Cap.4

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È morta.
È morta!
È morta!
Quella frase, detta con quel tono mi ricordava qualche anno prima.

In quella casa nel bosco.
-Cazzo, sta andando tutto a fuoco!- urlò un uomo dagli occhi blu notte.
Strinse la sua donna con un neonato in braccio.
-Avril, reagisci. Dobbiamo scappare! Amore, lascia il piccolo Kevin qua. È morto!- urlò l'uomo piangendo.
-Ian, proteggi tua sorella, scappate, devi proteggerla. Scappate, è un ordine!- urlò l'uomo spingendoci lontano da lui.
Piangeva.
La donna continuava a piangere ed a urlare.
Qualcuno mi prese per mano e si mise a correre.
Piangevo guardando le fiamme che avvolgevano i loro corpi.
Urlavo i loro nomi.
Ci infilammo dentro la botola che al tempo era solo una semplice cantina ed attendemmo.

Mentre sopra il fuoco divorava la nostra bella casetta e le bombole scoppiavano, mentre i laboratori di quell'uomo venivano distrutti, io e quel bambino eravamo in uno scantinato separato ad abbracciarci.
Mi strinse sul suo petto.
-Respira profondamente- mi sussurrava.
-Mi prenderò cura di te- diceva.

-Natalie...- mi chiamò mio fratello.
Scossi a testa.
-Ian...- mi misi a piangere.
Lui mi strinse forte.
-La nostra casa, papà, mamma, Kevin...- singhiozzai.
Lui mi strinse ancora chiudendo gli occhi.

Mise il corpo in una busta nera e lo portò fuori.
Presi in braccio il neonato che tra le mie braccia si riaddormentò.
Emetteva dolci versetti e si appoggiava a me con le sue manine sporche del sangue di sua madre.
-Kevin...- sussurrai.
Era uguale al mio fratellino appena nato.
Morì insieme ai nostri genitori nell'incendio di quattordici anni prima.
Aveva solo tre mesi, mentre io e Ian avevamo cinque anni, due giorni dopo ne avremmo compiuto sei.
Il destino fece la sua mossa rovinandoci il compleanno.
La mamma era una bellissima donna, i suoi ricci biondi scendevano sempre sulla schiena in modo delicato.
Aveva gli occhi chiarissimi, sembravano​ il mare verde ed erano uguali a quelli di Ian, solo con sfumature più chiare.
Aveva sempre le guance rosse e sorrideva a tutti.
Si vestiva sempre in modo elegante.
Era dolce e gentile.
Ci amava, ci coccolava e non ci sgridava mai.

Papà, si chiamava Ryuka, aveva i capelli neri e lisci, gli occhi color notte, blu scuro.
Vestiva sempre con una camicia ed una giacca elegante, tranne quando doveva lavorare, allora usava il camice, era un chirurgo, ma era informato su altre cose, come la medicina farmacistica, l'elettronica ed altre cose.
Era sempre dolce e simpatico con tutti, gli piaceva scherzare e giocare con noi.

Kevin, era piccolissimo, gli piaceva però quando giocavo con lui, gli cantavo sempre la ninna nanna, ogni tanto gli portavo giochi nuovi per farlo sorridere e ridere.
Amavo la sua risata ed il suo sorriso.

Iniziai a piangere di nuovo.
Con le mie lacrime svegliai il bambino e così si mise a piangere anche lui.
Mi coricai sul materasso privo di coperte e lenzuoli e strinsi il bambino per fargli fare la nanna.
-Shhh su, non sto piangendo nemmeno io- dissi asciugando l'ultima lacrima.
Lui allungò la mano verso la mia guancia.
Gli baciai la manina e gli cantai la ninna nanna che cantavo a Kevin.
-Ora dormi, piccolo Kevin- dissi senza rendermene conto.
Il neonato fece un versetto e chiuse gli occhi.
Restai ad osservarlo per vari minuti.


Poi arrivò mio fratello.
-Amore, hai pianto... di nuovo?- mi chiese accarezzandomi la guancia.
-Sì... Ian, mi ricorda Kevin- dissi indicando il piccolo batuffolo di pelle che giaceva sul mio morbido letto bianco.
-Kevin, dici?- sussurrò lui.
-Sì... e poi come nomino quel nome lui fa dei versetti strani e sorride- esclamai.
Lui mi guardò di scatto.
Lo pregai con lo sguardo.
Lui scosse la testa.
-Ti prego...- dissi congiungendo le mani.
-No. Natalie, siamo assassini non babysitter!- mi urlò svegliando il bambino.
-Shhh piccolo, vieni qui dalla tua Natalie...- dissi prendendolo in braccio.
Lui si accucciò sul mio petto mentre Ian fece roteare gli occhi.
-Kevin...- sussurrai.
Il bimbo fecce in versetto.
Guardai mio fratello in modo beffardo mentre lui osservava la scena.
-No. Smettila!- disse prima di buttarsi sul suo letto.
Sbuffai.
Poggiai il bimbo sul tavolo e mi feci il letto.
Appena fu tutto pronto mi girai.
Ma il bimbo non c'era più.
Panico.

Un Killer Può Amare? -Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora