Capitolo 25 : Ricordo

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Appena arrivarono nel caotico appartamento di Elliot, Jade si appoggiò ad una parete, sempre più debole e tremante. Sentiva ancora quella leggera irritazione per non essere riuscita a portare a termine il suo, un po' folle, piano: tornare a casa, prendere dei soldi e pagarsi una camera dove dormire. La colpa del suo fallimento era stata quella febbre inopportuna e anche un po' di Elliot. Si voltò a guardarlo mentre chiudeva la porta del suo appartamento alle loro spalle.
Non mi fido di lui. Forse dovrei trovare una scusa credibile e uscire di qui. Pensò prima con diffidenza, ma poi, un attimo dopo, il ricordo di quella assurda giornata a cui era sopravvissuta quasi solo grazie a quel ragazzo le fece cambiare idea in fretta. Forse di lui posso fidarmi, infondo se voleva farmi del male l'avrebbe già fatto, giusto? Si domandò, ancora titubante e distolse lo sguardo. Elliot le rivolse uno sguardo e poi cominciò a guardarsi intorno.
-Allora, dovrei avere delle medicine qui da qualche parte..
Disse, cominciando a girare per l'appartamento e rischiando di inciampare più di una volta in qualche bottiglia di birra vuota.
-Ti piace bere, a quanto pare...
Constatò Jade, anche se ormai a stento riusciva a tenere gli occhi aperti per la stanchezza.
-In realtà, no, non mi piace.
Rispose solo, continuando a girare per le stanze.
-Però a volte ho davvero bisogno di non pensare e l'alcol aiuta.
La ragazza fissò una delle bottiglie di birra che c'erano a terra, pensando a come anche lei a volte aveva avuto quello stesso desiderio, non ascoltare quel groviglio incasinato che erano i suoi pensieri, prendersi una pausa da tutto quel caos che aveva in testa, ma sapeva che bere non era la soluzione, il sollievo momentaneo che poteva offrire l'alcol era invano, passata la sbronza i pensieri tornavano a tormentarti come prima se non di più.
Sospirò, ormai esausta, sentiva che se non fosse crollata ora, non sarebbe crollata più. Voglio solo la mia casa e quel silenzio opprimente ma familiare, voglio solo dormire e non risvegliarmi, voglio.. Elliot le stava dicendo qualcosa ma non lo sentì, si era di nuovo persa nei suoi pensieri.
-Cosa?
-Vado a comprarti delle medicine per la febbre.
Annunciò il ragazzo.
-Tranquillo, non serve.
Jade cercò mentalmente quei metodi che di solito i suoi genitori usavano con lei quando era malata.
-Devo solo fare degli impacchi con l'alcol, sulla fronte e...e sui polsi...
Jade socchiuse gli occhi e per un momento sentì le forze abbandonarla. No, non adesso, non devo crollare. Devo andare a casa... i soldi... la camera.. percepì di nuovo i suoi pensieri in modo confuso.
-...devo a-andare a casa..
Sussurrò soltanto e poi fu tutto buio.

La punta del pastello di una tonalità giallo-sole si spezzò in due, proprio mentre Jade stava per finire di colorare quel piccolo cerchio con i suoi grandi raggi.
-Devi essere più gentile con questi colori- le stava dicendo Jessie sorridendole.
-Finirai per romperli principessa-.
Una Jade di 10 anni alzò lo sguardo verso la sua tata, i cui biondi capelli scintillavano luminosi, alla luce primaverile che filtrava dalla finestra di casa. Il viso radioso di lei era incorniciato da quei ciuffi chiari che le conferivano un'aria piuttosto giovanile, nonostante la matura età.
Era una normale e tranquilla giornata, la piccola Jade era intenta a disegnare paesaggi astratti da bambina, seduta accanto alla sua gentile tata. Eppure lei ricordava bene che in realtá di normale in quella giornata non ci fu proprio niente.
Infondo la vita era ordine e caos, meraviglia e terrore, gioia e dolore, dolcezza e violenza, e il tempo le aveva insegnato che quei diversi aspetti, così opposti dell'esistenza, in realtà non era divisi ma uniti. Non c'era ordine senza caos, non c'era meraviglia se prima non c'era stato terrore, non c'era gioia se non si conosceva anche la tristezza, non si apprezzerebbe la dolcezza se non si sapesse cos'é la violenza e Jade aveva vissuto queste unioni in modo drammatico, in un'età innocente in cui ció che si dovrebbe conoscere sono solo le fiabe.
Era successo tutto in un attimo, la pace della giornata stravolta dal rumore di una porta che viene sfondata. Jessie che subito la strinse tra le sue braccia e la sollevó, correndo nella camera più vicina per nascondersi, mentre nel frastuono due uomini armati e sconosciuti irrompevano in casa. Jade vide il volto gioviale della sua tata rigato invece da lunghe lacrime, mentre la sua voce tremante cercava di avvertire la polizia al telefono. Le parole di quegli uomini, che peró non ricordava, erano coperte dall'abbraccio di Jessie che la spingeva dietro di sé facendole da scudo umano. Calde lacrime fuggivano dai grandi occhi castani della bambina spaventata, mentre anche la porta della camera dove si trovavano, veniva distrutta.
Jade non vide nulla, coperta com'era dal corpo di Jessi, sentì solo un forte suono di colpi di pistola riecheggiare nella stanza. Il corpo della donna diventó improvvisamente pesante, ma poi la sua presa cessó del tutto mentre la guardava cadere a terra con un tonfo. Il suono delle sirene della polizia arrivava sempre più forte alle orecchie della bambina, che fissava con gli occhi spalancati il corpo steso sul pavimento della persona a cui voleva più bene. Guardó i due assassini e loro guardarono lei, gli occhi color ghiaccio di uno di loro le si impressero nella mente, un attimo prima che li vedesse fuggire via. Ricordava di essersi accasciata accanto a Jessie, ignorando l'espressione rigida e pallida di lei, ignorando quell'innaturale foro sulla fronte provocatole dal proiettile. Piangeva accanto al suo corpo, desiderando che fosse tutto un incubo, che Jessie in realtà stesse solo dormendo, che quell'enorme chiazza rosso bruno che si allargava sotto il suo capo fosse solo frutto della sua immaginazione. Pianse forte e chiamó il suo nome, ma non ottenne risposta dal suo corpo ormai senz'anima.
Aprì gli occhi.

Si svegliò in un bagno di sudore mentre l'incubo svaniva lentamente. Jade sapeva che quell'avvenimento non lo avrebbe mai più scordato e ogni tanto le tornava in mente sotto forma di incubo. Le faceva ancora tanto male ripensare al modo in cui aveva perso l'unica vera amica che avesse mai avuto, morta per salvarle la vita. Chiuse gli occhi cacciando via quel pensiero e pian piano il ricordo svanì, portando con sé tristezza e nostalgia.
La ragazza si guardó intorno, ricordando di essere nell'appartamento di Ellio e si alzò lentamente dal letto in cui era distesa, accorgendosi poi di avere qualcosa sulla fronte e sui polsi, fazzoletti di stoffa bagnati d'alcol.
La stanza da letto in cui si trovava era ordinata e pulita, le bianche pareti e la moquette azzurrina erano illuminate dalla luce della finestra, da cui si poteva vedere la neve che aveva ripreso a cadere. Quella stanza sembrava inutilizzata da tempo, forse Elliot preferiva dormire altrove, rifletté lei.
Sentiva la testa pesante come un macigno, anche se le sensazioni di stanchezza e vertigine che aveva provato la sera prima sembravano sparite. Si rimise in piedi lentamente, sfilandosi poi l'enorme felpa che le aveva prestato Elliot all'ospedale, così da controllare i punti sulla spalla che tiravano leggermente. Il suo riflesso allo specchio le apparì un po' strano: sarà stato per le guance arrossate e gli occhi cerchiati, o forse per i lunghi capelli più incasinati del solito, ma si vedeva in qualche modo diversa. Capì quella sensazione quando abbassò lo sguardo sul suo collo livido, dove le lunghe dita di sua cugina erano impresse sulla pallida pelle come tatuaggi. In un attimo tutti gli avvenimenti del giorno precedente la investirono, come se solo adesso si stesse rendendo conto che ciò che era accaduto non fosse soltanto un incubo, ma la realtà.
Jade socchiuse gli occhi cercando di non pensare e decise di uscire da quella stanza, dando peró prima un' occhiata al cellulare per vedere l'ora. Erano le due di pomeriggio, orario in cui non era solita svegliarsi. Indossó di nuovo la felpa e aprì la porta della camera, poi il disordine dell'appartamento di Elliot le occupó la visuale. Non le diede fastidio anzi le sembrò di vedere qualcosa di familiare.

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