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Quando torno a casa mio padre mi chiede se giovedì sarei disposta ad andare con lui da Russel per tenere a bada il moccioso, parole sue. Dice anche che mi darebbe dieci dollari per il disturbo. Accetto. Ovviamente avevo già deciso di sì quasi nello stesso momento in cui Russ me l'ha detto ma sarebbe stato strano se avessi accettato subito con mio padre. Mentre sto andando al piano di sopra, mi rendo conto di avere iniziato a pensare in maniera intricata, machiavellica, tenendo sempre in conto il fatto che qualcuno sappia o sospetti. Paranoia, in una parola. E poi c'è sempre una piccola parte di me che non fa che ripetere che giocando col fuoco si finisce bruciati, che non dovrei fidarmi troppo di Russell. Che in realtà non prova per me quello che io provo per lui; anche in questo momento la sento pressante in fondo al cuore. Apro l'acqua della doccia e lascio che si scaldi un po', ruminando su questi pensieri.

Mentre stiamo cenando i miei parlano tra loro quanto a un certo punto mia madre si rivolge a me: "Ma sai che cosa mi ha detto Fran Boldman oggi?"
"No, che?"
"L'ho trovata al supermercato e ci siamo messe a parlare e, beh mi ha detto che l'altro giorno ha visto una che ti assomigliava molto scendere alla fermata della chiesa battista fuori città e andare nel motel di fronte"
Sento il calore abbandonare il mio corpo: "E quindi?" dico con il tono più noncurante che riesca a trovare, cercando di coprirmi la faccia con il bicchiere.
"No niente. Una cosa così" mia madre è calma, normale, mangia un pezzo di patata e torna a parlare con mio padre mentre il gelo penetra nelle mie ossa. In questo momento vorrei scappare nella mia camera, chiudermi nell'armadio e non uscirne più. Invece mi sforzo per finire quello che ho nel piatto con la sensazione che mi si blocchi tutto in gola. Quando finalmente posso allontanarmi, mi devo trattenere per non correre. Tutta questa dannata storia! Sta diventando sempre più pericolosa. Ma se ora Russell mi chiamasse non ci penserei due volte ad andare da lui. Non so davvero che mi succede; non sono mai stata un'avventata né una sconsiderata. Ma non ho neanche mai provato niente di lontanamente simile a quello che provo per Russ. Non potevo sapere che in una notte la mia vita sarebbe cambiata così tanto, povera ingenua che sono stata. Se ci penso adesso mi sembra assurdo, io che ho avuto il coraggio di fare una cosa del genere....l'alcol ha sicuramente aiutato, ma che diamine! O forse è sempre stata dentro di me questa parte famelica ed aspettava solo il momento adatto per uscire allo scoperto.

Non vedo l'ora di sapere cosa è successo poi con Reynolds, e cosa intendeva dire Russell con lo tengo per le palle. Provo ad immaginare cosa succederebbe se si venisse a sapere di noi ma non ci riesco proprio, la mia mente si rifiuta di creare uno scenario simile, un po' per scaramanzia, un po' perché l'idea mi acceca dal terrore. Non ho mai provato una paura come quella di poco fa in cucina, un gelo infernale che attanaglia le viscere, che ti immobilizza nonostante il bisogno quasi fisico di correre via, come succede ai cervi davanti ai fari di un camion un attimo prima di essere presi in pieno. Mi domando come abbia fatto a mantenere i nervi saldi, evidentemente ho un autocontrollo superiore ad ogni mia aspettativa. Ora però sento addosso tutto lo stress accumulato in quei tremendi quaranta secondi; mi sento la testa spaccata in due dal dolore e le budella che si contorcono le une con le altre. Mi butto a peso morto sul mio letto, affondando la faccia nel cuscino e domandandomi se ne vale davvero la pena.

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