Capitolo 17 : Curiosità

84 9 1
                                    

Si distese sul letto esausta, mentre la rabbia abbandonava lentamente il suo corpo e lasciava il posto ad un'emozione del tutto sconosciuta per Jade.
Si sentiva serena ripensando alla giornata che aveva passato. Era scivolata, aveva riso a crepapelle, era stata tutto il tempo con Elliot, avevano parlato tanto, aveva cucinato per lui.
Spalancò gli occhi, stupendosi di se stessa e delle insolite azioni compiute. Non le importava di trovare un motivo per il quale si fosse lasciata andare in quel modo con Elliot, anche se quel giorno si era sentita benissimo e non ne capiva esattamente la causa. Voleva solo godersi la sensazione senza farsi domande.
Le tornò in mente di quando il ragazzo le aveva raccontato dei suoi genitori e di quanto fosse triste e frustrato. Era ormai certa che Elliot non avesse avuto una vita facile negli ultimi tempi, la sofferenza era visibile sul suo volto come nelle sue espressioni e l'insonnia e il digiudo non facevano che accentuate il dolore che stava provando.
Un'altra cosa che non capiva era perchè tra 7 miliardi di persone sul pianeta, quel ragazzo avesse scelto di confidarsi con lei. Era convinta di non saper rincuorare, di non interessarsi degli altri, di non essere capace di far sentire bene le persone, allora perché con me? Ma Jade lasció perdere. Aveva promesso a sé stessa di non farsi domande e godersi la serenità che percepiva, dopo così tanto tempo passato nella noia e nella tristezza. Si addormentò, mentre, attraverso la porta poteva quasi sentire, suo malgrado, la sua adorata cugina Giselle pomiciare appassionatamente con Thomas.

Non é facile decifrare le persone, decidere di chi potersi fidare e di chi invece no. Possiamo tentare, dare fiducia, scegliere nel tempo chi consideriamo amico e chi solo un conoscente. Il tentativo di Jade di fidarsi di sua cugina Giselle era avvenuto da quando era nata, della famiglia ti fidarvi da sempre, come se il sangue potesse fare un legame.
Giselle era sempre stata gentile con lei, simpatica e dolce, giocavano spesso insieme o con le amiche di lei. Sua cugina era sempre stata molto bella, amichevole, estroversa, così quando si trattava di uscire o fare qualcosa, Jade, più piccola e insicura, si lasciava trasportare dall'esuberanza di lei, così contagiosa.
Poi la fiducia incondizionata nei suoi confronti terminó, quella notte di agosto di due anni prima, notte che Jade non aveva più scordato. Era difficile non ripensare al suo primo bacio, così strano, violento e per nulla gradito. Aveva circa 14 anni e avrebbe preferito che finisse tutto con quel bacio, invece non fu così.
Crescendo Giselle aveva trasformato la sua esuberanza in desiderio di trasgressione, più la situazione era compromettente, più la attirava, il desiderio di liberarsi della maschera da brava ragazza che le avevano affibbiato era sempre più forte e in una delle sue avventure aveva trascinato anche Jade, più piccola e fragile.
Quella notte la meta sarebbe stata un locale vietato ai minori, dove nemmeno Giselle era ammessa, ma dove si trovavano alcuni suoi amici che potevano farla entrare senza problemi. Entrarono e si fecero spazio tra una marea di gente, circondata da odore di fumo e alcol, puzza che nessuno sembrava notare, nessuno a parte Jade che sentiva di stare per vomitare.
-Giselle voglio andare a casa- aveva detto, ma lei non riusciva a sentirla, poichè la musica era molto alta.
Giselle si sentiva viva, lì, in mezzo a quel trasgredire e osare, appena vide i suoi amici che le avevano permesso di avere l'accesso a quel mondo fantastico corse ad abbracciarli, con Jade che la rincorreva per non perderla.
-Luu, Max, lei è la mia cuginetta Jade.-
Aveva detto la ragazza indicando la quattordicenne.
Quei due l'avevano guardata in un modo strano e malizioso. I suoi fantastici amici avevano circa 20 anni, entrambi alti e di bell'aspetto ai suoi occhi. C'era Ludwig, con i capelli di uno strano biondo chiaro e la sua immancabile  barbetta rasa che gli copriva il mento, e c'era Max, con un unico grande ciuffo di capelli castani e piercing di metallo che gli adornavano il volto. Giselle non li conosceva da molto tempo, ma loro l'avevano aiutata a trovare il modo che più riteneva giusto di divertirsi, non si fece quindi troppi problemi a lasciare la sua cuginetta con loro, l'avrebbe raggiunta dopo, o almeno così si disse.
Jade vide la chioma rossa di lei sparire in mezzo alla folla, prima che potesse riuscire a seguirla.
-Ciao bellissima, non sapevo che Giselle avesse una cugina così carina.
Si voltó verso l'uomo-piercing, che le aveva parlato. Un sorriso era dipinto sul volto del ragazzo mentre ai lati della bocca scintillavano delle palline argentate di metallo. Jade aveva abbassato lo sguardo, desiderando con tutta se stessa di essere altrove, si sentiva a disagio, fuori posto, più impacciata del solito e non sapeva se il motivo fosse esattamente la presenza di quei due sconosciuti, o anche semplicemente il luogo in cui si trovasse, praticamente da sola.
-Su, Max. Non spaventarla.
Il tipo biondo aveva guardato male il suo amico, e si era avvicinato a Jade, con fare affettuoso. Era alto e dal fisico asciutto, tanto che quando avvolse il suo braccio attorno alle spalle di Jade, lei si sentì ancora più piccola e impotente di prima. A quel tocco la ragazza si irrigidì, sempre più a disagio e il forte profumo che indossava lui quasi la stordì.
-Vieni. Ti faccio compagnia io.
Continuava a dirle tenendola accanto a sé. Jade si irrigidì ancor di più a quelle parole, e gli rivolse uno sguardo spaventato, incapace di fare altro. Si aspettava un sorriso minaccioso da parte sua, invece il ragazzo la stava guardando con una sorta di complicità e sicurezza. Aveva un volto genuino infondo, le sembrava quasi che stesse percependo il suo disagio. Si avvicinarono ad una zona meno affollata del locale, dove spiccava un bancone contornato da luci al neon, verdi e azzurre. L'odore di alcol aumentó dato che si trovavano nella zona bar.
Jade si guardó intorno, smarrita. Di Giselle non c'era nessuna traccia, sembrava essersi dileguata nel nulla.
-Mi chiamo Ludwig, tu sei?
Sentì la voce del ragazzo richiamarla alla realtà. Aveva un'espressione tranquilla e rilassata, persino i suoi occhi chiari sembravano trasmettere quiete.
-...Jade.
Disse lei con un filo di voce. Lui a quel punto le sorrise.
-Bene, Jade. Come mai così agitata?
La ragazza abbassó lo sguardo, imbarazzata.
-Non preoccuparti, so' come ti senti, ero molto timido anch'io, ma poi crescendo, un po' passa.
Continuó il tipo, poi fece un cenno al barman e lui annuì, come se già sapesse quale drink volesse.
-Tu e tua cugina vi somigliante, sai?
Jade a quelle parole ridacchió e lui ricambió il suo sorriso.
-Si, come il giorno somiglia alla notte.
Disse poi a Ludwig, e si accorse che la stava guardando con un'espressione complice.
-Non credi di somigliarle?
Chiese ancora, sorseggiando il drink che gli avevano servito. Jade ripensó a sua cugina Giselle, i suoi occhi verdi da cerbiatto che illuminavano il suo viso dolce e delicato, i suoi riccioli rossi che le ricadevano sulle spalle, perfettamente acconciati. Fisicamente era certa di non somigliarle, considerando i suoi occhi color nocciola, un po' tondi e sempre timorosi, come lo erano anche le sue labbra piccole e rosa, sempre un po' tremanti, spaventata com'era dal mondo.
-Credo che nessuno penserebbe che siamo parenti, sia per aspetto che per carattere.
-Si, sono d'accordo con te. Siete molto diverse.
Sentì dire al ragazzo. Lo fissó confusa e lo vide accennare un sorriso.
-L'ho detto solo per farti parlare...a quanto pare ha funzionato no?
Jade si ritrovó ad arrossire, lievemente imbarazzata dall'atteggiamento così sicuro di sé che aveva quel ragazzo.
-Peró devo dire che questa differenza non mi disturba, sono contento che siate diverse.
Disse poi, accompagnando quelle parole ad uno sguardo ammiccante. Jade da parte sua era stranita. Non sapeva ancora come definire quel ragazzo, se gentile oppure semplicemente furbo, ma per ora non le dispiaceva parlare con lui.
-Vuoi?
Ludwig le porse un bicchiere contenente un liquido incolore, ce n'era davvero pochissimo quasi un sorso, notó Jade.
Lo sguardo di lui era tranquillo come prima, un sorriso confortevole gli increspava le labbra contornate dalla barbetta chiara.
-Non devi bere per forza, lo sai?
Gli disse con gentilezza, così lei accettó. Un po' per orgoglio, un po' per paura di dire no, temeva di risultare antipatica o scortese di fronte a quel ragazzo che si stava mostrando invece molto cortese. Il liquido trasparente raggiunse la gola e una forte sensazione di bruciore la invase, le sembrava che la bocca stesse per andare a fuoco. Tossì e lui la sorresse ridacchiando.
-Vacci piano, piccola. Non vorrai perdere la testa al primo giro, ho anche altre cose da farti provare.
Le sussurró piano all'orecchio.
Jade sentì i brividi salire, al contatto di quella voce calda su di sé, e si scostó in fretta, nuovamente imbarazzata.
Ludwig le sorrise ancora.
-Scherzo.
Si appoggió al bancone, continuando a guardarla intensamente, osservando le sue reazioni divertito ed interessato, mentre Jade distoglieva lo sguardo, ancora agitata per le espressioni che le stava rivolgendo lui.
-Allora Jade.
Inizió, portandosi una sigaretta arrotolata alle labbra.
-Ti andrebbe di lasciare questo posto di merda?
Fece un tiro e la guardó, mentre nuvole di fumo volteggiavano sulle sue labbra carnose.
Jade trovó quella vista ipnotizzante, quasi piacevole, nonostante l'odore di fumo e alcol che le inondava le narici. Distolse lo sguardo e si concentró sulla domanda di lui. Uscire da lì era in assoluto la cosa che volesse di più, ma non era sicura di volerla fare con quel tipo. Nonostante la gentilezza che le aveva mostrato, aveva anche un'aria misteriosa che non le piaceva.
-Che ne dici?
Il ragazzo aveva fatto un altro tiro, e il suo sguardo diventava sempre più intenso, brillante, le pupille dilatate rendevano le iridi chiare più sottili, come se i suoi occhi stessero mutando. Jade lo vide sorridere tra sé e sé.
-Peccato, pensavo di farti un favore, pensavo non ti piacesse stare qui...
L'espressione di lui sembrava sempre più rilassata, come se stesse per addormentarsi da un momento all'altro. Jade aveva capito cosa stava succedendo, lo aveva capito dagli occhi di lui che quello che stava bruciando non era odore di tabacco. La situazione non le piaceva, decise in fretta di allontanarsi, o almeno lo avrebbe fatto se Ludwig non le si fosse avvicinato.
Jade rimase bloccata, non sapendo cosa fare, non era mai stata così vicina ad un ragazzo e non sapeva come reagire.
-Aspetta...
Vide lo sguardo di lui fissarsi nei suoi occhi, uno sguardo un po' folle, un po' distratto, che si spostó in fretta alle piccole labbra di lei. Jade era agitata e appena lo vide avvicinarsi pericolosamente, non fece in tempo ad allontanarsi che le labbra carnose di lui avevano già assaggiato le sue, voraci e violente.
Sbigottita, lo spinse via un attimo dopo e senza guardarlo si fece largo in mezzo alla folla. Era stranita, disgustata, sentiva il sapore di fumo e alcol che lui le aveva lasciato.
Trovò il bagno e si chiuse dentro, agitata. Si sciacquò subito il volto e le labbra, desiderando con tutta se stessa far sparire quel sapore. Il volto di Ludwig a poca distanza dal suo le tornava in mente, quel volto gentile che l'aveva baciata all'improvviso con forza. Si sedette sul pavimento sudicio, spaventata da quel contatto inaspettato. Non sapeva cosa fare. Giselle l'aveva abbandonata e un tipo l'aveva baciata a caso. Ludwig non le era sembrato una cattiva persona, eppure non si era fatto molti scrupoli a gettarglisi addosso, temeva cosa sarebbe potuto succedere a rincontrarlo ancora.
Sentiva uno strano capogiro alla testa, non sapeva bene se per l'ansia o per colpa di quella bevanda incolore che aveva bevuto e gli odori nauseabondi di quel locale.
Respiró piano cercando di calmarsi, si convinse che sarebbe dovuta uscire e cercare Giselle, doveva andarsene ma non voleva farlo senza di lei e se avesse protestato avrebbe trovato qualche modo per convincerla.
Si fece largo tra la folla cercando di scorgere i riccioli rossicci della cugina, che fortunatamente riuscì ad identificare dopo qualche minuto. Le si avvicinó, mentre la ragazza era impegnata a ballare e strusciarsi alle sue amiche.
-Giselle, torniamo a casa. Ora.
Giselle, nel frastuono della musica aveva sentito appena la voce della sua cuginetta. La testa le girava molto, le sembrava di fluttuare, non ricordava più se per il fumo o per la tequila, ma nonostante questo riuscì a vedere la piccola figura di Jade che le stava accanto e sembrava ondeggiare così come faceva il resto del locale.
-Jaaaaaaade, tesoro.
La abbracció forte, contenta di vederla, perché un'irragionevole frenesia era l'unica sensazione che provasse in quel momento. In quel caos di pensieri, Giselle ricordó poi qualcosa.
-Ho incontrato Lu e ti stava cercando.
Disse prima di riprendere ad ondeggiare e ballare. Jade sbiancó a quelle parole.
-Giselle dobbiamo andare.
Annunció anche più convinta di prima e la prese per mano avviandosi. La traversata tra la folla si dimostró più difficile di quanto pensasse, dato che Giselle barcollava parecchio.
-Aspettaaa! Andiamo di qua!
Urló poi la ragazza, e fu lei un attimo dopo a trascinare Jade, sebbene a stento si reggesse in piedi.
-Dove stiamo andando? La porta è dall'altra parte!
Stava urlando la quattordicenne, ma poi capì dove la stesse portando sua cugina.
-Luuu, c'é Jade.
Annunció Giselle trascinandola con sé verso un ragazzo biondino, steso sul divanetto di pelle nera a fissare il vuoto.
Jade, sconvolta, cercó di divincolarsi dalla stretta della cugina, che peró fu sostituita in fretta da quella del ragazzo che prima l'aveva baciata.
-Calma, é tutto ok. Non voglio farti nulla.
Sentì dire a Ludwig che la attirava a sé per farla sedere. Aveva sempre quel suo tono confortante e tranquillo, anche se Jade stava iniziando a pensare fosse stata la droga a renderlo all'apparenza così rilassato, forse quella rilassatezza era solo data dal fatto che fosse frastornato.
Ormai la ragazza tremava, lì seduta accanto a lui, abbandonata di nuovo dalla cugina. La mano di Ludwig le cingeva la spalla, ben salda, per evitarle di scappare.
-Perché sei così agitata?
La voce calda di lui le solleticava il collo, mentre il suo volto era nascosto sulla sua spalla. Jade tremava, non le piaceva quel contatto, la infastidiva, la turbava, aveva solo voglia di scappare. Sentiva come se stessero violando i suoi spazi e non voleva che uno sconosciuto stordito la toccasse.
-Lasciami.
Disse in un sussurro, restando immobile e rigida. Sentì le labbra di lui posarsi sul suo collo, con forza, come se volesse morderla.
Cercó di spingerlo via con le mani, ma la spinta più forte la diede lui.
Jade spaventata, sentì la pelle fredda del divano in contatto con quella della sua schiena e rabbrividì cercando di realizzare cosa stesse succedendo.
In un attimo vide il tipo sopra di sé che le bloccó le mani con una delle sue, mentre con l'altra le giró il viso verso di sé, così che fossero faccia a faccia.
Lei lo fissava sbigottita, chiedendosi cosa di quel ragazzo aveva trovato così affascinante e gentile, quando invece tutto ció che vedeva ora era un'espressione stordita e infastidita.
-Dai, non fingere che non ti piaccia. So' che é così.
Disse lui scocciato. Jade lo fissó disgustata e senza parole, sconvolta da tanta cattiveria che aveva sentito nella voce di lui. Ludwig scese di nuovo su di lei, fiondandosi sul suo collo, mentre la sua mano si spostava sulle sue cosce, stringendo forte.
Jade provó di nuovo a divincolarsi, ma percepiva tutto il peso del corpo di lui su di sé. Tremava per la paura mentre quelle mani cercavano di tirarle su la maglia e scoprirla.
-Giselle aiutami!
Urló in preda al panico, incapace di fare altro. Vide sua cugina dai  lunghi capelli rossi che si giró a guardarla, la vide barcollare e cadere. Jade non capiva più cosa stesse succedendo, ormai aveva smesso di sentire il suo corpo, perché sentirlo significava sentire anche il contatto con la pelle di colui che la toccava, con forza e violenza.
Vide dei bodyguard avvicinarsi alla cugina svenuta.
-HEI, I MINORENNI NON POSSONO STARE QUI.
Gridarono, provando a tirarla su.
Jade urló ancora e nonostante il frastuono della musica i bodyguard si accorsero di lei.
-SONO UNA MINORENNE!
Aveva urlato, per farsi portare via.
Vide i bodyguard avanzare con fare aggressivo che poi spinsero via con forza il ragazzo da lei. Gli dissero qualcosa ma lei non sentì, mentre lo tiravano per il colletto da qualche parte lontano dalla folla.
Un altro tizio un momento dopo l'aveva afferrata per il braccio, buttando fuori in malo modo sia lei che la cugina, mettendo fine a quella brutta esperienza.
Di lì a poco sarebbe sorto il sole, aveva pensato Jade fissando il cielo scuro di quella notte che diventava lentamente più chiaro. Era seduta ormai da ore su una panchina, poco lontano da casa, sua cugina dormiva, stesa accanto a lei e semicosciente, le labbra che ancora le tremavano per tutte le volte che, da quando avevano lasciato il locale, aveva rigettato anche l'anima.
Jade la fissó inespressiva, senza rabbia o rancore, solo un profondo senso di delusione e disgusto per tutto quello che era accaduto.
-Mi dispiace...
Sentì sussurrare a sua cugina, ormai senza forze, mentre le lacrime le rigavano gli occhi chiusi.
Jade continuó a fissare il cielo schiarire, spegnendo ogni emozione che sentiva risalire, lasciando andare pian piano quel senso di violazione che aveva provato il suo corpo.
-...lo so.
Rispose solo, con un tono glaciale. Chiuse le emozioni nel profondo del suo animo e gettó via la chiave.

Sconosciuti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora