eighth

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Camminavo a passo svelto accanto a Cameron, con lo sguardo basso e le braccia incrociate, strette al petto, per cercare di non pensare all'aria fredda che si era creata nel corso della serata e che si scontrava contro la mia pelle nuda, facendomi venire la pelle d'oca.

Erano le due meno un quarto del mattino, avevo sforato dal coprifuoco di almeno un'ora e speravo soltanto che i miei si fossero addormentati.

Un brivido mi percorse la schiena e tremai quando svoltammo in una via non circondata dalle case - che solitamente fanno da barriera per il vento - e notai con la coda dell'occhio una felpa penzolare dalla mano di Cameron, puntata verso di me.

Girai il viso ed alzai lo sguardo su di lui per sorridere, confusa, mentre aspettavo che parlasse.

«Prendila, non vorrai morire di freddo»
Schiusi le labbra riabbassando lo sguardo sulla felpa per un breve attimo e poi tornai a sorridere, decidendo di accettarla e, quindi, allungai una mano per afferrarla.

«Tu non hai freddo?»
«No, sto bene anche così»
Mi sorrise a sua volta ed io riabbassai lo sguardo sulla felpa per infilare le braccia nelle maniche e poi accompagnare la felpa fino al capo, così da infilare anche la testa nel buco giusto e lasciarla poi ricadere lungo i fianchi mentre rallentavo il passo.

Tenendo lo sguardo basso mentre la sistemavo notai che mi copriva i pantaloncini, lasciando però scoperta solo una piccola parte della cucitura sul fondo, e le maniche arrivavano a coprirmi tutta la mano senza il bisogno di tirarle. Non mi dispiaceva comunque, mi teneva al caldo e poi amavo il colore rosso.

«Grazie»
Gli sorrisi nuovamente avvicinandomi poi a lui per affiancarlo e riprendere la camminata.

«Paul mi ha chiesto se domani pomeriggio mi va di uscire con lui e Matthew»
A quelle parole tornai a guardarlo e dopo qualche secondo di silenzio sorrisi e presi a parlare, in tutta tranquillità.

«Dove avete pensato di andare?»
Teneva lo sguardo puntato davanti a se e le mani infilate nelle tasche anteriori delle bermuda in jeans, ma alla mia domanda girò il viso e fece scontrare i nostri sguardi con un'espressione tranquilla sul volto.

«Non lo so, hanno parlato di un supermercato..»
«Wow, ti fanno vedere la parte più bella del paese, che bravi..»
Mormorai poco entusiasta nel far mente locale sul luogo appena citato.

Avevamo tre supermercati nel paese, uno non era mai stato aperto, aveva solo un'insegna mezza rotta e decadente che ogni tanto faceva qualche scintilla dando segni di vita, ma niente di che;
un altro era in centro ed era il più frequentato, soprattutto da chi voleva essere sicuro di tornare a casa con tutta la spesa e che non gli scippassero il latte;
mentre il terzo era.. Beh, quello dello scippo.

Lì ci andava soprattutto chi viveva nei condomini li accanto, ma solo alla luce del sole.

La sera era un ritrovo di spacciatori, ma quella era ancora la bella gente.

Finché stavi nel tuo, loro si facevano i fatti loro.

I fatti, appunto. Che simpatica.

Comunque, visto che quello abbandonato aveva accanto un fossato pieno di rifiuti e topi morti, quello in centro era in centro e troppo affollato, capii senza troppi ragionamenti di quale supermercato stesse parlando.

Molti il pomeriggio si ritrovavano per andare con lo skate o con i pattini a rotelle nel parcheggio sul retro, altri per nascondersi dai genitori e poter fumare in santa pace, ma non era un problema nostro, effettivamente.

«Vuoi venire anche tu?»
La sua espressione si fece più cupa, quasi preoccupata, e guardandomi aggrottò lievemente le sopracciglia.

Scossi il capo ed inchiodai davanti al vialetto di casa per svoltarci dentro e camminare sulla ghiaia fino alla porta d'ingresso.

Alzai la felpa con una mano per scoprire la parte destra dei pantaloncini ed estrassi le chiavi dalla tasca, togliendole dal moschettone legato ad uno dei passanti dei pantaloncini.

Alzai lo sguardo su Cameron e poi diedi un'occhiata veloce alla finestra dietro di lui, notando la luce della televisione accesa al buio riflettere contro il vetro della finestra, allora alzai l'indice della mano destra teso davanti alle labbra per fargli segno di stare in silenzio mentre con l'altra mano infilavo lentamente la chiave nella serratura ed allo stesso modo la giravo, facendo scattare il blocco ed aprendola, sempre lentamente.

«Ho un déjà-vù»
Sussurrò tra i miei capelli, facendomi rabbrividire nel sentire, in più, la sua mano calda contro la schiena.

Sorrisi divertita alle sue parole, visto che era la seconda sera che lo facevo entrare in casa così.

Entrai e mi voltai subito a guardare verso il divano in salotto sul quale i miei genitori dormivano uno contro l'altro illuminati dalle immagini della televisione.

Mi voltai e richiusi la porta, ritrovandomi Cameron di fronte.

Alzai lentamente lo sguardo e vidi il suo sorriso illuminarsi nel buio, così non potei fare altro che rispondere con lo stesso gesto.

«Andiamo»
Mormorò poi, dando una veloce occhiata al salotto mentre io annuivo e mi giravo, dandogli le spalle.

Sfilai le scarpe e le tenni in una mano così da salire in punta di piedi le scale e non fare troppo rumore, arrivando davanti a camera mia in un batter d'occhio.

Lanciai all'interno le scarpe e tornai a girarmi verso Cameron che nel frattempo stava salendo l'ultimo gradino e si stava avvicinando a me.

«Buonanotte, Amanda»
Feci una smorfia alle sue parole, poi sorrisi e mi alzai sulle mezze punte, posando le mani sulle sue spalle, così da avvicinare il viso al suo e lasciargli un leggero ed umido bacio sulla guancia.

«Notte, Cam»
Indietreggiando vidi semplicemente il suo sorriso venire coperto dalla porta della mia stanza, che mano a mano si chiudeva alla mia spinta.

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