Nuove prospettive

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Non feci in tempo a sedermi che mi chiamò Valentina, non avevo notato la quantità di persone intorno al bancone, perciò accorsi in suo aiuto lavando i bicchieri, buttando le bottiglie vuote, mettendo in ordine e passando i bicchieri alle persone. Non era molto, ma non mi sarei avventurata a fare drink quando non ne avevo mai bevuto uno in vita mia.

Mentre lavoravamo correndo da una parte all'altra, sentivo Alessio in sottofondo che aveva cominciato a cantare. Aveva una voce bellissima, non saprei descriverla se non con la parola leggera, mi trasportò in un'altra dimensione. Purtroppo non riuscivo a sentire bene le parole in mezzo al caos che si era creato attorno a noi, finché non si accostò a lui una voce più marcata, meno precisa, meno pura, ma altrettanto bella. 

"I wonder who I am, 
the answer is 'not one of them'

La musica mi piaceva molto, ma purtroppo non avevo mai tempo per dedicarmi all'ascolto di nuove canzoni, perciò ultimamente era raro che una canzone mi colpisse e che me ne innamorassi al primo ascolto. Eppure sentire quelle parole fu come ricevere una freccia in pieno petto, rimasi impietrita, e sentii gli occhi bruciare prima che due calde lacrime potessero scivolare sul mio viso.

we have the same faces

but mine is in the wrong place"

Da mesi nessuno mi era vicino, nessuno lontanamente mi capiva, ma quelle parole le sentì così mie, che volevo conoscere la persona che le aveva scritte, volevo parlargli, sapere come avesse affrontato quei problemi. 

Abbandonai Valentina e corsi davanti al palco. Di fronte a me, con il microfono in mano e gli occhi lucidi, c'era Gennaro.

Non l'avevo mai visto così, era vulnerabile, si era addirittura commosso, non so se per l'emozione di cantare davanti a tutte quelle persone o per il messaggio delle belle parole che conteneva quella canzone, ma in entrambi i casi si era dimostrato sensibile a qualcosa, non il solito insensibile e disinteressato. Nel vederlo così mi comparve un sorriso sul volto, che lui ricambiò dal palco.

Stavo iniziando a conoscere nuovi lati di lui, strati più profondi del suo carattere.

Se prima avevo pensato che per Alessio gli amici fossero importanti, che lo facessero stare bene, era solo perché ancora non lo avevo visto cantare. Quello era di certo il suo habitat naturale, fan che urlavano sotto al palco e conoscevano i loro testi a memoria, stare al centro dell'attenzione, musica, e Gennaro. Si vedeva lontano un miglio quanto gli volesse bene, e quanta sintonia ci fosse fra di loro.

Dopo il loro spettacolo le persone cominciarono ad andare via, evidentemente quello era il fulcro della serata, e dopo averli sentiti potevo capire il perché. Mentre Alessio si fermava a fare foto e autografi con tutti, Gennaro si era allontanato e stava bevendo un boccale di birra mentre chiacchierava con, l'ormai libera da tutti quei clienti, Valentina.

Dopo che l'ultimo cliente era uscito, che tutti i musicisti avevano caricato gli strumenti nei camion, e Alessio aveva spostato i soldi dalla cassa alla cassaforte cominciammo a pulire. La serata era stata stancante, ma l'ultima parte del concerto mi aveva dato una carica di adrenalina che mi diede la forza di finire in fretta la parte che mi era stata affidata, ovvero la zona tavoli.

Finalmente si era fatta l'ora di tornare a casa anche per noi, chiudemmo il locale e ci salutammo fuori, nel freddo pungente delle tre del mattino dell'inverno milanese.

-"Sei stata fantastica, Elisabetta, davvero." mi disse Alessio dolcemente. Mi colse un po' alla sprovvista dandomi un abbraccio, non mi aspettavo quel tipo di effusioni, ma ricambiai stringendolo sopra le spalle.

Gennaro e io avevamo parcheggiato vicino, perciò ci separammo dagli altri due e camminammo insieme fino alle macchine. La mia piccola auto (quasi) d'epoca, accanto alla sua Mercedes grigia scura faceva molto contrasto, tanto che fu un po' imbarazzante doverla aprire dandogli calci davanti a lui. Infilai le chiavi per mettere in moto e lui si accostò accanto a me, tirando giù il finestrino.

-"Ci sentiamo, Eli." E partì, senza neanche aspettare una mia risposta. In quel momento capì come così tante ragazze rimanevano affascinate da lui, con il suo modo di fare arrogante e distaccato, perché anch'io ne rimasi colpita.

Girai la chiave per la quarta volta. Niente, non partiva. Ero disperata, piuttosto che spingerla in quel freddo o chiedere aiuto a qualche ubriaco avrei dormito in macchina. Queste erano le situazioni dove maggiormente mi mancavano i miei genitori: quando le cose andavano male. Appoggiai la fronte al volante per pensare a una soluzione, finché sentii un rumore di una macchina, alzai gli occhi, e vidi la Classe A di Gennaro tornare indietro in retromarcia. Mi affiancò.

-"Questo catorcio non parte?" Se quando i suoi modi di fare erano un po' saccenti mi affascinavano, quando esagerava mi davano profondamente fastidio.

-"Questo 'catorcio' ha tre volte la tua età, perciò portagli rispetto." Rise alla mia battuta, nonostante non fosse un granché.

-"Vieni dai, ti do un passaggio a casa, domani mattina ti accompagnerò a riprenderla."

In una qualsiasi situazione non sarei salita in quel letto ambulante per tutte le ragazze che rimorchiava in discoteca, ma facendo brevemente mente locale capì che quella era la soluzione migliore che mi si potesse prospettare. Perciò, annuì con la testa, presi la borsa e mi infilai nella sua macchina.

"Come tu mi vuoi"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora