fourth

58 7 1
                                    

Aprii lentamente gli occhi sbattendo le palpebre più volte prima di riuscire a tenerli socchiusi, mentre la luce del sole di fine estate entrava dalla finestra ed illuminava la mia stanza.

La finestra che vidi essere socchiusa ma a cui non diedi molta importanza.

Mi stiracchiai restando girata sulla schiena, allungando le braccia in parte a me e spostandole a scatti, piegandone una per avvicinare la mano al viso e sfregare gli occhi mentre con l'altra mi imbattei in un pezzo di carta, appena sopra il cuscino.

Voltai lo sguardo, quasi di scatto, cercando di aprire gli occhi ma si vedeva chiaramente che ero ancora rimbambita, presi il foglietto tra le mani e cercai di focalizzare le lettere scritte in penna.

"Grazie per ieri sera, spero di rivederti presto e, perché questo accada, ti lascio il mio numero.
Chiamami appena puoi.
Cameron"

Sorrisi automaticamente nel leggere quelle parole e subito dopo girai il viso per poter controllare l'orario sulla sveglia mentre lasciai ricadere le mani sul ventre ancora coperto dal sottile lenzuolo stropicciato.

10:03
Avevo dormito davvero poco, anzi, non avevo dormito affatto visti i miei standard, ma poco importava, avrei recuperato quella stessa sera.

Mi misi a sedere tra le coperte alzando lentamente il busto e di conseguenza il capo, in controvoglia, lasciando scivolare i capelli mossi dietro la schiena prima di inclinare lievemente il capo verso il basso ed abbassare anche lo sguardo, rileggendo il biglietto con una piccola smorfia.

Quando avrei dovuto chiamarlo?

Sbuffai.
Scelte, scelte, scelte.
Scostai le coperte dalle gambe e scesi dal letto spostandomi a piedi scalzi per la stanza alla ricerca di un paio di infradito, infilai una felpa leggera, grigia chiara e dotata di cappuccio ed infine camminai verso la porta della stanza, abbassando lo sguardo per notare così l'assenza dei bagagli di Cameron.

Sbuffai ancora.
Di prima mattina non si può fare altro, se non tirar giù qualche santo dall'empireo.
A mente, ovvio.
Le forze per parlare arrivano solo dopo pranzo.

Aprii la porta ed uscii percorrendo le scale fino al piano terra, sentii delle voci ed una porta chiudersi, ma non ci feci troppo caso poiché ero intenta a cercare di non scivolare sulle scale e cadere come un sacco di patate, come già successo più volte con quelle maledette infradito addosso, poi alzai lo sguardo e sussultai alla sua vista, facendo un balzo indietro.

Cameron stava in piedi davanti alla porta d'ingresso con il braccio di mio padre attorno alle spalle ed il trolley e la borsa in mano, mi fissava sconcertato quanto me mentre mio padre accanto a lui sorrideva a labbra spalancate così da mettere in mostra i suoi denti poco perfetti.

Deglutii, in un primo istante, pensando che ci avesse scoperti, poi quest'ipotesi svanì dalla mia mente nel ricordare il suo respiro profondo e rumoroso della sera prima, allora pensai che l'avesse trovato per strada e l'avesse portato qui per dargli una casa, per compassione, ma quello stesso pensiero fu sormontato dal fatto che Cameron aveva una casa in cui andare, una famiglia che lo ospitava, anche se io non sapevo quale fosse.
Solo che lui si aggirava nei pressi di casa mia, aveva l'indirizzo.
La casa che cercava era la mia, ma lui non ne aveva la minima idea.

Dubbi e speranze che non fosse vera nemmeno questa ipotesi furono completamente spazzate via dalle parole di mio padre.

«Amanda, ti ricordi di Cameron?»
Mormorò, guardandolo fiero dall'alto.

A quelle parole però rimasi perplessa.
Ricordi? Oh cielo, sa davvero tutto ed ora lo ammazza davanti a me.

«Cosa dovrei ricordare, esattamente?»
Tentai, mormorando quelle parole un po' titubante mentre guardavo mio padre ed ignoravo lo sguardo di Cameron puntato su di me.

«Ti ricordi Dallas, quel mio amico del campeggio?»
«Mhn, quello del liceo e del college?»
«Esatto! Ecco, questo è suo figlio, mi pareva aveste giocato insieme da piccoli qualche volta. Tesoro, non hanno mai giocato insieme?»

Mia madre apparì dal corridoio e mi girai a guardarla mentre le mie gambe tremolavano, lei annuì e mormorò
"sì amore, siamo andati al mare con loro per due anni di fila"
Avvicinandosi nel frattempo a Cameron che ora guardai e vidi accennare un sorriso, ricambiando l'abbraccio stretto di mia madre che sottovoce gli faceva i complimenti su quanto fosse cresciuto e su come fosse diventato bello.

Abbassai lo sguardo, divertita dalla situazione.

Poi iniziai a ricordare.
Varie immagini confuse si fecero strada nella mia mente, castelli di sabbia, gridolini, risate ed un bambino pieno di crema solare che scalciava la sabbia calda nel correre verso l'acqua limpida del mare.

La sua risata mi era così familiare, ora sapevo perché.

Alzai lentamente il viso, probabilmente ora avevo un'espressione più seria perché Cameron mi guardò confuso.

«Adesso Amanda ti accompagna nella tua stanza»
Mi voltai a guardare mio padre non avendo la minima idea di quale dovesse essere 'la sua camera', mentre mi riprendevo ed ignoravo le immagini nella mia testa.

«La camera di tuo fratello, Amanda»
Schiusi le labbra mormorando un 'oh, certo' ed un 'vieni pure' mentre indietreggiavo verso le scale, facendogli segno di seguirmi con la mano.

Appena mi affiancò, dopo aver ringraziato i miei genitori, salimmo insieme le scale ed io tenni lo sguardo fisso verso queste mentre incrociai le braccia al petto.

«È la seconda volta in meno di cinque ore che faccio queste scale con il trolley in spalla»
Sussurrò, quando poco dopo arrivammo al piano superiore, dopo aver tirato un lungo sospiro, allora alzai lo sguardo e mi girai per guardarlo mentre lentamente mi avvicinavo alla camera di mio fratello.

«Non la terza?»
Quella mattina se ne era andato, doveva essere passato per forza dall'ingresso.

Osservando la sua espressione un po' divertita ed un po' imbarazzata rimasi confusa, ma non faceva altro che mormorare 'eh', allora lo incitai a spiegarsi mentre mi inchiodai davanti alla porta bianca della camera di mio fratello ed afferrai la maniglia con una mano.

OneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora