1. L'infanzia con Riccardo

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I miei genitori provenivano dal futuro, per salvarmi, hanno preso una macchina del tempo e sono partiti per andare nel passato. Io ero appena nata.
Vivevamo in una casa vicino ad una bellissima ed enorme villa.
Quel giorno lì, mia madre mi aveva portata a fare una paseggiata, io ero dentro al passeggino.
Eravamo passate davanti alla villa, per ritornare verso la nostra casa.
<<Buongiorno!>> ci salutò una signora.
<<Buongiorno!>> rispose mia mamma.
<<Si è appena trasferita?>> chiese.
<<Eh si!>> esclamò la mamma.
<<Vorrebbe entrare a bere un po' di thè? Cosi ci conosciamo, visto che ormai siamo vicine di casa>>.
La mamma accetò ed entrammo nella villa.
C'era un bambino con i capelli maroncino/grigio.
<<Lui è mio figlio Riccardo!>> ci spiegò la signora.
Doveva avere qualche mese in più di me, lui giá gattonava.
Passarono le ore, la mamma e la signora diventarono subito amiche. Io intanto giocavo spesso con il piccolo Riccardo: lui mi faceva i dispetti.
Quando ero piccola, avevo i capelli marroncino scuro e gli occhi grandi e marroni; le dita paffutelle di Riccardo mi tiravano i capelli, io subito avevo i lacrimoni negli occhi.
<<No Riccardo! Non si fa!>> lo rimproverò la signora, io mi ero sentita in colpa che smisi di piangere.
<<Non è sucesso niente, visto?! Ha anche smesso di piangere.>>
Ogni giorno mamma e la signora si vedevano, quindi io e Riccardo ci incontravamo.
Siamo cresciuti insieme, eravamo come fratello e sorella; all'età di 2 anni abbiamo dormito insieme, a 3 anni io e lui "suonavamo" (o almeno ci provevamo) il piano e a 4 anni abbiamo giocato a calcio, ma purtroppo all'etá di 5 anni i miei mi avevano detto che dovevamo ritornare nel nostro spazio tempo.
<<Spazio tempo mamma? Che cos'è?>> le chiesi.
<<Tesoro, non dirlo a nessuno! Noi veniamo dal futuro, non apparteniamo a questo tempo! Sai, papá ha trovato lavoro nel futuro e quindi dobbiamo trasferirci la!>>
<<Anche Riccardo può venire con noi?>>
<<No tesoro! Mi dispiace, ora vestiti, tra un po' andiamo a trovare Riccardo e la sua famiglia e dopo partiamo!>>
Quindi mi vestì a malincuore, uscimmo di casa per poi entrare nella villa.
<<Ciao Nikky, cosa facciamo oggi? Giochiamo a calcio o suoniamo?>>
Con le lacrime negli occhi lo abbracciai metendomi a piangere.
<<Che succede?>> domandò.
<<Io, io, io...>> balbettai.
<<Tu?...>>
<<Io devo partire e non so neanche se torno!>> esclamai.
Anche lui poi si mise a piangere.
<<Non è giusto>> mi disse.
<<Lo so Riccardo!>>.
<<Prima di partire ti va se facciamo le cose che ci piacciono di più?>> mi propose.
<<Cioè?>>
<<Giocare a calcio e suonare al pianoforte>> disse sorridendomi.
<<Si!>> risposi con entusiasmo.
Mentre giocavamo i nostri sorrisi ritornarono, poi la mamma mi chiamò.
<<Nikky, andiamo!>>
<<Arrivo!>>
Corsi verso di lei, Riccardo mi prese la mano e mi accompagnò verso di lui abbracciandomi.
<<Mi mancherai!>> disse abbracciandomi più forte.
<<Anche tu!>> gli risposi.
<<Facciamo alcune promesse?>>
<<Quali?>> chiesi.
<<Tornerai, quando vuoi, però tornerai e io ti verrò a cercare. Poi, giocheremo a calcio e suoneremo insieme al pianoforte. Per ultimo, quando torni e ti troverò, io ti abbracerò.
Va bene?>>
<<Si!>>
Mi accompagnò al cancello.
<<Allora ciao!>> mi disse.
<<Ciao!>>
Salì sulla macchina del tempo, cammufata in un furgoncino.
<<Aspetta mamma ho dimenticato una cosa!>> scesi dalla macchina e mi misi vicino a Riccardo e gli diedi un bacino sulla guancia, lui diventò rosso, poi risalì sulla macchina e lui mi salutò con la mano e partimmo.

Inazuma Eleven Go: La Storia di NikkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora