nineteenth

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Lunedì, primo giorno della settimana.
Difficilmente passa in fretta, difficilmente rende felici le persone.
Tutti sembrano un ammasso di zombie, il lunedì.
Il weekend è devastante ed il doversi sforzare tutta la domenica per fingere che il sabato sera non sia successo niente, comporta di dover rimandare la fase rincoglionimento a lunedì.

Finalmente era arrivata l'ultima ora, la buona notizia era appunto questa, che era l'ultima ora, l'altra era che era l'ora di Daniel.
Entrò in classe e tutti corsero al proprio posto, salutando educatamente mentre anche lui rispondeva, con un sorriso.
Scrutò l'intera classe soffermandosi maggiormente su di me, come se mi stesse cercando, per poi abbassare lo sguardo e chiederci come stavamo.

Cominciò la lezione e lo ascoltai, non riuscii a farne a meno.
Anche se ero abbastanza lontana riuscivo a focalizzare alla perfezione le sue labbra che si muovevano per pronunciare ogni singola parola, non riuscendo a perdere la concentrazione nemmeno un secondo, se non per rispondere alle domande di Martha, accanto a me.
Ogni tanto mi guardava, spesso, ed io poche volte riuscivo a sostenere lo sguardo.
Quando suonò, tutti scattarono in piedi con le cartelle già fatte, mentre io mi affrettai per sistemare le mie e mettermi in spalla la cartella, ritardando come mio solito.
Passai accanto alla cattedra e lo guardai, per salutarlo, ma mi chiese di aspettare un attimo e si avvicinò alla porta salutando l'ultima ragazza che stava uscendo, per poi chiuderla.

«Hai lasciato queste, ieri»
Disse, annunciando così una borsa di plastica dentro la quale trovai il mio vestito.

«Non mi ricordavo nemmeno, grazie»
Gli sorrisi, ricordandomi poi anche della maglietta.

«Oh, vuoi indietro la tua maglia, immagino»
«No, non importa, ne ho tante»
Disse, alzando le spalle.
Annuii, premendo le labbra una sull'altra ed in seguito indietreggiai, prendendo un respiro.

«Allora, vado»
«Ciao, Amanda»
Mi fermai di fronte alla porta chiusa, al suo saluto.

«Arrivederci»
Dissi io, pensando di far risultare il nostro rapporto più professionale, voltandomi, poi, e camminando fuori da lì.

Tornata a casa Thomas mi corse in contro, nascondendosi dietro alle mie gambe, urlando, quando poco dopo apparve Cameron che lo stava rincorrendo.

«Prendi lei, prendi lei»
Cercò di sacrificarmi mio fratello, prima di essere preso da Cameron e caricato in spalla, urlante, per poi essere lasciato ricadere sul divano, così da fargli il solletico.

«Mamma e Papà?»
Chiesi, ricevendo una risposta da Cameron che fermò il movimento delle dita sull'addome di Tom.

«Hanno detto che tornano stasera dopo cena, sono ad un ricevimento, ci hanno lasciato i soldi in cucina»
Annuii alla sua risposta e gli sorrisi per ringraziarlo, decidendo di andare in camera mia per lasciare la cartella e mettermi comoda.
Quando tornai al piano inferiore Thomas stava guardando i cartoni animati, mentre Cameron si stava allacciando le scarpe.
Rallentai, scendendo piano gli ultimi due gradini mentre lo fissavo.

«Esci?»
«Devo vedere una persona»
Rispose schietto, alzandosi e camminando veloce verso le scale, passandomi accanto, sfiorandomi la spalla con il braccio.
Lo fermai, afferrando velocemente il suo polso per dare un'ultima veloce occhiata a mio fratello e poi rivolgermi a Cameron, alzando lo sguardo verso i suoi occhi.

«Non fare cazzate»
Si liberò dalla mia presa e se ne andò, dopo aver ascoltato le mie parole con attenzione.
Lo aspettai, sedendomi sul divano in soggiorno, accanto a Tom, per poi saltare in piedi nel vederlo ricomparire dalle scale.
Mi avvicinai alla porta dove lui si stava dirigendo a gran passo, per poi fermarlo con una semplice domanda.

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