-II-

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Riportate a casa le tre ubriache rimanemmo soli e lui iniziò a farmi una mezza predica: "Siete matte voi ragazze di oggi! Sbronzarsi in quel modo e starsene in un parcheggio da sole di notte! Sei stata fortunata che ero io e non qualche maniaco stupratore"
"E dai, Russ, era solo per stanotte, per festeggiare i miei diciotto anni! Sono responsabile di solito"
"Seh responsabile, ma guarda come sei vestita!" disse ridacchiando e lanciando un'occhiata alle mie cosce nude, "gli uomini sono tutti arrapati sai? Ma mica tutti sanno controllarsi"
Per un attimo rimasi in silenzio in imbarazzo ma poi, non so come, complici l'alcol che avevo in corpo e l'eccitazione di essere in quella macchina gli risposi: "Ah sì? Lo vedo che anche tu sei arrapato, hai paura di non saperti controllare?"
"Ti piacerebbe eh?" ribattè in un arrogante tono di sfida.
Mi lanciò un tale sguardo da mandare in frantumi ogni mia inibizione; gli appoggiai una mano sul ginocchio facendola risalire lentamente verso la patta dei pantaloni.
Russ sorrise diabolico: "Ho sempre saputo che dietro a quell'aria da studentessa casa e chiesa si nascondeva una zoccoletta vogliosa"
Quel tono sprezzante, i suoi occhi infoiati, addirittura il suo odore mi stavano mandando su di giri, mi girava la testa perfino. Ero stupita di me stessa, di come volevo che mi prendesse, che mi facesse sua in quel momento.
Era da un pezzo che non stavamo più sulla strada di casa mia. Intorno a noi c'era solo la campagna.
La mia mano stava per appoggiarsi sul cavallo rigonfio degli stretti pantaloni quando inchiodò su uno spiazzo al lato della strada e spense il motore. Scese dalla macchina e venne dalla mia parte; quando mi tese la mano pensavo volesse aiutarmi a scendere e invece mi ammanettò.

"Ehi ma..."
"Sta zitta!" sibilò trascinandomi fuori. Anche se avessi voluto oppormi non avrei potuto nulla contro la sua stazza.
"Meriteresti una bella punizione"
Il cuore mi martellava talmente forte che mi sembrava di avercelo in testa.
Mi fece voltare e mi ammanettó i polsi dietro la schiena. Mi mise una mano intorno alle spalle e mi attirò a sé: "Questo sarà il nostro piccolo segreto vero?" mormorò all'orecchio.
Riuscivo a sentire la sua erezione premere prepotentemente contro le mie mani. Ce l'aveva durissimo! Per tutta risposta glielo strizzai abbastanza forte da farlo sobbalzare: "Lo prendo per un sì"
In quella posizione mi fece camminare fino davanti alla macchina; il sole stava per sorgere ma era ancora nascosto sotto l'orizzonte, l'atmosfera era bluastra e faticavo a vedere. Russ mi piegò a novanta sul cofano della macchina tanto che con il viso lo toccavo e potevo sentire il calore che emanava.
"Vediamo un po' cosa abbiamo qua" disse con un tono arrogante. Sussultai quando qualcosa di duro e freddino mi si strusció sulla pelle di una gamba, dalla coscia a dietro al ginocchio: "Apri" mi ordinó come fossi una criminale appena catturata da perquisire. Io non dissi niente, ne obbedii ma stavo morendo dall'eccitazione.
"Fai la difficile adesso eh?" si chinò su di me, avvicinando il suo volto al mio. Allungai la testa per incontrare le sue labbra ma venni bloccata dalla sua mano destra stretta intorno ai capelli. Vidi il suo sorriso sprezzante davanti alla mia espressione contrariata: "Sono io che decido qui, hai capito? E adesso apri le gambe!" mi costrinse a farlo con il manganello.
Dentro di me ribollivano mille emozioni confuse ma percepivo chiaramente una paura e un'eccitazione ai limiti della pazzia. Non riuscivo a dire una parola. Rimanendo chinato su di me, Russell mi annusò i capelli, scendendo per il collo e la spalla sinistra. Potevo sentire anch'io il suo odore: sapeva di serata passata nella volante mischiato alla colonia che era solito usare e che mi era sempre piaciuta. Talmente inebriante da farmi rabbrividire.
"Te lo do io un bel regalo di compleanno, Maggie" mi fece alzare di un poco e mi baciò avido.
Un brivido mi corse lungo tutto il corpo fermandosi al basso ventre. Tentando di rimettersi lo sfollagente nella cintura, lo fece cadere con un fracasso infernale ma non poteva importagliene di meno: la sua mano corse lungo il mio fianco e scivolò sotto al vestito.
Si staccò dalla mia bocca, lasciandomi senza fiato. Guardandomi dritto negli occhi infilò la mano dentro le mutandine ormai fradicie e sorrise soddisfatto quando ebbi un sussulto: "Cristo! Ma quanto sei bagnata" disse sogghignando, "Quanto ti piace, eh? Piccola troietta"
"Sì mi piace..." mormorai quasi inconsapevolmente. Quanto avrei voluto avere le mani libere! E invece ero sotto il suo totale controllo. Più mi dava della troietta e più volevo diventare la sua troietta.
Quando tirò fuori la mano, nella fioca luce la vidi scintillare dei miei umori.
Russ si staccò dal mio corpo rispingendomi giù con una mano. Con l'altra, quella umida, mi abbassò le mutandine e si slacciò i pantaloni.
Senza un minimo di preavviso mi ficcò dentro quel suo grosso arnese duro e bollente, mozzandomi il fiato. Mi strinse forte i fianchi e cominciò a farsi strada dentro di me con dei colpi decisi.
Ero scomodissima e mi facevano male le spalle e i polsi ma non avevo mai provato una sensazione tanto intensa.
Russ mi stava sbattendo come un forsennato, dalla sua gola uscivano gemiti più animali che umani. Mi sollevò il vestito e mi strizzò forte i glutei: "Hai mai avuto un cazzo così dentro?" mi chiese ansimando. Non risposi, non riuscivo a parlare. Percepivo nelle viscere la sensazione di una potente scossa che stava per arrivare.
Le gambe iniziarono a tremarmi e poi ebbi un orgasmo talmente forte che non potei trattenermi dal gridare, agitandomi completamente fuori controllo.

Ero stordita, mi girava la testa vorticosamente. Non ero sicura di essere sveglia o in un sogno ma la voce profonda e ansimante di Russ mi riportò alla realtà: "Mi hai stritolato il cazzo" disse ridendo.
Io ero immobile con la faccia schiacciata contro il cofano ormai freddo. Sentii un click metallico e finalmente le mie mani erano libere. Me le portai lentamente davanti gli occhi e vidi che attorno ai polsi c'erano dei segni scuri, ma non me ne importava niente. In quel momento non mi poteva importare di nulla al mondo se non del fatto che fossi mezza nuda sul cofano della volante di Russell, lo stesso Russell amico di famiglia, migliore amico di mio padre, poliziotto modello che in città conoscevano e salutavano tutti, lo stesso Russell che mi aveva fatto avere l'orgasmo più forte della mia vita e che aveva ancora il cazzo duro dentro di me. Infatti poco dopo se lo tirò fuori e mi disse di mettermi in ginocchio. Intontita mi sollevai e mi voltai. Il sole era ormai quasi del tutto sorto e nella splendente luce mattutina mi bastò un solo sguardo a Russell per dimenticarmi della stanchezza: vederlo sudato e scarmigliato nella sua divisa stropicciata, e con il cazzo in mano mi fece salire una voglia pazzesca che lui parve intercettare. Si avvicinò con gli occhi infoiati, mi afferrò la nuca e mi baciò con foga. Io gli afferrai quel pezzo di marmo bollente e umido e iniziai a masturbarlo velocemente. Quando ci staccammo mi misi in ginocchio a bocca aperta. Volevo assolutamente che mi venisse in bocca, volevo assaggiare il suo sapore.
Non tardò ad accontentarmi. Stringendomi i capelli con entrambe le mani, emise un verso roco schizzandomi le labbra e la fronte. Ingoiai soddisfatta il suo succo tra l'amaro e il salato, con evidente soddisfazione anche da parte sua.

Rimasi per tutto il tragitto fino a casa mia con la testa appoggiata alla spalla di Russell, imambolata in un mondo tutto mio.
Fui fortunata a non farmi beccare dai miei che stavano ancora dormendo beati e ignari. Solo dopo una doverosa doccia, quando ero al buio in camera mia, mi resi davvero conto di quello che era successo.

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