Alessio arrivò con qualche minuto di ritardo, ed io lo attesi nel mio appartamento seduta sul letto. Indossavo già il cappotto e fremevo dalla voglia di andare alla festa, al punto che sussultai quando sentii suonare il campanello e scattai ad aprire la porta.
-"Ciao Alessio." Lo salutai sorridendo. Inizialmente non mi rispose, si soffermò a guardarmi qualche secondo. Non aveva l'espressione a bocca aperta di chi avrebbe pensato fossi stata bellissima, sembrava semplicemente piacevolmente stupito. Raggiunse i miei occhi con lo sguardo e ricambiò il sorriso.
-"Quando comincerai a chiamarmi Alex?" Disse divertito.
Alzai le spalle in risposta. -"Non amo i soprannomi."
Chiusi casa e ci incamminammo verso il garage.
Solo in quel momento notai quanto Alessio fosse elegante, e bello. Indossava un paio di pantaloni abbastanza stretti neri e un po' eleganti, una camicia bianca infilata dentro con i primi tre bottoni sbottonati, sopra un bomber nero che gli dava un'aria più sportiva.
Dal momento in cui scendemmo in garage a quando ci ritrovammo nella fila per i tavoli fuori dalla discoteca, mi sembrarono passati pochi secondi.
Ad Alessio bastò dire il nome di Gennaro per farci entrare gratuitamente e ciò mi stupì, non pensavo fosse così importante.
Solo dopo, quando diventai un po' più esperta nell'ambito dei locali notturni, capii che Gennaro aveva preso tutti i tavoli per sé quella sera, dando l'ingresso libero ai suoi amici.
Alessio stringeva forte la mia mano, mentre, in fila indiana, raggiungevamo la zona dei tavoli per identificare quello con Gennaro.
La musica era altissima, il ché non ci permetteva di comunicare. Nonostante ciò, era chiaro che il nostro amico non fosse a nessun tavolo, perciò ci sedemmo nel più libero e posammo in un angolo i cappotti.
Subito Alessio si avventò sulle bottiglie poste al centro, per fare dei drink per sé e per me. Io mi concentrai sulle persone intorno a me, forse alla ricerca di Gennaro.
Di ragazzi ce n'erano di tutti i tipi e di tutte le età: ragazzi più grandi, quasi sui trent'anni, tranquilli nei propri gruppi; ragazzi tra i diciotto e i venticinque anni, intenti a ballare, bere e provarci con qualche ragazza, probabilmente più piccola; poi le minoranze dei piccolini, tra i quindici e i sedici anni, e degli over trentacinque, seduti sui divanetti a fissare le ragazze immagine.
Per le ragazze era tutta un'altra storia: era impossibile capirne l'età, le più giovani partivano da quindici anni, ma ne dimostravano almeno diciotto. Tutte molto carine e molto disinibite, alla ricerca di attenzioni maschili.Alessio mi strinse la mano con l'intenzione di attirare la mia attenzione, ed io mi voltai di scatto.
Mi porse il bicchiere pieno di liquido trasparente sorridendo, dopodiché il suo sguardo si allontanò preoccupato verso un punto sulla pista. Seguii i suoi occhi e individuai ciò lo preoccupava: era preoccupato per me, per la situazione che mi si presentava davanti agli occhi.Il bicchiere mi cadde dalla mano schiantandosi per terra. Neanche me ne sarei accorta se non avessi sentito il contenuto bagnarmi i piedi, in quanto il rumore era stato impercettibile, coperto dal volume della musica.
Alessio subito posò il suo e mi strinse la mano sinistra con la sua sinistra, mentre con il braccio destro mi cinse la vita in un abbraccio confortante, accarezzandomi velocemente il braccio destro: sapeva quello che stava per succedere.
Iniziai lentamente a tremare, la scossa partì dalle mani, proseguì lungo lo schiena ed arrivò al viso, precisamente alle labbra. Sentii gli occhi inumidirsi e pizzicare. Avevo voglia di urlare, ma sapevo che nessuno mi avrebbe sentito. Soprattutto, non lui.
Probabilmente non mi avrebbe mai ascoltato, neanche nel silenzio più totale. Semplicemente perché non era interessato a ciò che gli dicevo, alle mie opinioni, ai miei interessi, passioni, a me. Non era interessato a me.
Non gli importava niente di me.
Altrimenti dopo i baci che mi aveva dato in quei tre giorni, non sarebbe andato in mezzo alla pista da ballo a strusciarsi con un'altra.La scena era davvero disgustosa, del tipo che, se non fossi stata sconvolta, come minimo sarei stata schifata.
Lei era in costume da bagno, perciò dedussi fosse una cubista. Lui aveva la camicia completamente sbottonata. Alternavano momenti in cui lei si piegava di quasi novanta gradi e ballava il twerking strusciando il sedere sulla sua intimità, ad altri ancora più intimi in cui, seduti su un divanetto, lei gli accarezzava il petto nudo e lui le massaggiava il seno.
Dovevo però, a malincuore, ammettere che lei era bellissima.Non immaginavo neanche i sentimenti che avevo iniziato a provare per Gennaro, in quanto mai mi ero trovata davanti a una situazione come quella, dove la rabbia, la gelosia, la tristezza e la delusione presero il sopravvento su di me, che scappai fuori dal locale con le mani sul viso, singhiozzando dal pianto.
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"Come tu mi vuoi"
FanfictionElisabetta e Gennaro. Così diversi, ma il destino li vorrà sempre vicini, per quanto loro cerchino di allontanarsi si ritroveranno sempre legati, intrecciati, in un rapporto di sentimenti contrastanti.