Spezzò quel silenzio chiedendomi qualche indicazione per arrivare a casa mia, senza guardarmi negli occhi. Le sue mani, prima fredde, ora erano sudate e strette attorno al volante. La mascella serrata.
Per accedere al mio palazzo bisognava entrare in una buia e stretta via pedonale. Non mi era mai piaciuta quella zona, l'ambiente non era dei migliori, perciò evitavo di girare sola la sera così tardi. Arrivato all'ingresso del vicolo, spense la macchina, sembrava sollevato. Si girò verso di me sorridendo lievemente.
-"Io vorrei.. insomma,- disse titubante, al punto da abbassare lo sguardo sulle sue mani che gesticolavano frettolosamente- ringraziarti." Mi faceva molta tenerezza, sembrava spaventato da ciò che gli era appena successo. Sembrava irreale che per una volta non fossi io quella timorosa, e soprattutto che lo fosse proprio lui.
-"Non devi, davvero. Ora, se non ti dispiace, io vorrei andare a casa. E' molto tardi."
-"Certo, buonanotte." Uscii dall'auto e risposi con un sorriso. Un brivido di freddo mi fece tremare leggermente, mi strinsi nel cappotto e cominciai a camminare velocemente.
Mi guardavo i piedi, e cercavo di muovermi sempre più in fretta. Sapevo di non essere sola, sapevo che attorno a me c'erano tanti individui davvero poco raccomandabili, ma m'illudevo che se non li avessi guardati loro non avrebbero visto me. Fortunatamente non mi diedero alcun fastidio.
Arrivata sulla porta di casa mia, cominciai a frugare nella borsa alla ricerca delle chiavi, e quando alzai gli occhi per inserirle nella serratura, notai un cartello attaccato con lo scotch: "Affittasi monolocale". Rimasi impietrita. Non mi ero minimamente attivata per la ricerca della casa, e mi restava una sola notte con un tetto sopra la testa. Giustamente le cose belle non possono durare mai così a lungo, dopo la bella serata spensierata appena passata, mi erano ricadute pesantemente tutte le mie preoccupazioni sulle spalle.
Decisi di rilassarmi facendomi una tisana, mi spostai nella piccola cucina e presi la mia preferita, zenzero e frutti di bosco.
Mentre aspettavo che l'acqua bollisse presi il telefono, avevo ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto.
-"Ciao Elisabetta, sono Alessio. Mi ha dato Genn il tuo numero. Domani mattina sei disponibile? Fammi sapere. X." Sorrisi. Non mi aspettavo un messaggio da parte sua, nonostante fosse stato inviato solo a scopo lavorativo, mi faceva piacere. Salvai il suo numero e gli risposi che sarei venuta sicuramente.
Dopodiché sorseggiai lentamente la mia tisana appropinquandomi ad andare a dormire, mentre mi rendevo conto che avrei avuto solo un paio d'ore per riposare, prima di una lunga giornata all'insegna del lavoro e della ricerca di un posto dove stare.
Un rumore assordante mi fece sussultare dal divano. Erano già le 6:30? Non avevo neanche finito la tisana della sera precedente, ed ero ancora vestita. Quella mattina ero stranamente indolente, iniziavo a capire come si sentivano tutti gli universitari festaioli che alle 8 del mattino dormivano nell'ultima fila. Sorrisi pensando a Gennaro e alle sue occhiaie perenni. Fortunatamente mi bastò un caffè per tornare vispa come sempre.
Quando chiusi casa mi ricordai che entro le sei di quel pomeriggio avrei dovuto liberare l'appartamento da tutte le mie cose. Se solo mi fossi fatta qualche amica, probabilmente avrei avuto qualche giorno in più per sistemarmi da qualche parte, ma purtroppo gli unici rapporti di semi-conoscenza che avevo instaurato erano nati al massimo tre giorni prima. Mentre mi pentivo di aver basato tutta la mia nuova vita esclusivamente sulle mie forze, mi ricordai di essere senza macchina.
Guardai il telefono. 6:50. Era tardissimo, in dieci minuti sarei dovuta essere al Camden. Non potevo prendere l'autobus, nella mia zona ne passava solo uno, e avrei fatto comunque un ritardo clamoroso prendendolo. Non potevo neanche chiamare Alessio, avrebbe pensato che fossi inaffidabile, e non potevo permettermi di deludere le sue aspettative. Mi rimaneva un'unica possibilità.
Cercai il numero in rubrica con le mani che tremavano. Probabilmente era rientrato a casa meno di due ore prima per riportare me, e mi sentivo estremamente maleducata a pretendere un passaggio in quelle condizioni. Il telefono squillò. Uno squillo, due squilli, tre squilli. Staccai il telefono dall'orecchio per riattaccare, mi sentivo troppo a disagio.
-"Pronto, Eli?" La sua voce sembrava riposata, ma ciò non mi tranquillizzò. Avrei quasi preferito non avesse risposto.
-"Pronto? Sì, ciao Gennaro. Io avrei bisogno di.. Non è che per caso.." La voce mi tremava dall'imbarazzo.
-"Sei pronta? Sono qui fuori che ti aspetto. A fra poco!"
Non feci in tempo a rispondere. Com'era possibile che già sapesse quello che volevo chiedergli? E come sapeva che anche quella mattina lavoravo?
Senza ragionarci troppo, presi a correre nella sua direzione. L'ultima cosa che volevo era farlo aspettare, dopo la gentilezza che si stava proponendo di fare. Nonostante tutti i problemi che avrei dovuto affrontare in quella giornata, riuscì a farmi sorridere.
Nel bene o nel male Gennaro riusciva sempre a sorprendermi.
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"Come tu mi vuoi"
FanfictionElisabetta e Gennaro. Così diversi, ma il destino li vorrà sempre vicini, per quanto loro cerchino di allontanarsi si ritroveranno sempre legati, intrecciati, in un rapporto di sentimenti contrastanti.