Dovetti sbattere le palpebre parecchie volte prima di riuscire a focalizzare dove mi trovassi, ricordando bene la sera prima, sì, ma nel dettaglio solo fino a quando uscii dal locale la seconda volta.
A grandi linee sapevo dove mi trovavo, comunque.Mi misi a sedere, lasciando cadere il lenzuolo sul ventre, mentre mi guardavo intorno, nella stanza vuota, quando un profumo di brioche e caffè attirò la mia attenzione facendomi alzare dal letto e camminare fino alla porta della stanza, per varcarla e poi percorrere il corridoio fino a ritrovarmi in un'ampia stanza che conteneva il soggiorno, diviso dalla cucina grazie ad un muro in pietra con un buco rettangolare al centro, dal quale intravidi spostarsi la figura di Daniel.
Decisa camminai verso di lui, salutandolo timidamente quando si accorse della mia presenza e mi salutò con un sorriso.«Buongiorno»
Mi misi a sedere su uno degli sgabelli rossi al bancone e lo guardai, mentre indaffarato si spostava nella cucina.«Latte, caffè o caffellatte?»
Mi domandò, tenendo stretta in una mano la caffettiera bollente.«Caffè, grazie»
«Se vuoi una brioche prendila pure, le ho appena prese»
Mi disse, mentre riempiva le due tazze.
Si avvicinò a me porgendomene una e successivamente si sedette sullo sgabello accanto, girandosi verso di me mentre sorseggiava il suo caffè.«Come ti senti?»
«Bene, sì..»
Dissi, abbassando lo sguardo verso il caffè fumante all'interno della tazza, un po' imbarazzata.«Devo ringraziarti per ieri e beh, anche scusarmi..»
«Scusarti di cosa?»
Accennò una risata, prima di riprendere a bere dalla tazza.
Feci un sorso deglutendo il caffè che mi scaldò lo stomaco, procurandomi una sensazione di sollievo.«Devo aver detto o fatto cose imbarazzanti..»
Mormorai poi, tenendo lo sguardo basso prima di rialzarlo alla sua domanda.«Non ti ricordi nulla?»
«Sì, mi ricordo a grandi linee cosa ho fatto, ma cosa ho detto no..»
«Ma fatto sì?»
Non risposi, per un attimo rimasi zitta e lo fissai.
Avevo combinato qualcosa, glielo leggevo negli occhi.«Magari se mi racconti, ricordo anche di più..»
Mormorai titubante, aspettando di vedere una reazione da parte sua.
Poi mi venne un flash, cominciai a fantasticare
«Abbiamo.. ehm..»
Balbettai, sperando che intuisse di cosa stessi parlando, senza dover continuare.«Dici fatto.. Oh, no, no»
Scosse il capo, per enfatizzare la risposta, ed io presi un respiro di sollievo.«Però ci siamo baciati»
Alzai lentamente lo sguardo verso la sua espressione serena, dopo aver detto quelle parole.
Involontariamente gli sorrisi, continuando a fissarlo negli occhi, poi sentii qualcosa vibrare, accanto alla mia mano e sobbalzai leggermente abbassando d'istinto lo sguardo per vedere cosa fosse.«Cosa ci fa qui il mio cellulare?»
Chiesi confusa, prendendolo con una mano per avvicinarlo e guardare chi mi stava chiamando:
"Tanya".
Sospirai ed appoggiai nuovamente il telefono sul banco, tornando a guardare il ragazzo di fronte a me che nel frattempo mi stava rispondendo.«È tutta la mattina che suona, non volevo svegliarti visto che non era tua madre, allora l'ho portato di qui»
Annuii alle sue parole e riabbassai lo sguardo sullo schermo, notando il numero delle chiamate perse, tutte da Tanya, tranne una da Cameron.
Alzai lo sguardo sull'orologio e notai quanto fosse tardi, balzando in piedi.«Devo andare»
Annunciai, facendo balzare in piedi anche lui, mentre correvo verso la camera alla ricerca della mia borsa, che afferrai per estrarre il paio di jeans che mi ero portata come cambio ed indossai velocemente, afferrando le scarpe e correndo poi verso il soggiorno, di nuovo, mentre mi infilavo i calzini.«Riesci ad accompagnarmi a casa?»
Mormorai, pregandolo con un'espressione del viso che mutò, convincendolo senza troppi preamboli.
Riuscii ad infilare le scarpe ed uscire di casa poco dopo, salendo in macchina in un batter d'occhio e partendo.«Ti ricordi dove abito?»
Chiesi, accennando una risata e mantenendo un piccolo sorriso divertito mentre guidava.«Se ti dico di sì sono sicuro che sbaglio, quindi vedremo, non dico niente»
«Scaramantico?»
«Credo che le gufate siano sottovalutate»
Rispose, rubandomi un altro sorriso mentre accostava, azzeccando la casa.«I miei complimenti»
Dissi, slacciando la cintura e sorridendo al suo piccolo inchino, che fece scherzando.
Presi un respiro e, espirando l'aria dalle labbra, abbassai lo sguardo per un breve istante.«Grazie ancora, per tutto»
Tornai a guardarlo, negli occhi, notando un piccolo sorriso farsi strada tra le sue guance soffici.«Ci vediamo domani, Amanda»
«A lezione, sì»
E qui, solo silenzio per qualche istante.«Quindi, tanto per essere sicuri della decisione, quello di ieri sera..»
«Era l'ultimo, sì»
Annunciai, ricordando vagamente le mie parole.«Lo ricordi bene»
«È giusto così»
E gli sorrisi, prima di avvicinarmi lentamente a lui e, sfiorandola dapprima con la punta del naso, premere le labbra contro la sua guancia, lasciandogli un piccolo ed umido bacio prima di scendere dall'auto e camminare a gran passo verso la porta d'entrata, che aprii, girandomi a guardare l'auto mentre sfrecciava sull'asfalto.«Bentornata, come è andata da Martha?»
La voce di mia madre mi fece sobbalzare, per poi farmi girare di scatto verso di lei, che si stava avvicinando alla porta.«È ancora lì suo padre? Lo ringrazio»
«No, ma mi ha detto di salutarti e di dirti che oggi partono, un viaggio di famiglia, non mi pare il caso di disturbare..»
Mentii, mordendomi la lingua prima di dire altre balle.
Mi sorrise e mi lasciò un bacio in fronte prima di allontanarsi chiedendomi come fosse andata, allora le risposi omettendo tante cose, praticamente tutto, ed inventandone altre.
La cosa non mi piaceva affatto, ma per il momento non avevo altra scelta.Dopo varie domande riuscii a svignarmela grazie alle lamentele di mio fratello Thomas, così salii al piano superiore ed entrai in camera mia, abbandonando la borsa sulla sedia della scrivania.
«Ehi festaiola, passata bene la serata?»
Mi voltai nel sentire quella voce, Cameron, e lo squadrai da capo a piedi prima di voltarmi e svuotare la borsa.«Che ti prende? Ieri sera ti ho chiamata..»
«Anche io»
Risposi schietta.«Sì, lo so»
«Senti, ti ho visto con Duncan e quella bionda ieri sera, non venirmi a fare la sceneggiata del ragazzo pentito quando non lo sei, in realtà»
Aggrottò la fronte e si staccò dal muro per avvicinarsi a me, facendo un passo all'interno della stanza.«Mi hai chiamato per questo?»
«Per sapere se stavi bene, che ne so io di che cosa avresti fatto»
«Appunto, non lo sai»
Mi voltai ed iniziai a guardarlo, incrociando le braccia al petto.«Allora dai, erudiscimi»
«Arrangiati»
Disse scocciato, girandosi ed iniziando a camminare verso la sua camera mentre dietro di lui fece in tempo a passare mia madre, con la cesta dei panni sotto il braccio.«Ragazzi non litigate, Thomas è giù»
Guardai mia madre prima di sbuffare e chiudere la porta con poca eleganza, mi dava sui nervi il suo comportamento da menefreghista.
Cominciava a starmi sui nervi, lui.

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One
Fiksi Remaja"per quanto inventivo possa essere il diavolo, lo schema quotidiano non variava mai" Voleva un'estate entusiasmante, voleva dare una svolta alla sua vita. Con l'inizio del nuovo anno scolastico, Amanda Miller rimpiangerà i bei vecchi tempi in cui er...