Capitolo 4 : Stupore

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Il sole era sorto solo da qualche minuto e Jade era davanti allo specchio per sciacquarsi il viso, poichè si era svegliata da poco.
Se ripensava al giorno prima le sorgevano ancora dei dubbi. Davvero me li sono immaginati quei due? Di nuovo.... No erano lì, ne sono certa. Ma allora perchè quell'idiota non li ha visti? Continuava a chiedersi.
Aveva passato un'altra notte insonne, non per via di brutti sogni, ma perchè la sua mente era piena di pensieri. Il suo volto, sempre più pallido, e le occhiaie, che non accennavano a sparire, ne erano la conferma. Tuttavia Jade era indifferente al suo aspetto, considerandolo qualcosa di superficiale perchè effettivamente riguardava davvero solo la "superficie" di sé, quindi non si preoccupó particolarmente di poter sembrare cadaverica.
Quella mattina fece tardi rispetto al solito orario in cui si recava a scuola, quindi dovette entrare quando lo facevano anche gli altri. Appena arrivò in classe quasi tutti gli occhi erano puntati su di lei, ma non se ne curò, anzi non ci fece proprio caso. Si sedette al suo posto e poco dopo entrò il professore.
-Vedo che anche oggi siete tutti presenti.
Disse entusiata.
Inconsciamente Jade spostò lo sguardo sul banco che solitamente era vuoto, ma che dal giorno prima era stato occupato dal ragazzo coi capelli castani chiari.
Il tipo era presente anche quel giorno, ed era intento a guardare il suo banco, come se ci fosse scritto sopra un testo sacro o cose simili.
-Sono contento di vedervi in classe, signor Black.
Disse il professore di matematica con un sorriso, ma sul suo volto era evidente la pena che provava per quel ragazzo, sebbene Jade ne ignorasse il motivo.
Lui lo ignorò completamente.
Il professor Orvis continuava a fissare il ragazzo, aspettando una qualche reazione che non arrivò affatto, così si limitò a sospirare con aria triste e poi a dare inizio alla lezione.
-Oggi, vi chiamerò uno alla volta alla lavagna, e dovrete svolgere un esercizio. Ovviamente vi darò un voto e lo riporterò sul registro.
Disse poi Orvis sedendosi alla cattedra mentre in classe tutti iniziarono a protestare. Solo Jade non disse niente, lei e anche il ragazzo dai capelli castani ancora concentrato sul suo banco. Era come se entrambi fossero presenti ma contemporaneamente assenti.
-Bene iniziamo da...Torres-
Annunciò il professore e un ragazzo alto e biondo si alzò e si avvicinò alla lavagna. Lentamente furono chiamati tutti, mancava solo qualcuno.
-Signorina Gwels tocca a lei.
Jade si alzò e si avvicinò alla lavagna, mentre un profondo silenzio calava sulla classe. Svolse l'esercizio in poco tempo.
-Bene.
Disse Orvis. Poi annunciò il voto.
Jade tornò a sedersi mentre il suono della campanella risuonava nella scuola. Ora ci sarebbe stato il cambio-ora, quindi tutti avrebbero iniziato a parlare fra loro: anche quelle dinamiche facevano ormai parte della routine.
Jade vide qualcuno avvicinarsi al ragazzo dai capelli castani chiari, ma poi distolse lo sguardo poiché le tornò in mente la scena con i due anziani del giorno precedente, scena che ancora non riusciva a dimenticare. Così, per non pensarci, la ragazza prese il libro e iniziò a leggere.
-....si, se non sbaglio è morto anche suo padre.
-...io ho sentito che la polizia sospetta di lui per la morte dei genitori.
-...no, altrimenti l'avrebbero già arrestato....io invece ho sentito che suo padre ha ucciso la madre e poi si è ucciso egli stesso.
Jade sentiva delle ragazze accanto a lei che spettegolavano. Di chi stanno parlando? Non voleva ascoltare e non le interessava, ma quelle erano troppo vicine per provare a non sentirle.
-.....si, secondo me è stato suo padre. Quindi ora lui vive da solo?
-....oh poverino. È così carino che andrei io a vivere con lui.
-....io no invece, secondo me lui è pericoloso quanto suo padre.
-.....bello e pericoloso, credo che mi sto innamorando di lui.
Jade sospiró annoiata. Di chiunque stessero parlando, i discorsi di quelle ragazze non le piacevano. L'improvvisazione a giudice di cui sembravano essere capaci molte persone la infastidiva molto, sebbene quello fosse uno "spot" ampiamente praticato. Entrò intanto un altro professore nell'aula.

Quando suonò la campanella Jade aveva deciso di aspettare nuovamente di uscire per ultima, evitando così la folla, e lo stesso sembrava aver pensato il ragazzo dai capelli castani chiari. Così i due si ritrovarono di nuovo da soli e di nuovo si ignorarono.
Jade non si era nemmeno resa conto della presenza di lui in classe, che stava ancora fissando il banco mentre lei stava leggendo.
Sfollata la scuola il ragazzo si alzò, mise lo zaino sulle spalle e si avvicinò all'uscita , ma lì dei ragazzi lo bloccarono e lo spinsero di nuovo dentro alla classe, chiudendosi la porta alle spalle.
Il ragazzo con i capelli castani cercò di nuovo di uscire in fretta, ma uno gli si piazzò davanti.
-Hei, tranquillo, Black non vogliamo farti nulla.
Disse uno di loro con un sorriso minaccioso, mentre gli altri sogghignavano.
-Vogliamo solo parlare con te, sappiamo che hai passato un brutto periodo, eh?
Jade era ancora seduta al suo posto a leggere, quando alzò gli occhi e vide la scena: erano in 5, tutti alti come palazzi e più o meno robusti, sicuramente più grandi anche d'età rispetto a lei.
Non li aveva mai visti, ma questo non la stupiva, non prestava molta attenzione alle persone che aveva intorno. L'unico che "conosceva" era il ragazzo con i capelli castani, che era come circondato da loro e li fissava con un' espressione indecifrabile, tutto ciò che si poteva notare era che fosse completamente calmo e tranquillo.
-Non credo siano cose che ti riguardino o ti interessino veramente Jordan.
Rispondeva il ragazzo con voce controllata.
-Quindi, dimmi, qual'è il vero motivo per cui tu e i tuoi quattro giocattolini siete qui?
Uno dei cinque cominciò ad arrabiarsi. Forse è lui Jordan. Pensò Jade, la quale iniziò a riflettere velocemente su cosa fare. La situazione non le piaceva, e dall'aria che si respirava in quel momento, probabilmente sarebbe degenerata in una rissa.
Di una cosa era certa, lei non voleva essere lì quando ciò sarebbe accaduto. Visto che era accanto alla finestra ne approfittò per vedere se ci fosse qualcuno fuori a cui chiedere aiuto nel caso fosse stato necessario, in più per il momento un vantaggio ce l'aveva: nessuno di loro sapeva della sua presenza lì, nessuno tranne il ragazzo castano chiaro.
-Senti piccolo stronzetto, io so' tutto di quello che ha fatto il tuo caro paparino, tutti lo sanno..
Disse indicando i suoi amici. Cazzo, qui fuori non c'è nessuno! Jade aveva guardato all'esterno ed era rimasta delusa... nessuno a cui chiedere aiuto.
-Hei, Jordan, c'è qualcuno là.
Jade sentì la voce di uno di quei giganti e poi gli occhi di tutti puntati su di lei. La ragazza rimase immobile continuando a fissare il libro. Stai calma Jade! Si disse.

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