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"Questa risulta l'ultima di una ventina di annotazioni.
Si osserverà leggendole che,
per quanto inventivo possa essere il diavolo,
lo schema quotidiano non variava mai.
Prima egli mi tentava e poi mi frustrava,
lasciandomi con un dolore sordo
alla radice stessa del mio essere."

Lo sguardo scivolava da sinistra a destra sulla pagina, così che ogni parola letta in silenzio andasse mano a mano a ricreare una frase fatta nella mia testa.

Ero concentrata sul libro saldamente stretto tra le mani e lo tenevo poggiato sulle cosce delle gambe rialzate, di cui avevo poggiati i piedi sul sedile di fronte al mio, per maggiore comodità, visto che la metropolitana era praticamente vuota, probabilmente per via dell'orario.

Stavo tornando a casa dopo una serata in compagnia da un'amica: poca gente, musica, un film a cui nessuno si è minimamente interessato, qualche sigaretta e tante risate, una cosa tranquilla insomma, ci voleva.
Inspirai dell'aria e nel momento in cui la espirai dalle labbra fuoriuscì una specie di sospiro che probabilmente Paul, seduto al mio fianco, fraintese.

Sentii infatti i suoi occhi puntati addosso pochi secondi dopo.

Inarcai un sopracciglio e lo guardai di sottecchi, confermando così il mio sospetto nell'intravedere i suoi occhi verdi che si spostavano dal mio viso al libro che tenevo in mano, ripetendo quest'azione al contrario, così premetti le labbra una sull'altra sentendo un fastidio al centro del labbro superiore, probabilmente per via di un taglietto creatosi grazie al vento e alle mie labbra perennemente secche, e richiusi il libro dando una rapida occhiata al numero scritto sul fondo della pagina che stavo leggendo, lasciando la prima di copertina a poggiare contro le cosce scoperte, accompagnando poi il libro a scivolare su queste verso il basso, fino ad arrivare al bacino, dove lo tenni appoggiato mentre giravo il capo e mi ritrovai poco dopo con lo sguardo puntato verso il ragazzo, tirando le labbra in un sorriso appena accennato.

«Sicura di stare bene?»
A quelle parole abbassai lo sguardo e schiusi le labbra, sbuffando scocciata mentre feci roteare gli occhi chiari e li riportai a guardare verso il libro, del quale accarezzai il retro con il polpastrello del pollice, sentendo nuovamente la voce roca del ragazzo.

«Am, non c'è niente di male nel far vedere che almeno un po' ti dispiace»
Sentii due delle sue dita fredde posarsi sotto il mio mento, obbligandomi a sollevare il capo per via della pressione dei suoi polpastrelli, con delicatezza, e cercò di farmi girare allo stesso modo il viso, così che tornassi a guardarlo, poi mi sorrise.

«Stare male è umano, non devi aver paura»
Mano a mano che ascoltavo le sue parole allargavo un sorriso sulle labbra, aveva un'espressione seria e convinta mentre pronunciava quelle parole e mi sembrava una situazione così buffa che l'unica cosa che feci alla fine fu scoppiare a ridere, letteralmente.

Socchiusi le palpebre e lasciai ricadere all'indietro il capo mentre lasciai la presa del libro con una mano e la portai a diretto contatto con la stoffa della maglia svolazzante che copriva il mio busto, sfiorando appena la pelle sottostante con la pressione dei polpastrelli.

Paul mi guardò dapprima sorpreso, poi sospirò soffiando dell'aria dalle narici e premette le labbra tra loro mentre alzava a mezz'aria le mani, tenendole all'altezza delle spalle, tornando a parlare.

«E va bene, non dico più nulla, proprio non mi prendi sul serio»
Cercai di tornare in me, rallentai la risata lasciando che dal sorriso trasparisse comunque del divertimento, allontanando poi la mano dalla postazione presa per portarla al viso e scostare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Oh andiamo Paul, - cominciai, dandogli una leggera pacca sulla spalla destra - dovresti vedere le espressioni che fai quando mi parli in questo modo»
Feci una pausa, tenendo lo sguardo dritto sul suo viso e scrollando le spalle, storcendo appena le labbra in una piccola smorfia.

«Sto bene davvero, Paul. Ti ricordo che stiamo parlando di un criceto, lo adoravo e ci ero affezionata, ma non esageriamo»
Era esilarante, all'apparenza sembrava una cosa seria mentre nel dettaglio era imbarazzante.

Sbuffò ed io scossi lievemente il capo cercando di non ridere ulteriormente, mentre Paul lo fece, cercando però di mascherare la risata.

«Parlavo di Chris»
«Paul..»
Mormorai il suo nome a mezza voce, sperando che chiudesse il discorso.

«Va bene, scusa. Comunque, stasera avresti dovuto avvisare Matt, tu sai quanto tenga a Tanya»
Era stata davvero una bella serata e volevo solo tornarmene a casa e sdraiarmi tra le coperte calde del mio letto per dormire, non pensare anche ai problemi altrui.

«Dico solo che avresti potuto dirgli che Tanya avrebbe portato un altro ragazzo stasera»
Continuò, dopo un attimo di pausa che mi rifiutai di occupare con una risposta.

«Paul, dovranno risolversela tra loro, prima o poi»
Sbuffai il suo nome scocciata, ero davvero stanca di parlarne.

«Vorrei solo evitare scompiglio nel gruppo» e si voltò a guardare fuori dal finestrino alla sua sinistra, tamburellando la punta delle dita sulle cosce magre coperte da uno strato di jeans neri.

A volte ero quasi gelosa del suo corpo: era abbastanza alto, magro e non troppo muscoloso, tutto nel giusto, nel perfetto.

«Io sono arrivata, ci vediamo domani va bene?»
Annuì soltanto e mi avvicinai a lui sporgendomi con il busto fino a sfiorargli la spalla con la mia, respirandogli sul collo con un piccolo sorriso mentre mi avvicinavo ed arrivavo sempre più vicina alla sua guancia, affondandoci poi le labbra per una manciata di secondi.

«Suvvia Collins, non avrai intenzione di tenermi il muso, spero»
Allargai appena il sorriso mentre lui girava nuovamente il viso verso di me e delineava uno di quei suoi sorrisetti irresistibili.

«Vattene da qui, Miller» un cenno d'accordo con il capo, una risata trattenuta e mi alzai dal sedile recuperando velocemente la borsa poggiata su quello di fronte, dove tenevo poco prima anche i piedi, infilandoci accuratamente il libro e camminando nel frattempo verso le porte, aggrappandomi ad un palo vicino mentre aspettavo la frenata e sistemavo la borsa sulla spalla.

Appena le porte si aprirono feci un passo verso l'esterno, avendo anche un leggero sobbalzo col quale feci dei passi veloci in avanti, rallentando poi e voltandomi a salutare con la mano il ragazzo, indietreggiando mentre vedevo la metropolitana ripartire e sfrecciare nella galleria.

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