Rientrò nella mia macchina decisamente più rilassato.
-"Allora- disse prendendomi una mano, e rigirandosela lentamente tra le dita- un paio di problemi li ho risolti. Stanno arrivando il mio meccanico e un autista che ti seguirà finché la macchina non sarà aggiustata". Dopo aver visto l'espressione sconcertata sul mio viso si corresse:-"O finché tu lo vorrai."
-"Io non so cosa dire. Non sei tenuto a fare questo." Dissi piano, sapevo che se avessi tirato fuori la voce avrei ricominciato a piangere.
-"Però c'è qualcos'altro che non va, giusto?"
Sapevo che se gli avessi confessato del mio problema dell'alloggio probabilmente mi avrebbe comprato una casa a due piani in centro, e non avevo bisogno di sentirmi in debito con nessun altro, in aggiunta ai miei genitori e al proprietario della casa dov'ero stata fin'ora.
Non sarei riuscita a non dirgli la verità se non avessi distolto lo sguardo dai suoi occhi e ripreso possesso della mia mano, perciò interruppi contatti con lui e liquidai il discorso.
-"Niente che tu possa risolvere."- dissi secca.
Continuò a guardarmi come se potesse leggermi nella mente, poi si rivolse al vetro davanti a sé e s'incantò fissando un punto nel vuoto, perso nei suoi pensieri.
Dopo un po' ci affiancò una Mercedes Classe C nera, con i vetri oscurati. Prima che potessi cercare una conferma che fosse l'auto che aspettavamo da parte di Gennaro, lui si era già catapultato fuori a parlare con l'autista. Scesi dalla macchina un po' titubante e li raggiunsi dall'altro lato dell'auto.
Un uomo molto magro in giaccia e cravatta mi si presentò come "Signor Marchettini", accanto a lui c'era un signore più anziano che però non mi rivolse neanche un sguardo, tanto era preso da Gennaro.
Gennaro davanti a loro sembrava diverso, non che si sentisse intimorito da quelle persone, ma nutriva rispetto nei loro confronti. Stava dritto con le braccia incrociate, li guardava negli occhi e parlava in maniera elegante.
Mi chiese gentilmente di accomodarmi in macchina, per di più dandomi del lei. Strabuzzai gli occhi e arrossì di fronte a quel trattamento, mi sentivo quasi presa in giro abituata al suo solito modo di parlare. Mi rivolse uno sguardo serio, ed entrai in macchina.
Non essendo mai stata abituata alla ricchezza e al lusso, dovevo ammettere che mi faceva un certo effetto. Non ero mai stata il tipo di ragazza superficiale attratta dai soldi, ma in quella precisa situazione, senza casa, con 20€ nel portafogli e una macchina vecchia di trent'anni, avrei dato di tutto per stare al posto di Gennaro, che in qualsiasi momento poteva permettersi un'autista persino per una semplice compagna di scuola, come me.
Sentì picchiettare al mio finestrino. Lo abbassai e mi ritrovai davanti il viso sorridente di Gennaro.
-"Senti, uno dei due ora sistemerà la tua macchina e te la porterà a casa. Dell'altro ti puoi fidare ciecamente, lo conosco da quando avevo otto anni. Fammi sapere qualsiasi cosa." Parlava a bassa voce, come se non potesse farsi sentire.
Annuì sorridendo, gli ero così grata per quello che stava facendo per me.
-"Ora ti lascio, sei in buone mani. Ci sentiamo per le ripetizioni di stasera!". Con quest'ultima frase si allontanò verso la sua macchina.
Realizzai quello che mi aveva appena detto solo quando ormai non era più nel mio campo visivo, solo quando ormai non ero più ipnotizzata dai suoi occhi. Mi resi conto che stavo ancora sorridendo, rivolta verso il finestrino. Che imbarazzo. Mi aveva dato appuntamento a quella sera per le ripetizioni, e io mi ero totalmente scordata di quell'impegno in più. Realizzai che avrei avuto davvero poco tempo, per cui decisi di essere chiara con l'autista e di farmi aiutare da lui.
-"Senta, io ho un grave problema- si voltò verso di me, abbassò gli occhiali scuri e alzò un sopracciglio. Mi metteva a disagio.- Fondamentalmente sono rimasta senza casa. Ho bisogno di essere accompagnata a questi quartieri per trovare un appartamento a basso costo." Gli porsi un bigliettino scritto a mano dal mio ex-padrone di casa, dove aveva segnato delle zone di Milano.
Lesse il foglietto e poi si girò verso di me scuotendo il capo.
-"Se questa è la sua richiesta, io l'accontenterò. Ma se mi permette d'intromettermi, a mio parere in questi quartieri non troverà altro che locali in punti scomodi, malfamati. Io la posso portare dove, secondo me, troverà domicilio migliore." Disse in modo atono, ma non freddo. Sembrava interessato.
Il mio istinto mi portava a fidarmi di più dell'ometto gentile che mi aveva ospitato fino a quel momento, rispetto a quella figura così austera, ma quella frase, quel "permettere di intromettersi", era la seconda volta nella giornata che mi veniva detta, e per ora aveva portato solo cose positive.
Accettai, e partimmo verso una meta a me conosciuta, ma non ancora nota.
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"Come tu mi vuoi"
FanfictionElisabetta e Gennaro. Così diversi, ma il destino li vorrà sempre vicini, per quanto loro cerchino di allontanarsi si ritroveranno sempre legati, intrecciati, in un rapporto di sentimenti contrastanti.