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Date le premesse, il vero racconto comincia adesso.

Tutto iniziò il giorno del mio compleanno: i miei decisero di concedermi ventiquattro ore di totale libertà. Era fine giugno il che significava niente scuola di mezzo. Il pomeriggio lo passai tra negozi, parrucchiere ed estetiste con le mie tre migliori amiche e alla sera filammo in discoteca. Ovvio, non serve dirlo, che fu un devasto al limite del coma etilico soprattutto per le mie amiche dato che a me non piace bere troppo, tanto che dovemmo abbandonare verso le quattro del mattino. Io non ho ancora la patente e nessuna delle mie amiche era in grado di guidare. Non ci restava che chiamare i genitori di qualcuna ma svegliarli a quell'ora per farsi vedere in quello stato era un'idea che non piaceva a nessuna. Stavamo pensando al da farsi, o meglio io ci stavo pensando mentre le altre vegetavano sedute nel parcheggio del locale, quando vidi passare una macchina della polizia con al volante proprio Russ. D'istinto lo salutai ma quando vidi che si avvicinava intenzionato a scendere avvampai fino alla radice dei capelli, sperando che il cielo ancora buio e le luci arancioni del parcheggio riuscissero a nasconderlo.

"Ma guarda chi si vede", esordì scendendo dalla macchina, "la neo maggiorenne festaiola!"
Io sorrisi imbarazzatissima. Perché diavolo mi ero fatta notare?!
Peró non potei fare a meno di squadrarlo da capo a piedi alquanto palesemente: i primi bottoni della camicia erano sbottonati, dai suoi fianchi pendevano la pistola, un manganello e le manette
che scintillavano sotto la luce dei lampioni.
"Che macello, come ci tornate a casa?" mi chiese ricambiando lo sguardo, scandagliando ogni centimetro del mio corpo. Quella sera indossavo un corto vestitino blu elettrico dalle spalline sottili. I suoi occhi mi infiammavano e vederlo con la divisa mi provocava vibrazioni al basso ventre.
Ero certa che anch'io gli stavo provocando certi pensieri ma non avevo comunque il coraggio di sostenere il suo sguardo.

"Non so...forse chiamo papà"
"Steve vi ammazza!...e ammazzerebbe anche me se ti mollassi qua. Dai saltate su"
"Ma..." non riuscivo a credere che sarei salita sulla volante, provavo un misto di terrore e folle eccitazione all'idea, "ma...non sei in servizio? Ti facciamo finire nei guai"
"Ma va! Sto per staccare e devo tornare in centrale...sta sera sono pure solo perché il mio collega è ammalato e non l'hanno fatto sostituire, Tanto, hanno detto, cazzo vuoi che succeda in sto paesino?...Forza su su! Salite"

Così salimmo, le mie amiche dietro e io davanti affianco a Russ.

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