-XIX-

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"Maggie stai bene?" mi chiede mio padre quando mi avvicino. Sento di essere sbiancata, la proverbiale faccia di chi ha visto un fantasma. Solo che per sfortuna, anche il fantasma ha visto me.
"Ho mal di pancia, forse è stata la cipolla" butto lì una scusa con gran poca convinzione.
"Vuoi che andiamo a casa?"
"Ma no, ora esco a prendere un po' d'aria. Saluta tu Russell da parte mia"
In men che non si dica sono fuori, parecchio lontana dal ristorante ma in una posizione strategica, da cui si vede bene l'uscita. Prima o poi doveva succedere, prima o poi qualcuno doveva beccarci, era solo una questione di tempo. Non penso alle conseguenze, il mio cervello si rifiuta, l'unica cosa a cui riesco a pensare è quell'istante in cui i miei occhi hanno incrociato quelli del tizIo, quel Reynolds. Mi sta venendo mal di pancia per davvero.
Eccoli che escono: chiacchierano normalmente, si salutano e i due poliziotti si allontanano. Cosa diavolo vuol dire? Perché Reynolds non ha detto niente?
Mi arriva un messaggio sul telefono che mi fa sobbalzare, ma è solo mio padre che mi chiede dove sono.

Siamo tornati a casa; a mia madre abbiamo comprato il solito profumo poi mio padre ha deciso di tornare perché mi vedeva pallida. Sono furiosa perché quella è una nostra tradizione e se non avessimo incontrato Russell sarebbe andato tutto bene. E se io non fossi stata così stupida! Sono, tra l'altro, a dir poco terrorizzata. Mi chiudo in camera e mando immediatamente un messaggio a Russell.
>Reynolds ha visto mentre uscivo dal bagno!!! Chiamami appena puoi
Adesso devo solo aspettare.
Mentre ce l'ho ancora in mano il telefono vibra e mi prende un colpo. Ma è solo Judith che mi ha chiesto se sono libera per uscire più tardi. Rimango a fissare lo schermo pensando a cosa fare, non avrei voglia di uscire ma almeno staccherei la spina per un po'... Le rispondo di sì che per le quattro va bene.
Passo il pomeriggio sulle spine, controllando il telefono ogni cinque minuti, finché non arrivano le quattro e devo uscire. Era da un bel po' che non mi trovavo con le mie migliori amiche, tra le vacanze di una e i viaggi all'estero di un'altra, era dalla sera del mio compleanno. Così andiamo a sederci in un bar a raccontarci le novità. Io sono davvero interessata alle loro storie ma continuo a guardare il cellulare e perfino loro se ne accorgono.
"Qualcosa non va?" mi chiede Ellen sorseggiando la sua spremuta.
"Hai sempre quel telefono in mano, tu poi!"
"Sì, scusate" dico mettendolo via. Ma ho subito l'impulso di tirarlo fuori.
"Di' la verità, hai conosciuto qualcuno mentre noi non c'eravamo" Judith mi guarda con occhi sornioni. Maledetta, è sempre stata la più perspicace per queste cose. Comunque lei l'ha buttata lì non troppo seriamente ma di fronte al mio silenzio imbarazzato scoppia il finimondo.
Cosa aspettavi a dircelo? Chi è? Chi è?! L'avete già fatto? Lo conosciamo? Dai su, di' qualcosa!
"No, non lo conoscete" dico quasi a bassa voce.
"Non è uno della scuola quindi?" a momenti Jane tira fuori carta e penna per prendere appunti. Con loro non ho mai avuto segreti, ma sta volta è completamente diverso. Non sarei così restia a parlarne se si trattasse di una relazione normale.
"No, non è della scuola. È....uno più grande" devo pur in qualche modo giustificare questa mia reticenza. E di nuovo si parlano l'una sull'altra a voce piuttosto alta.
"Ragazze SHHH!"
Mi guardano, si guardano tra loro: "Vogliamo i particolari" dice Jane suadentemente.
"No non posso, mi dispiace, non stavolta. Se i miei lo venissero a scoprire..."
"È una cosa clandestina!?" dice di nuovo a voce alta Ellen. La fulmino con lo sguardo.
"Clandestina... Ma che modo di dire è? Sembri mia nonna" le dico cercando di sviare il discorso. Impresa al quanto impossibile.
"Chiamalo come vuoi, ma il concetto è che nessuno lo sa. Tranne noi"
Devo per forza dire loro qualcosa, sembrano squali affamati.
"Ma sì, nessuno lo sa. E non voglio che nessuno venga a saperlo" aggiungo fermamente guardandole una per una. So che non mi tradirebbero mai. Non volontariamente per lo meno. Prendo un respiro profondo pensando a cosa dire, a come calibrare le informazioni: "È uno più grande...abbastanza più grande che" cosa posso dire?? "Che ho conosciuto in Florida ma è di queste parti. È tutto ciò che potete sapere per ora"
Mi sommergono di mille domande, che lavoro fa? L'abbiamo mai visto? L'avevi mai visto tu? Tutte cose a cui non rispondo con evidente delusione da parte loro.
"Ma ci puoi dire almeno com'è a letto?" mi chiede Jane speranzosa. Lei potrebbe aprire un'agenzia di gossip, di quello scabroso.
"Sì, questo sì" almeno ho qualcosa con cui sfamare la loro curiosità e non è niente che possa accendere loro qualche lampadina.
Non mi dilungo troppo nei particolari, quel tanto che basta per per farle pendere dalle mie labbra. Posso intuire che siano sorprese e un po' gelose, ma anche contente per me, dopotutto anch'io lo sarei. Ovviamente evito certi episodi come quello di oggi e cambio alcuni ambienti come la casa dei suoceri. Evito accuratamente anche di dire che questo misterioso uomo ha una famiglia, figlio compreso.
Mi fanno promettere che prima o poi dirò loro tutto, e io prometto. Ma so per certo che non lo farò mai. Mentre stiamo parlando mi suona il telefono e quando vedo che è Russell il mio stomaco fa una capriola.
"È lui vero?" chiede Ellen concitata e tutte mi guardano con occhi spalancati.
"Sì" dico con la voce che mi trema, "scusate" mi alzo e mi allontano un poco.
"Pronto?"
"Ciao, sono io"
"Ciao Ru..." mi blocco sul suo nome. Sono abbastanza distante ma non voglio rischiare.
"Cosa c'è?"
"Niente è che sono fuori casa e...sono con le mie amiche"
"Oh...sono le tre di quella sera?"
"Già, ma mi sono allontanata un attimo"
"Quindi non sanno di me? Lo so come fare voi tra donne, tra ragazze soprattutto"
"Beh...non proprio di te direttamente ma..."
Si fa una risata: "Aah! Non potevi resistere eh?"
"Ma non ho fatto il tuo nome ne niente! Non sanno niente loro. Reynolds piuttosto"
"Ecco sì, lui... Non devi preoccuparti di lui"
"Ma! Ma mi ha visto e"
"Lo tengo per le palle Maggie. Non devi preoccuparti"
Sospiro. Se dice così mi fido, anche perché non ho alternative.
"In che modo?"
"Oh, è una storia lunga, te lo spiego giovedì se vieni"
"Eh? Giovedì?" che diavolo sta dicendo?
"Non te l'hanno detto? Tua madre esce con Annalise e le loro amiche, così tuo padre viene qui a vedere la partita. Visto che Ben voleva vederti ho pensato di invitare anche te"
"No, nessuno ha chiesto la mia opinione"
"Infatti doveva confermarmi Steve. Dimmi, vieni?"
Ho paura. Sono certa al cento per cento che sta tramando qualcosa per quello che ho combinato oggi, anche se in questo momento la sua voce suona calma e innocente. Mio malgrado, l'idea mi eccita parecchio in quel misto di terrore desiderio ed esaltazione che mi scombussola dalla testa ai piedi.
Tuttavia non gli voglio dare una facile soddisfazione: "Ci devo pensare"

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