio paese.

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