twelfth

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Ah, il weekend, la parte della settimana più ambita da ogni studente.
Viviamo ogni giorno aspettando "il sabato sera", durante il quale la scuola si dimentica (nella modalità che più uno preferisce).
Il centro rimane vuoto, come sempre, ma i bar si riempiono e lo stesso i locali e le discoteche, traboccanti di ragazzini sudati e, diciamolo, per la maggior parte anche con gli ormoni in fermento.

Avvicinai la mano al viso e presi tra le labbra il filtro della sigaretta, ormai al termine, che tenevo tra l'indice e l'anulare, così da fare un ultimo tiro e lanciare il filtro bruciacchiato a terra.

«E ora, che facciamo?»
La voce di Tanya attirò la mia attenzione, che prima era posta sul fumo, il quale, lento, usciva dalle mie labbra e danzava nell'aria.

I weekend estivi, specialmente quelli verso fine agosto, erano i più monotoni e noiosi dell'anno.

Per prima cosa, l'estate stava per finire, il che significava abbandonare la monotonia rilassante per una monotonia che dava alla testa, in senso negativo;

Seconda cosa, in estate i giorni sono tutti uguali, quindi tutti i giorni sono weekend e mano a mano che si va avanti diventa noioso ripetere le stesse cose tutte le sere.

In quel momento io, Tanya e Cameron eravamo seduti su una panchina del parco, aspettando ansiosi che qualcosa smuovesse la nostra vita e ci facesse risvegliare.

Giocherellavo con le dita ormai vuote mentre sentivo vari sbuffi provenire da Cameron, alla mia sinistra.

Ero seduta al centro e Tanya stava alla mia destra, un po' come Dio e Gesù.

«E se..»
Cominciai, storcendo però le labbra e sbuffando nel scivolare verso il basso contro lo schienale della panchina.

Tanya ad un certo punto si alzò, posando i pugni ai fianchi.

«Non so voi, ma io mi sono rotta, davvero – esordì, gesticolando con la mano sinistra inizialmente – adesso alzate quei bei culetti e andiamo a ballare»

Ci fu un attimo di silenzio durante il quale io e Cameron fissammo Tanya, girandoci poi a guardarci reciprocamente.

Alzammo le spalle ed in seguito seguimmo le indicazioni della ragazza, affiancandola.

Ripercorremmo il viale fino al cancello del parco e ci incamminammo verso la discoteca, appena fuori paese.

Fortunatamente avevamo già fatto molta strada a piedi nella noia, quindi non ci volle molto per raggiungere il paese accanto, ed entrammo, illuminati dalle luci colorate.

«Me lo sento, pesterò del vomito una volta o l'altra»
Urlò Tanya per farsi sentire, mentre con una smorfia e gli occhi puntati verso il basso scrutava ogni centimetro del pavimento.

«Vado a prendere da bere»
Urlò poi Cameron, facendomi voltare verso di lui.

Annuii e gli indicai i divanetti intorno alla pista, per fargli sapere che l'avremmo aspettato lì.

Ci avviammo facendoci strada tra le persone e l'odore di sudore, cercando di sfiorare il meno possibile le canottiere a macchie e le camicie sbottonate con le maniche arrotolate fino al gomito.

Ci lanciammo subito sul primo tavolo libero che ci trovammo una davanti all'altra, spostandoci lungo il divanetto a mezzo cerchio fino a ritrovarci vicine, al centro.

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