-"Gennaro, smettila." Dissi con tono serio, mentre cercavo di rimanere concentrata.
Finalmente tacque, ma sfortunatamente quella pace durò per poco.Una pallina di carta mi colpì alla nuca. La ignorai, convinta che se non gli avessi dato soddisfazione avrebbe smesso di infastidirmi.
Una seconda pallina mi colpì. La situazione stava diventando divertente, perciò soffocai una risata tossendo.
Una terza pallina mi sfiorò un orecchio, così mi voltai ruotando sulla sedia dove mi ero seduta.
-"Gennaro, basta!" Stavo cercando di dire ormai con il sorriso sulle labbra, ma una quarta pallina che mi colpì in mezzo alla fronte mi impedì di terminare la frase, permettendo al mio compagno di studi di scoppiarmi a ridere in faccia. Rise così forte che cadde giù dal letto, facendo ridere anche me.
-"Mi spieghi a che cavolo serve invitarmi a studiare da te, se poi tu giochi e ridi tutto il tempo?" Gli dissi con i pugni sui fianchi, ma pur sempre divertita.
Si alzò da terra, e venne verso di me. Mi mise le mani sulle spalle avvicinando molto il suo volto al mio. Mi sorrise dolcemente e mi tolse gli occhiali, ma proprio quando stavo per chiudere gli occhi, credendo che mi baciasse, fece leva sulle mie spalle e mi ruotò da sopra la sedia, dopodiché cominciò a darmi piccoli baci sul collo, ben scoperto dalla coda di cavallo con cui i miei capelli erano raccolti.
Mi abbracciò da dietro stringendomi forte: -"Serve per stare un po' insieme, non saresti venuta altrimenti."
Arrossii immediatamente per il suo tono caldo e sensuale, non capendo se stesse scherzando o se veramente non avesse intenzione di studiare quel pomeriggio.Capendo il mio imbarazzo, pose fine a quella scenetta romantica e si propose di accompagnarmi a casa a piedi, così da fare una passeggiata insieme; dopodiché sciolse l'abbraccio e si andò a preparare per uscire.
Respirai profondamente più volte per calmarmi. Con lui ogni momento era una sorpresa, c'erano i gesti dolci, i momenti da amici, da fidanzati, e persino un pomeriggio di studio poteva trasformarsi in bacini sul collo da brividi. Inutile negarlo, la cosa mi piaceva, era un aspetto che lo rendeva ancora più intrigante e attraente ai miei occhi, ma non sapevo quanto ancora avrei resistito senza volere dei chiarimenti sulla nostra situazione sentimentale. Cos'eravamo? Stavamo insieme? No, non mi aveva mai chiesto esplicitamente di essere la sua ragazza, perciò eravamo amici. E allora perché si comportava così? Faceva così con tutte le sue amiche, per caso?
-"Pronta?" Un Gennaro in giacca di pelle e anfibi era appoggiato sullo stipite della porta della sua camera ad aspettarmi.
Annuii vigorosamente e sorridendo, e uscii dalla porta superandolo.
Ormai il tempo si faceva più mite, e stare all'aria aperta era bellissimo, specialmente in un giardino come quello dei Raia.-"Stasera ci sarai? Abbiamo qualche nuova cover che ti potrebbe piacere." Disse lui, pieno di entusiasmo.
-"Sissignore! Non ho neanche il turno, quindi potrò stare in prima fila a fare la fan impazzita." Gli risposi ironicamente, sfruttando tutta la confidenza che mi potessi prendere.
-"Che emozione! La nostra prima fan impazzita, ci lancerai reggiseni sul palco?" Rispose ridendo, poi mi cinse le spalle con un braccio e mi guardò negli occhi.
Non risposi alla battuta, ma mi strinsi a lui in risposta all'abbraccio.
Restammo in silenzio per i pochi metri che ci separavano da casa mia.Appena fui sola a casa indossai scarpe da corsa e completo sportivo, presi in mano delle cuffiette e iniziai a correre. Sentivo di avere bisogno di sfogarmi, ed il modo migliore per farlo era un po' di attività fisica.
Mi chiesi quando avrei avuto il coraggio di parlare a Gennaro di quella ragazza, quella dalla risata accattivante con cui aveva passato la notte una decina di giorni prima, mi chiesi quando lo avrei affrontato, quando avrei recuperato la mia dignità, ma non trovai risposta.
Sapevo che era la cosa razionalmente più giusta da fare, ma ormai quella freddezza nei ragionamenti che da sempre mi aveva contraddistinto non mi aiutava più; a prendere le mie decisioni, ormai, era la paura.Paura. Paura della solitudine. Paura di perderlo.
Alzai il volume della musica che premeva nelle mie orecchie. Rape me dei Nirvana, una delle mie canzoni preferite mi accompagnò fino a casa, correndo sempre più veloce.
Correvo per me stessa, correvo per scappare. Scappavo dalle paure, senza trovare il coraggio di affrontarle.
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"Come tu mi vuoi"
FanfictionElisabetta e Gennaro. Così diversi, ma il destino li vorrà sempre vicini, per quanto loro cerchino di allontanarsi si ritroveranno sempre legati, intrecciati, in un rapporto di sentimenti contrastanti.