Leggerezza

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Entrai nel locale camminando lentamente, inizialmente con titubanza, man mano sempre con più sicurezza. Valentina stava ancora parcheggiando l'auto. La "vecchia" me, probabilmente, l'avrebbe aspettata appena fuori dalla porta, così da non dover entrare sola, mentre la "nuova" si stava dirigendo a grandi passi al bancone per salutare Alessio.

Il pomeriggio era stato fruttuoso. Infatti, Valentina mi aveva portato in una serie di boutique di tutti i tipi, per aiutarmi a capire il mio stile e a trovare capi che mi rappresentassero. Per lei vestirsi in un certo modo rappresentava il proprio modo di essere e, in effetti, il suo modo di vestire la descriveva efficacemente.

-"Ciao, Alessio."

Alzò gli occhi verso di me e vidi in un istante un cambiamento immediato del suo viso. Il leggero sorriso che gli si era formato prima di scrutarmi da capo a piedi si trasformò in un'espressione stupita, ma in modo positivo. Sfortunatamente però, mascherò subito lo stupore serrando la mascella e facendosi serio.

-"Hey.- disse cupo -Non mi aspettavo venissi."

-"E invece sono qui." Cercai di liquidare la questione. Non volevo ascoltare la sue giustificazioni al comportamento di quella mattina. Non negavo che quelle sue parole sottovoce, quel rifiuto, mi avevano ferita, ma mi convincevo che ormai facevano parte del passato.

-"Mi dispiace per.." Lo interruppi nuovamente nella stessa giornata in uno dei suoi discorsi.

-"E' tutto okay, davvero. Sono abituata." Conclusi brevemente.

Fece per aprire bocca ma esitò, aveva capito che non avevo voglia di parlarne. Dopodiché mi sorrise dolcemente e aggiunse:-"Stai benissimo, oggi." L'aggiunta di quell'oggi finale mi disturbò leggermente, ma non lo diedi a vedere e risposi con un sorriso.

Mi diressi dietro il bancone, dove lasciavamo sempre le nostre cose prima di un turno. Appesi la mia giacca corta in eco-pelle nera all'appendiabiti e sistemai bene la camicetta bianca dentro i jeans aderenti. Cominciavo a sentirmi a mio agio, quasi bella. A parte per gli stivaletti neri che mi erano scomodissimi, ma Valentina diceva che a breve mi sarei abituata. Appesi La borsetta a tracolla che avevo appena comprato sopra il giacchetto e mi precipitai in bagno a lavare le mani.

Convinta che ci fossimo solamente io, Alessio e Valentina spalancai la porta.

Mi trovai davanti Gennaro intento a uscire dal bagno, e, senza volerlo ci ritrovammo vicinissimi. Trattenni il respiro durante quel contatto, dopodiché ci allontanammo. Entrambi ci guardammo intensamente. 

Aveva il viso stanco, le guance particolarmente scavate, e le occhiaie marcate. Su quel colorito pallido spiccavano i suoi occhi vispi e le sue labbra rosee. Indossava dei pantaloni della tuta grigi, visibilmente di una taglia più grande, una felpa nera e delle scarpe da ginnastica. In testa un cappellino che gli copriva la fronte, dal quale uscivano ciuffi biondi che gli ricadevano sugli occhi. Era bello, ma un po' trasandato per i suoi standard.

-"Buongiorno, Liz." Disse tranquillo. Improvvisamente quella mia sicurezza di qualche secondo prima vacillò e sentii il battito del mio cuore farsi più veloce.

-"Buongiorno, Gennaro.- Deglutii -Mi piace Liz." Aggiunsi, parlando fin troppo velocemente.

-"Ah, sì? Mi fa piacere. Piace anche a me. Tutto detto in inglese è più bello, anche il tuo nome."

-"Sono d'accordo." Quasi sussurrai, abbassando lo sguardo.

Restammo qualche secondo in silenzio, senza sapere come continuare la conversazione, dopodiché abbassò lo sguardo anche lui e cominciò a grattarsi la nuca, tenendo il gomito in alto.

-"Io, umh, allora ciao." Disse mostrando un sorriso imbarazzato. Non potevo credere che fosse seriamente a disagio. Si allontanò velocemente ed io entrai in bagno.

Dopo aver lavato le mani rientrai nella sala principale. Potevo sentire già dal corridoio Gennaro e Alessio sghignazzare di qualcosa, ma appena mi avvicinai a loro si diedero un contegno e smisero di parlare. 

Valentina aveva un'espressione sdegnata sul viso, il sopracciglio alzato e uno sguardo di sufficienza diretto verso Gennaro.  

Non ci feci particolarmente caso, e raggiunsi gli altri per iniziare il turno lavorativo.

Fu particolarmente divertente. Gennaro scherzò ininterrottamente con me sporcandomi il grembiule di caffè e nascondendomi tazzine e piattini vari. In alcuni tratti sembro quasi dolce, aggettivo che mai avrei pensato fosse attribuibile a Gennaro Raia.

Quando fu il momento di tornare a casa, si offrì di riaccompagnarmi, in quanto Valentina sarebbe dovuta restare ancora al Camden. Durante il tragitto continuò a farmi ridere cantando in playback le canzoni che passavano alla radio, mentre esagerava delle espressioni da cantante in preda all'interpretazione del brano. Nel frattempo tamburellava con la mano destra sulla mia coscia, provocandomi un formicolio piacevole in quella zona della gamba.

Al momento di salutarmi, mi strinse la mano sinistra e, tenendo gli occhi fissi sui miei, si avvicinò lentamente al mio viso. Quando fummo ormai a pochi centimetri, fece scivolare la sua mano sinistra dietro la mia nuca, e mi baciò. Chiusi gli occhi nel momento in cui le nostre labbra si toccarono. 

Fu un bacio diverso, meno titubante, più bello. Durò a lungo, per essere un bacio senza lingua.

Quando ci separammo mi sussurrò, tenendo ancora la mano dietro il mio collo:-"A domani, Liz."

E in quel momento mi sentii leggera, felice, come se potessi spiccare il volo da un momento all'altro, e mille brividi mi attraversarono il corpo.


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