sixteenth

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Tamburellai per l'ennesima volta le dita sul tavolo in legno al quale stavo seduta, in cucina.
Mamma era passata già tre volte, con la scusa di prendere da bere, mentre io fissavo con ansia l'orologio sulla parete color panna nell'attesa del coprifuoco e dunque del ritorno di Cameron.

Uscito da scuola era subito scomparso, nemmeno il tempo di salutarci, a cena non si era presentato ed io cominciavo a preoccuparmi, e non poco.
Una mano calda scivolò sulla mia spalla, facendomi sobbalzare per via dello stato di trans in cui mi trovavo.

«Tesoro, vai a letto ora, è tardi»
Mormorò mia mamma, stampandomi un piccolo bacio sulla tempia.
«Cameron?»
Domandai assonnata.

«Dovrebbe arrivare tra poco, mi ha scritto. Io vado a letto, buonanotte Amy»
«Buonanotte mamma»
Le sorrisi, voltandomi a guardarla ed alzandomi poco dopo, sospirando mentre camminavo verso le scale e spegnendo le luci nelle stanze che lasciavo.

Salii lentamente ogni gradino mentre preoccupata mi giravo ogni tre passi per controllare la porta, sempre ferma, sempre chiusa.
Arrivata di fronte a camera mia, decisi di prepararmi, spogliandomi ed indossando il pigiama, decidendo però di indossare un maglione al posto della maglietta a mezze maniche, visto che cominciava a fare freddo la notte, mantenendo però i pantaloncini neri.

Aprii la porta della camera e spensi la luce, uscendo, nel tentativo di raggiungere il bagno, quando alzando lo sguardo mi trovai davanti la figura di Cameron che camminava spedito verso la sua stanza.

«Cam»
Esclamai, avvicinandomi in fretta a lui mentre si girava a guardarmi, serio.

«Ti senti bene?»
Mormorai titubante, sentendolo sospirare, prima di rispondere con un "Sì" veloce.
Aggrottai le sopracciglia ed afferrai il suo viso con entrambe le mani, con decisione, tirandolo verso il basso, in modo da scrutare i suoi occhi e notare quanto fossero lucidi, mentre le sue pupille dilatate.

«Cosa ti sei fatto?»
«Amanda»
Scocciato tolse le mie mani dal suo viso e si fiondò in bagno, non curandosi di chiudere la porta a chiave, ma solo di socchiuderla, così entrai poco dopo, lentamente, chiudendo la porta alle mie spalle.

«Cameron, se c'è qualche problema puoi parlarne con me..»
Mormorai, cercando di essere il più amichevole possibile mentre tentai di avvicinarmi a lui, che stava con le mani posate ai bordi del lavandino, facendo passi piccoli.

«Non sono fatti tuoi, vattene via»
Mi fermai, scrollando le spalle ed abbassando lo sguardo verso i miei piedi nudi che, a diretto contatto con le piastrelle, soffrivano il freddo.

«Però la droga è la maniera giusta di affrontare i fatti tuoi, giusto?»
Mormorai, ora con un tono più acido, aspro.

«Senti, ma perché li odi tanto, quelli? Fanno quello che gli pare, aiutano senza fare troppe domande, cosa ne vuoi sapere tu?»
Aveva alzato il tono di voce, facendomi irrigidire sul posto.

«Io qui ci vivo, Cam, le voci girano»
«Ma sono voci sbagliate»
«Ho avuto prove concrete che non lo sono»
Ora sentii gli occhi pizzicare.
Tirare in ballo quel discorso era come ricevere una coltellata dritta nel petto, ogni volta.
Alzò la testa a quelle mie parole e mi guardò dal riflesso dello specchio, di fronte a lui.

«Te lo chiedo di nuovo Cam, ti prego, non uscirci più con quelli»
Mormorai, dopo aver ripreso controllo e qualche respiro profondo, ricevendo solo indifferenza da parte sua.

Annuii, avendo ricevuto il messaggio.
«Sappi che non voglio saperne niente, non ci ricasco un'altra volta»
Avvisato di ciò, mi voltai e me ne andai, lasciando la porta spalancata alle mie spalle, mentre chiusi quella della mia stanza con cura, una volta che entrai.

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