Capitolo 31 : Scompiglio

59 4 5
                                    

Un rumore di passi veloci e scattanti riecheggiava all'esterno dell'appartamento numero 27, un suono distante che risaliva su per le scale lungo i corridoi dell'edificio. Sebbene il nuovo arrivato che bussava alla porta ora fosse da solo, dalla velocità di quei passi inseguitori quasi sicuramente non lo sarebbe stato ancora a lungo.
-Elliot, daiii...
La sconosciuta voce maschile si trasformò in un lamento, mentre i due ragazzi se ne stavano in silenzio. Il discorso che Jade doveva inziare con Elliot era finito prima ancora di cominciare grazie a quella visita improvvisa e lei ne fu quasi sollevata, contenta di poter rimandare, almeno per il momento. Intanto, dallo sguardo cupo del ragazzo, capì che chiunque ci fosse dietro alla porta si trattava di una visita indesiderata per lui. Poco dopo lo sconosciuto aveva preso a bussare a raffica imprecando, come se avesse intenzione di spaccare la porta.
-Dai, Elliot. Apri o questi tizi mi uccideranno!
Disse ancora, mentre i passi sulle scale si facevano sempre più vicini. A quel punto Elliot, non poco infastidito, si decise ad aprire la porta e un ragazzo con il fiato corto si fiondò nella stanza, mentre il rumore di passi all'esterno si avvicinò per poi allontanarsi: il "pericolo" per il nuovo arrivato era scampato.
Quello che vide fu il volto spaventato di un giovane ragazzo dai capelli chiari, i tratti del viso richiamavano quelli di Elliot, sebbene dimostrasse più anni di lui e appena la porta alle sue spalle si richiuse, lo sconosciuto si accasciò alla parete ormai esausto. Gli sguardi omicidi di Elliot non sembravano scoraggiarlo, infatti, dopo aver preso fiato, il ragazzo alzò gli occhi verso il padrone di casa sorridendo tranquillo con disinvoltura.
-Hei fratellino. Tutto bene?
Disse beatamente, svelando il motivo della tanta somiglianza con Elliot.
-Non sei contento di vedermi?
C'era una spensieratezza in quel volto e una sottile frenesia, il sorriso tipico di un ubriaco che subito si notò, non solo dai gesti ma anche dall'odore acuto di alcol. Elliot non gli rispose, limitandosi a fissarlo con disappunto, mentre lo sguardo dello sconosciuto si spostava lentamente su Jade, come se solo allora si fosse accorto della presenza di lei.
-Non mi presenti la tua fidanzatina?
Aggiunse con un sorriso furbo che non riuscì a tenere a lungo, l'ebbrezza dell'alcool lo rese presto nuovamente tranquillo e sereno con un'espressione distante. Jade sentì Elliot sospirare e poi guardarla.
-Scusa, questo pazzo ubriaco è mio fratello, Tom.
Spiegò il ragazzo.
-Tom, lei è una mia amica, Jade.
Disse poi rivolgendosi al fratello.
Una presentazione piuttosto scontata per Elliot, che invece stupì molto Jade.
Una mia amica...
La ragazza ripetè quella stessa parola nella sua testa, "amica", detta forse un po' per caso o di sfuggita, che però l'aveva tanto colpita. Elliot era stato così spontaneo nel definire il loro rapporto con quella frase rassicurante e affettuosa, che ne fu quasi sopraffatta. Con lieve imbarazzò Jade cercò di scacciare via quei pensieri, troppo ingarbugliati davanti ad una reazione così naturale come quella di lui, tuttavia la piacevole sensazione di sicurezza le restò e pensò che, se nella società doveva essere etichettata da qualcuno, la parola "amica" non dispiaceva affato a lei che non era mai stata nulla per gli altri se non una strana sconosciuta.
-Soddisfatto della presentazione, ora? Ti chiamo un taxi così te ne torni a casa, non ti lascio dormire di nuovo qui.
Sbottava intanto un Elliot esasperato.
-No no no aspetta fammi restare un altro po'! Quegli stronzi sono ancora qui sotto!
-...forse dovrei lasciarti a loro. Chissà che hai combinato sta volta!
Borbottò ancora il ragazzo non incrociando nemmeno lo sguardo con il fratello. Quel bisticcio familiare li faceva sembrare due bambini, in quel caso era il minore che riprendeva il maggiore, ubriaco e finito nei guai per chissà quale motivo, e da quei discorsi sembrava anche che quella non fosse una situazione nuova per loro.
-Dai fratellino, lo so che non lo faresti mai, tu sei un bravo ragazzo.
Disse ancora Tom, con il sorriso stampato sul volto ma, nonostante l'espressione spensierata, Jade notò che lui ed Elliot avevano gli occhi molto simili, diversi per il colore, castani e scuri per lui, verde-azzuro e chiari per Tom, ma uguali per quella malinconia velata che celavano. Suo fratello in particolare mostrava la tristezza tipica di un ubriaco: l'ebbrezza di aver dimenticato i propri problemi mescolata alla consapevolezza dell'effimerità del piacere della sbronza.
-E poi anche a Jade sto simpatico. Vero?
Disse poi il ragazzo poco lucido, con un sorriso ammiccante, convinto della risposta affermativa di lei che invece non arrivò.
-Non ti conosco.
Rispose semplicemente Jade, con la sua disarmante sincerità, lasciando Tom stupito ed Elliot sorridente e soddisfatto della sua amica risoluta.
-Cavolo, devo essere davvero sbronzo, di solito il mio sorriso funziona sempre.
Commentò poi.
-Comunque non preoccuparti, se vuoi possiamo conoscerci meglio...
Il sorriso di lui tornò mentre rivolgeva un altro sguardo ammiccante ad una Jade inespressiva.
-Grazie, ma non sono interessata.
Rispose la ragazza sotto gli occhi verdi incuriositi di Tom.
-Peccato, io sono molto interessato...
-Smettila di infastidirla o ti caccio sul serio.
Lo liquidò in fretta Elliot, fulminandolo con lo sguardo.
-Vado a chiamarti un taxi. Dubito che quei tipi ti stiano ancora cercando.
Concluse il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli per sfogare il fastidio che stava provando in quella situazione.
Nel caos della stanza Jade si ritrovò a fissare Elliot illuminato dalle luci al neon dell'appartamento, mentre sospirava prendendo il cellulare. Nella sua malinconia ben visibile, il ragazzo appariva come la statua di un triste personaggio rifinita minuziosamente, dal dettaglio di quegli occhi scuri intensi e agitati, alle labbra sottili leggermente curvate in un'espressione infastidita, sottolineata dalla linea della mascella tesa, mentre con le mani tormentava quei capelli castani chiari già scompigliati e spettinati. Osservava Elliot, incuriosita dal tormento che gli leggeva nel volto e che le sembrava quasi di poter percepire. Sentiva la sua frustrazione nei riguardi di un fratello impulsivo, il dolore accomulato dalla perdita dei suoi familiari, la giovinezza che rendeva tutto più turbolento di quanto potesse essere, e lo guardò preoccupata, vedere quel ragazzo che tempo prima era scoppiato in lacrime davanti a lei messo a dura prova dal mondo, la mise in allarme. Per quanto non pensasse di esserne capace, Jade sentiva di soffrire con lui e nel suo mondo solitario era spuntato un pensiero rivolto a qualcuno che non fosse lei, una persona con cui non le riusciva di essere indifferente.

Sconosciuti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora