Cap.15

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Una, cazzo!
Una!
Non me ne va bene una!
La vita è uno schifo!
Prima tutto va liscio poi subito un ostacolo, lo supero, torno a sorridere, puff, un altro ostacolo!
Che palle! Non ce la faccio più.
'Sto cazzo di Dio di merda mi odia, non gli ho fatto mai nulla!
Eppure, mi muore la gemella, il mio fratellino, i miei genitori, vengo allontanata dal mio gemello, vengo violentata e stuprata dall'uomo che mi ha adottato, per poi scoprire che è lui il colpevole della morte dei miei genitori, dei maledettissimi compagni di scuola mi violentano in un capannone, gente sconosciuta mi umilia, il mio primo ragazzo di fotte solo per divertimento, tre miei nuovi amici mi violentano, l'uomo che amo mi tradisce con un'altra e la mette incinta.
Ma sul serio?!

Avevo la bocca spalancata, sentivo le lacrime scendere, non ci potevo proprio credere.
-Non... no! Senti, io non ho avuto rapporti con te- disse Jeff balbettando.
-Sì, invece, amore mio! Quando ti ho somministrato quella polverina celeste nella birra- ridacchiò lei.
Jeff sembrava stupito.
Laughing Jack rideva abbracciato a Jill.
Jane a braccia conserte ascoltava la scena appoggiata alla scala.
Mio fratello mi guardava tristemente.
Clock, in braccio a Ticci, mi guardava come per volermi dare forza, mentre Toby si strofinava la mano sulla fronte per nascondere la sua tristezza.

-Ti ho sempre detto di usare i preservativi- rise Jackie.
Il mio respiro diventava più affannoso, stavo per far uscire la mia parte pericolosa, ma non m'importava, quella troietta l'avrebbe pagata cara.
Strinsi la mano di Jeff, forse troppo forte visto che lui si girò di scatto gemendo di dolore.

Continuai a respirare affannosamente e ad allargare il mio strano sorriso.
-No, Natalie, calmati... non reagire così!- disse mio fratello spaventato, si mise davanti a me allungando una mano per afferrarmi la spalla ma io, dal troppo nervoso, lo scaraventai dall'altra parte della stanza senza pietà, lo guardai rialzarsi e risi.
-Dai... tu gli farai da madrina o da zietta- rise Nina.
Rise Natalie, risi io.
Mise in mostra le nostre unghie affilate sorridendo alle facce spaventate dei presenti.
-Non hai capito nulla: lui o lei, non verrà mai al mondo- giocherellò Natalie con le mie unghie fino a finire la frase, infilammo assieme le nostre unghie nella carne di Nina, proprio sul basso ventre, lei urlò di dolore mentre dalla mia mano, seguendo il polso, scendevano piccoli fiumicini di sangue rosso scuro che si schiantavano violentemente contro il pavimento, macchiandolo.

Risi di gusto.
Iniziai a muovere la mano in cerca di quel maledettissimo organo.
Trovai le ovaie, risi, le strinsi forte fino a farle scoppiare.
Buccai l'utero sempre con le unghie e risi.
-Natalie, basta!- urlava qualcuno, non riconoscevo la voce e poco mi importava, sentivo la necessità di sfogarmi.
Lei svenne dal troppo sangue perso ma io, con l'altra mano, l'afferrai dal collo e la sollevai in aria, tolsi la mano dalla sua carne, tracciai con le dita dei lineamenti sulla sua pancia, strappando la sua maglietta ormai macchiata di sangue.
-Quel bambino non nascerà mai!- canticchiai lasciando cadere per terra la ragazzina mezzo morta, il suo corpo privo di sensi continuava a perdere sangue.

Tornai in me capendo di aver sbaglio.
-Mi spieghi perché non ti sei fermata subito?- chiese sempre quella voce.
La voce più bella che esistesse.
Mi girai mentre mi leccavo il sangue dalla mano.
-Scusa?- chiesi con tono superiore facendo finta di non conoscerlo.
-L'hai quasi uccisa!- il ragazzo indicò la ragazzina che venne presa in braccio dal fratello del ragazzo che mi parlasse e portata in un altra stanza.
-Scusa... ma tu chi sei?- chiesi ridendo.
Lui mi guardò con uno sguardo confuso.

Un Killer Può Amare? -Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora