La serata

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Uscimmo da quel piccolo bagno per dirigerci nella sala principale, Valentina camminava spedita nonostante i tacchi, facendomi convincere sempre di più che se li avessi messi anche io mi sarei fatta licenziare in meno di una serata. Quando entrammo, trovai Alessio che parlava con un ragazzo incappucciato, ridevano e sembravano molto in confidenza, avvertendo la nostra presenza il ragazzo si girò: Gennaro. 

Cominciai ad agitarmi, immediatamente arrossii e restai con un'espressione incerta sul viso. Lui sembrava non essere minimamente scosso dalla mia presenza, si avvicinò a Valentina e la salutò affettuosamente, dopodiché si avvicinò a me sorridendo, con una vena di arroganza, quasi compiaciuto di vedere che la sua presenza mi faceva sentire profondamente a disagio.

-"Ciao, Eli." Di nuovo quel soprannome, nessuno gli aveva dato il diritto di chiamarmi così. Appoggiò la mano destra sul mio relativo fianco e mi porse la guancia, come se fosse scontato che dovessi essere io a baciarlo. Gli sfiorai la guancia con le labbra e mi staccai subito da quella presa, non volevo dargli più soddisfazioni di quante non ne avesse già avute. 

Valentina non sembrava neanche aver notato la scena, mentre Alessio ci guardava perplessi, dopo qualche istante il suo sguardo s'illuminò.

-"Ah, giusto! Dimentico sempre che anche tu sei di Somma, vi siete più rivisti da quando vi siete trasferiti?"

Stavo per rispondere, ma Gennaro mi precedette.

-"Certo, stiamo in Uni insieme" disse cingendomi le spalle con un braccio, come se fossimo realmente amici. Sorrisi come risposta.

-"A proposito, stai benissimo stasera." Mi sussurrò quando ci sciogliemmo da quell'abbraccio. 

-"Grazie" Risposi sicura, probabilmente fu la prima volta che gli risposi in quel modo, guardandolo negli occhi senza che mi tremassero le gambe, e lui se n'è accorse.

La serata cominciò benissimo, appena scoccate le 9:30 cominciarono a entrare molte persone. Erano quasi tutti ragazzi, molti dei quali li conoscevo di vista. Valentina stava già al bancone pronta a preparare qualche drink, mentre Alessio stava all'entrata e accompagnava i gruppi grandi ai tavoli che avevano prenotato. Conosceva tutti, tutti si fermavano a salutarlo e a chiedergli come stava, aveva un sorriso pieno di gioia, si vedeva che questa era la situazione che più lo rendeva felice. Gennaro invece stava seduto su uno sgabello, contemplava la scena, probabilmente in cerca di qualche ragazza carina. Periodicamente qualcuno, soprattutto ragazze, passavano a salutarlo, ma lui non sembrava dedicargli molte attenzioni. 

Alessio era davvero carino con me, mi aveva accompagnato a un paio di tavoli di suoi amici dicendo cose come "Ragazzi, lei è nuova, trattatemela bene" mettendomi subito a mio agio con quelle persone, e ogni volta che mi vedeva in difficoltà si avvicinava a darmi una mano o qualche consiglio. Per tutta la serata c'era un po' di musica di sottofondo, alcuni pezzi li conoscevo, specialmente quelli dei Beatles, erano tutti rigorosamente in inglese. Il mio lavoro diventò sempre meno pesante con il passare del tempo, dalle 11 in poi quasi più nessuno ordinava al tavolo, ma andava a prendersi i drink al bancone, perciò a parte lavare qualche bicchiere a Valentina me ne stavo seduta su uno sgabello anche io. 

Era quasi mezzanotte quando sentii qualcuno prendermi per un braccio, mi voltai e vidi Gennaro. 

-"Vieni, Alessio mi ha detto che tocca a te." All'inizio non capivo, ma poi mi ricordai di quell'elenco che mi aveva fatto imparare. Mi portò dietro le quinte, era pieno di artisti che accordavano chitarre e leggevano testi. Come al solito, Alessio era al centro della compagnia che chiacchierava e scherzava con tutti. 

-"Eccoti, finalmente"-disse rivolgendosi a me-"Ragazzi, lei è Elisabetta" sorrisi al gruppo per evitare di dover stringere la mano a una ventina di persone. Dopo aver chiesto ad Alessio qualche indicazione su come presentare, salii sul palco. Non so dove trovai tutto quel coraggio quella sera, mi fosse capitato in un qualsiasi altro giorno probabilmente non sarei riuscita neanche a muovermi, figurarsi a parlare davanti a tutte quelle persone. Eppure, lo feci con naturalezza. 

Il primo a esibirsi fu Giò, credo che il nome intero fosse Giovanni, ma non so per quale motivo ognuno di quei ragazzi si faceva chiamare con un soprannome, compresi Gennaro e Alessio. Giò era davvero un bel ragazzo, forse il più bello che io avessi mai conosciuto. Era alto, aveva un bel fisico, occhi profondi e un po' di barba, in più aveva qualcosa che lo rendeva interessante e intrigante. Se avessi pensato che una come me gli sarebbe potuta interessare, probabilmente avrei provato a conoscerlo meglio, ma immaginai avesse già una larga schiera di ammiratrici, ipotesi che fu confermata dagli urli femminili che sentii quando salì sul palco. 

Dopo di lui toccò a Shorty, un ragazzo con una voce potentissima, la cui fidanzata Alba era dietro le quinte con noi,nel suo sgaurdo si vedeva quanto fosse innamorata e orgogliosa di lui. Passò il turno dei Moseek, dei Landlord, di Massimiliano, e di qualche altra ragazza che cantarono un brano solo a testa. 

Mancava l'ultimo nome, quel misterioso "noi", perciò chiesi ad Alessio come avrei dovuto presentarli, mi tranquillizzò dicendomi di andare nel pubblico e di godermi lo spettacolo, facendomi l'occhiolino. 

Mentre raggiungevo il mio sgabello sentivo ancora battermi forte il cuore, durante quella serata avevo superato un concentrato di attenzioni da parte di ragazzi bellissimi, parlare in pubblico, servire sconosciuti (cosa mai fatta prima), e il tutto in un locale serale di musica, luogo che non avevo mai frequentato. Ero molto fiera di me stessa.


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