-VII-

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Durante la cena Benjamin non smette un attimo di parlare della parata e di come saranno belli i fuochi sta sera. Io sono ancora abbastanza stravolta.
Poche ore prima l'uomo che in questo momento mi sta seduto di fronte e che sta ascoltando il figlio, mi stava facendo morire di piacere. Russell sembra bello allegro e riposato quasi avesse dormito per tutto il pomeriggio. Beh, in effetti dopo ci siamo assopiti e abbiamo dormito per non so quanto tempo nudi e abbracciati ma questo non ha fatto altro che accrescere la mia stanchezza perché appena ho riaperto gli occhi, Russell era sparito e mi è salita l'ansia di dover buttare in lavatrice le lenzuola come minimo. L'aria sapeva tremendamente di sesso e ho dovuto spalancare e spruzzare litri di profumo che fortunatamente mi sono portata via. A mia madre ho detto di aver rovesciato il succo d'arancia sul letto quando mi ha chiesto delle lenzuola. E devo dire che non credevo di possedere delle doti attoriali tanto buone. Nonostante mi sia lavata ho l'impressione di avere ancora addosso quell'odore che impregnava la stanza. L'odore di Russell.

La piazza è gremita di persone, tutte alla ricerca della posizione migliore per assistere al concerto. Niente di che, solo band locali che fanno cover di canzoni famose. Da bambina adoravo il concerto del 4 luglio di Fernandina Beach, mi emozionavo sinceramente quasi quanto Ben in questo momento. Mentre stanno eseguendo l'immancabile cover di Born in the USA, lancio di sottecchi delle occhiate a Russell che ha preso in braccio il figlio per fargli vedere meglio il palco. Ma come riesce a comportarsi così come se nulla fosse? Chiaramente anch'io devo mantenere un profilo basso, ma ogni volta che i nostri sguardi si incrociano mi si smuove tutto dentro e ogni volta che parlo con Ben mi sento in colpa. Per non parlare di Annalise. Ma poi ripenso a quello che Russ mi ha detto e a come lei si è comportata con il bambino oggi pomeriggio e...e non ci capisco niente!

Ora la massa è in movimento verso la spiaggia per i fuochi d'artificio che verranno sparati da una barca a qualche miglio dalla costa.
"Benjamin! Non correre così!" gli urla sua madre mentre lui si allontana velocemente.
"Gli vado dietro io" le dico aumentando il passo.
Quando l'ho raggiunto gli metto le mani sulle spalle: "Beccato!"
"Nooo!" si divincola ridendo e scappa di nuovo. Quando raggiungiamo la spiaggia ho il fiatone: "Sei vecchia! Sei vecchia!" mi canzona lui.
"Ehi! Porta rispetto agli anziani" gli dico scherzosamente facendolo ridere. Nonostante abbia quasi undici anni sembra più piccolo di qualche anno, sia fisicamente sia mentalmente. Quando aveva due anni stava per morire di appendicite e da allora la madre l'ha sempre tenuto sotto una campana di vetro.
Da lontano vedo il resto del gruppo che si avvicina e noto una cosa che forse prima non avrei mai notato: mentre i Frost sono in testa e chiacchierano tra di loro, e i miei genitori sono vicini e si tengono per mano, Russell e Annalise si trovano ai poli opposti, Russ vicino a mio padre, Annalise vicino a mia madre. Sembra una scena normalissima, e forse lo è, ma il mio cervello si spinge in ragionamenti spinosi e contorti. Ho come il sentore che questo sarà l'ultimo 4 luglio che passeremo insieme a Fernandina Beach.

Siamo tutti sul grande pontile che si allunga sul mare. Solitamente illuminato dai lampioni lungo i bordi, adesso è quasi completamente al buio perché i fuochi si possano vedere al meglio. Io cerco assolutamente di stare il più lontano possibile da Russell ma, non troppo per caso, me lo ritrovo sempre vicino. Ammetto che se non ci fosse nessuno nel raggio di qualche miglio come minimo gli salterei addosso, anzi è proprio per questo che voglio stargli alla larga. Ma lui è sempre irrimediabilmente vicino a me. Un botto solitario annuncia che i fuochi stanno per cominciare; tutti si zittiscono e si voltano verso il buio del mare. C'è solo una lucina là in mezzo, quella della barca da dove sparano i fuochi. Ed ecco un fischio, un'esplosione di luce bianca seguita dallo scoppio, poi un fuoco blu e uno rosso. I colori della bandiera americana. Lo spettacolo è iniziato, il velo nero della notte è squarciato da lampi colorati; tutti siamo con la faccia all'insù, i nostri volti compaiono e scompaiono, illuminati dalle scintille nel cielo.
C'è caldo ma io mi sento tremare: Russell è dietro di me e mi ha appena appoggiato una mano sul culo. Siamo tutti attaccati come sardine, Ben è proprio davanti a me e tiene la mano di sua madre poco più in là. Vorrei voltarmi e dirgli di smetterla e invece sono pietrificata dalla paura e dell'eccitazione. Il rumore degli scoppi è assordante ma il mio cuore batte talmente forte che penso che qualcuno potrebbe sentirlo. Russ mi sta alzando l'orlo del leggero vestitino. Ansimo, mi gira la testa. Faccio ruotare lo sguardo: tutti sembrano essere concentrati sullo spettacolo, nessuno pare accorgersi di quello che sta succedendo. I miei genitori sono poco distanti, non riesco a vedere i Frost.

Russ ha infilato la mano nelle mutandine, mi stringe i glutei, mi stuzzica il buchetto posteriore con le dita. Sono sicura che ce l'abbia bello duro, allungo una mano all'indietro e lui pare aver capito perché fa mezzo passo in avanti appoggiandomelo proprio sul palmo. Mi sento completamente folle, allucinata, come all'interno di un magnifico incubo. Da un momento all'altro ci potrebbero scoprire e questo non fa che aumentare l'eccitazione che arriva dritta al mio cervello come un'onda d'urto. Ho le mutandine talmente fradicie che mi si sono inumidite un po' anche le cosce, Russ mi passa le dita sul perineo inumidendosele per bene. Sussulto, il fiato mi muore in gola quando sento un dito che si conficca nel mio stretto buchetto del culo. Un brivido misto di dolore, fastidio e piacere mi percorre da capo a piedi. Intanto i fuochi d'artificio continuano e la gente continua a guardarli, ignara di quello che si sta consumando in mezzo a loro.
"Ommioddio, Russ...basta ti prego" sussurro mentre lui continua ad agitare quel maledetto dito.
Mi devo appoggiare a lui perché le gambe mi tremano; non ce la faccio davvero più a stare qui in mezzo con lui che mi tortura in questo modo.
Mi do l'ennesima occhiata attorno ma nessuno bada a noi, è come se fossimo racchiusi in una bolla.
"Ora tu vieni con me" sento che dice al mio orecchio. E come si è infilato nelle mie mutandine, così si toglie, altrettanto velocemente e senza farsi vedere. Mi prende per un polso e mi trascina via, facendosi largo tra la folla.

Mi porta in un punto quasi completamente al buio, lontano dalla massa. Mi afferra la nuca e mi pianta la lingua in bocca.
"Giuro che mi fai uscire di testa, Maggie" dice armeggiando con la cerniera dei pantaloni. Sono senza parole, senza fiato, senza pensieri. Nella mia mente c'è solo una assurda e completamente folle smania di lui. Non serve neanche che mi dica qualcosa perché io vada giù in ginocchio, sul legno umido e appiccicoso di umidità marina. Gli prendo in bocca il cazzo duro e pronto ad eruttare con un tale impeto che mi sfiora le tonsille facendomi venire dei conati. Ma non mi fermo neanche quando mi spuntano le lacrime agli angoli degli occhi e la saliva inizia a colare densa sul mio mento, finché non sento Russell soffocare un gemito e schizzarmi sulla lingua il suo caldo seme amaro. Lo mando giù e mi alzo in piedi. Russell mi bacia ancora prima che mi riesca a pulire il mento, ancora prima di rimettersi il cazzo nei pantaloni. Probabilmente sente in bocca il suo stesso sapore.

"Ma che effetto mi fai, Maggie?" dice stringendomi a sé. A me viene da ridere ripensando a tutta questa follia, mentre affondo il viso nel suo petto. Rimaniamo qui abbracciati in disparte a goderci la fine dei fuochi d'artificio.

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