-XI-

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Sono totalmente distratta, non sto capendo quasi niente e rispondo a monosillabi. Ho perso tutto l'interesse nei confronti di quel ragazzo così gentile tanto che dopo neanche mezz'ora gli dico che devo andare via. È chiaramente dispiaciuto e anche a me in effetti dispiace ma sono troppo rincoglionita per stare lì e fingere che me ne freghi qualcosa. Mi sento inesorabilmente legata a Russell come se avessi un guinzaglio al collo che per quanto lungo sia, mi tira comunque verso di lui. Quel bastardo lo sapeva che mi avrebbe sconvolto facendo così e l'ha fatto proprio con questo proposito, per impedirmi di fare la troietta in giro. Me ne ritorno al letto e chiudo il tettuccio. Mi lascio cadere sul materasso, divisa tra la brutta sensazione di essere in gabbia e quella meravigliosamente folle di essere desiderata da Russell, di farlo ingelosire perfino. A causa sua non dormo più bene, non riesco più a studiare mezza pagina o a concentrarmi su qualcosa che richieda un minimo di focus perché se non sto pensando a lui, allora sto pensando alle conseguenze che avrebbe la scoperta della nostra...cosa. E mi chiedo se sia così anche per lui visto che sembra sempre così normale e a suo agio. Non appena riesco ad allontanarlo un po' ecco che lui da una tirata al guinzaglio e mi toglie il fiato.

Devo essermi assopita perché quando sento gli schiamazzi di Benjamin vicini, sobbalzo e mi accorgo di essere distesa.
"Maggie che ci fai qua? Ma stai dormendo?" mi chiede avvicinandosi e schizzando acqua dappertutto, "Ma non dovevi andare da quel tizio?"
Mi sollevo strofinandomi gli occhi: "Sì ma...era uno noioso e l'ho mollato"
"Hai fatto bene" sento dire a Russell che si sta avvicinando dietro al figlio. Passo loro gli asciugamani evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo.
"Che ore sono?" chiede Benjamin mentre si strofina i capelli.
Prendo il mio telefono e guardo il display: "Le sei circa"
Si rivolge al padre: "Ho fame, possiamo mangiare qualcosa?"
"Certo, ma solo una merenda, non una cena, chiaro?"
Ho fame anch'io in effetti così andiamo tutti e tre nel bar più vicino. Spero vivamente che Noah o il fratello non siano nei paraggi altrimenti ci farei una colossale figura di merda, ma confido nel fatto che il loro ombrellone sia parecchio lontano dalla nostra zona.
Ordiniamo una banana split in due mentre Russell prende solo un 'cocktail analcolico' che ha tutto l'aspetto di un normale centrifugato. Poi Ben insiste per andare a giocare al calcetto che c'è poco più in là circondato da un gruppetto di ragazzini così io e Russ rimaniamo soli. Non so se esserne felice o meno.
"Allora com'era questo misterioso fidanzato?" mi chiede ad un tratto.
"Sei un gran bastardo sai" gli dico imbronciata.
"Perché, cosa ho fatto?"
Quel dannato sorrisetto beffardo!
"Lo sai bene"
"Ho solo reclamato ciò che è una mia proprietà"
Non so neanche come controbattere perché in fondo è quello che credo anch'io. Mi limito a scuotere la testa e a guardare altrove.
"E non vedo l'ora di usufruirne ancora" rincara la dose, e sento che sto iniziando a bagnarmi.
"Ma..." provo a dire debolmente, "non puoi fare così tra la gente. Se ci scoprono è la fine" lo sarebbe stata davvero.
"Lo so, è per questo che non ti sei ritrovata nuda su quel letto e col mio cazzo dentro" dice semplicemente come se stesse constatando il tempo. Sorseggia il suo finto cocktail guardandomi soffrire in silenzio, perché sto davvero soffrendo come un cane affamato che sente odore di carne ma che non può raggiungerla.

Verso le sei e mezza il cielo comincia a rabbuiarsi e Russell decide che è ora di andarsene prima di beccarsi una tempesta. Ben è contrariato e sta facendo i capricci, io non vedo l'ora di andarmene invece. Questa giornata è stata un inferno.
Quando arriviamo a casa, non c'è nessuno e Russell dice che gli è arrivato un messaggio di Annalise e che sono tutti andati a Jacskonville all'inaugurazione di un museo.
"Si può essere più noiosi di così?" commenta poi.
Ben si è piazzato sul divanetto in veranda con la PSP, arrabbiato perché siamo andati via troppo presto.
"Non ho voglia di lavarmi adesso" sentenzia.
"Fai come vuoi ma prima di cena devi essere lavato e profumato" gli ordina suo padre con tono fermo. Lui non replica ma sono sicura che obbedirà.
Sono stanchissima e salgo le scale lentamente. Io non vedo l'ora di lavarmi e mi fiondo nella mia camera che ha il proprio bagno; apro l'acqua e mi levo i vestiti lasciandoli sul pavimento. Amo il mare ma il dopo-mare mi lascia sempre spossata e con la sensazione di essere sporca di sabbia.
Ho le spalle rivolte al vetro e mi sto godendo l'acqua tiepida quando la porta del bagno si apre e si chiude e in un attimo prima che possa dire o fare qualcosa, mi ritrovo Russell nella doccia.

Mi schiaccia contro il muro e mi bacia furiosamente. L'incendio della nostra passione arde tremendo mentre l'acqua scorre sui nostri corpi. Le mie mani assaporano il suo corpo già abbronzato, così imponente che ci stiamo a malapena nella piccola doccia. Scorrono sulle sue spalle larghe mentre lui mi lecca e succhia il collo, scendono sul petto e poi giù a stringergli il membro mezzo duro.
Mi afferra un seno e me lo strizza forte facendomi gemere: "Quando ho sentito di quel ragazzo oggi, vi ho immaginati scopare e non ci ho visto più" si piega e inizia a succhiami il capezzolo mentre la mano corre tra le mie gambe. Quella sua gelosia mi fa eccitare ancora di più; mentre passa all'altro seno mi infila dentro due dita e inizia a muoverle. Il suo cazzo è diventato durissimo e pulsante, fremente dalla voglia di entrare nel mio corpo.
"Cosa mi avresti fatto se l'avessi scopato?" oso domandargli.
Abbandona il mio seno e con l'altra mano mi afferra il collo, guardandomi con un fare minaccioso che mi fa tremare le gambe. Invece di rispondere mi stringe e mi ficca la lingua in bocca. Sento che mi manca l'aria, che la mia vita è letteralmente in mano sua.
"Tu sei mia" mormora con voce roca staccandosi e allentando la presa. Lo sono. Sono totalmente in suo potere: "Sì..." ansimo a occhi chiusi più a me stessa che a lui. Sto per avere un orgasmo ma Russell si ferma ed estrae le dita portandosele alla bocca. Ama farlo, portarmi al limite e poi ritirarmi indietro. Glielo leggo in quegli occhi scuri come una notte senza luna.
Lascia libero il mio collo e mi solleva la gamba sinistra infilandosi dentro di me con forza; mi aggrappo alle sue spalle mentre mi spinge contro il muro e affonda nel mio corpo ansimando.
Sento un intenso calore sulla faccia espandersi e raggiungere il basso ventre, in quella posizione non ci metto molto a venire.
"Shh! SHHH!" Russell mi mette la mano sulla bocca e le mie grida diventano gemiti soffocati. Il mio corpo si agita contro il suo, le mie mani appoggiate al suo petto cercano un appiglio. Mi lascia andare la gamba senza però tirarsi fuori, mi afferra il volto e mi guarda per un attimo prima di baciarmi ma sta volta è un bacio dolce senza furia.
"Ragazzina, mi farai impazzire" mormora sulle mie labbra. Io sorrido ancora rimbambita dall'estasi dell'orgasmo; amo quando mi fotte rabbiosamente ma amo anche questi rari momenti di quasi dolcezza. Sento che se continuasse potrei venire all'infinito ma sono stanchissima. Mi sciolgo dall'abbraccio e vado giù in ginocchio. Da qui in basso l'acqua sembra pioggia.
Inizio a masturbarlo e a succhiarlo dalla punta lungo tutta la dura asta di carne, lavorandomi i suoi grossi testicoli con la lingua. Amo farlo godere con la bocca e adoro assaggiare la consistenza del suo cazzo. Molte donne odiano farlo ma a me viene l'acquolina al solo pensiero. Russell inizia a respirare profondamente e capisco che sta per raggiungere il culmine. Mi afferra i capelli e stringe mentre gli succhio fuori l'amara linfa; ogni volta mi stupisco di quanta ne esce e del suo gusto, diverso da ogni altro gusto.
"Apri la bocca, fammi vedere che mandi giù" mi dice con quella particolare voce profonda che gli viene solo dopo l'orgasmo.
Osserva la mia lingua coperta dal liquido biancastro e sorride compiaciuto quando ingoio e gli mostro la bocca vuota.

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