-XIV-

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Quando lo stordimento è passato, mi assale un terrore cieco. Rifletto sul fatto che io e Russell siamo sempre stati fortunati, fin'ora non siamo mai stati scoperti ma questa volta...l'abbiamo fatto praticamente sotto gli occhi di tutti, ancor più che quella sera sul pontile. Adesso mi ossessiona l'idea di odorare di sesso, l'idea che mi si macchino i pantaloni. E a proposito, queste mutandine le dovrò bruciare! Non posso di certo metterle con il resto dei vestiti e farle lavare da mia madre. Mi chiedo a cosa stia pensando Russell in questo momento, chiuso in macchina con moglie e figlio. È teso anche lui? Pentito forse? No, pentito sicuramente no. Ho come l'impressione di essere l'unica tra i due ad avere dei timori, lui sembra sempre così sicuro e senza paura. O forse è solo bravo a mascherare tutto. Deve esserlo, per forza.
Quando arriviamo in città ci fermiamo davanti a casa nostra per saluti e ringraziamenti.
"Un giorno vieni a casa mia, Maggie, che devo fare dei compiti per le vacanze?" mi chiede Ben mentre i nostri genitori parlano tra loro.
"Certamente, quando ti serve aiuto me lo dici che ci organizziamo"
Voglio aiutare sul serio Benjamin e andare a casa sua sarebbe il modo migliore per poter rivedere Russell, anche solo per rubargli un bacio di nascosto. Mi viene in mente solo ora che potremmo non stare mai più insieme e inaspettatamente mi viene quasi da piangere. È in questo preciso istante che mi rendo conto di essermi follemente innamorata di Russell.

Mi saluta all'apparenza freddamente, dopotutto abbiamo le nostre famiglie attorno; vorrei solo poterlo abbracciare e dirgli che ho appena capito di amarlo ma capisco, lo so, che per quanto possa piacergli non sono ricambiata e non lo sarò mai.
Appena rientriamo in casa devo correre in bagno. I miei occhi stanno per esplodere in lacrime. Mi sciacquo con l'acqua freddissima.
"Sei stupida....idiota" mi dico tra un getto e l'altro, tra un sussulto e l'altro.
Se ci fossero le mie amiche almeno potrei distrarmi un po' uscendo con loro, e invece mi tocca rimanere sola con i miei pensieri.
A pranzo tocco appena il cibo: "Margaret sei sicura di stare bene? È da qualche giorno che mi sembri strana" mi dice mia madre fissandomi.
"Ma non lo so, mamma. Forse mi sto per ammalare" ho paura che se la guardassi negli occhi capirebbe tutto.
"Dopo misurati la febbre"
"Me la misuro adesso, tanto non ho fame" so bene quale sia il mio problema, non è sicuramente la febbre, ma almeno così posso allontanarmi dal tavolo. Prendo il termometro da un cassetto e poi vado in camera mia; lo butto sul comodino, non ci penso neanche a misurarmi la temperatura. Devo assolutamente parlare con Russell, fargli capire i miei sentimenti anche se questo potrebbe segnare la fine assoluta di questa folle relazione. Ecco, quello che mi spaventa di più è lasciare tutto in sospeso, sentirmi in balia di un grande forse. Preferirei un no definitivo, piuttosto che un così aleatorio.

Alla sera riesco a mangiare a malapena dal mal di pancia ma non sono mai stata tanto felice di avere il ciclo come adesso. Vorrei almeno mandare un messaggio a Russell ma ho troppa paura che ci scoprano, quante amanti, quanti intrighi sono venuti alla luce per colpa di cellulari e computer. Non voglio rischiare. Poi mi giunge un'altra bella notizia: mentre sto rannicchiata sul divano mia madre mi porta una tazza di tè e mi dice che dopo domani avremo i Reed a cena.

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