Cap.16

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Cambio visione: Jeffrey Alan Anderson Woods.

Curioso andai ad origliare, appoggiai l'orecchio sulla serratura ed ascoltai.
- ...come lui. Lui prova davvero qualcosa di speciale in quello. Io no! Mi diverto e basta! Lo capisci!? Non mi sento una di loro! Non sono una di loro!- urlò.

Non provava niente per me?
Ero solo un divertimento per lei?
Avere rapporti con me era solo divertimento?
Per lei era solo sesso?!
Perché Natalie, perché giochi con me?

Mi sentii usato, mi incupii ed andai verso la finestra, la spalancai di scatto facendo un lieve suono e mi buttai giù dall'albero.
Corsi un po' lontano e salii su un ramo e mi ci rannicchiai sopra.
Abbracciai le mie gambe e mi misi a ricordare ogni cosa.
Possibile che amare qualcuno facesse quel effetto?
Una fitta molto dolorosa in mezzo al petto, che ad ogni pensiero rivolto a lei, si faceva più forte e mi bloccava il respiro.
L'amore era sofferenza?
L'amore era brutto, l'amore era una cosa brutta.
In quel momento capii il perché mi avesse fermato mentre ci stavamo baciando, aveva fatto comparire l'altra Natalie per allontanarsi da me.

-Chi sei?- mi chiese un po' tremante.
Feci un passo in avanti e lasciai che i raggi della luna mi illuminasserono mettendo in risalto la mia pelle bianca, i miei occhi color ghiaccio, il mio bellissimo sorriso e il mio fisico coperto dai fradici vestiti.
Lei mi fissava con quei dolci occhi ma era un po' impaurita.
-Chi sei?- chiese suo fratello sicuro di sé, pronto a proteggerla.
Io continuai ad avanzare verso la mia vittima, alzando la lama.
Sentivo il respiro della bella ragazza che mi fissava, ormai sulla mia pelle, la mia lama era sopra di lei, ma in realtà non volevo uccidere lei, ma colei che dormisse, non sarei mai riuscito ad ucciderla.
-Vai a dormire- sussurrai alla mia vittima con voce calda.
Vidi la ragazza chiudere fortemente gli occhi e tramare.

Mi torturai ricordando il suo sguardo, quella notte, la prima volta che lei mi  vide.
La prima volta che mi parlò, la prima volta che fossimo faccia a faccia.
Nel mio stomaco non sentivo farfalle ma pesanti ippopotami, che danzavano con gli elefanti, ignari di essere dentro uno stomaco di un uomo.
I miei occhi, come macchine fotografiche immagazzinavano mille immagini di quella bellissima assassina, la mia mente, come un fotografo appendeva le foto sul filo per farle asciugare, come nell'era antica.
Mi sentivo più pazzo del solito, ma non avevo bisogno di nient'altro, solo di un altro suo sguardo.

-Ci rivedremo- le dissi.

La seguii milione di volte come facevo da mesi, la spiai milione di volte, mentre usciva dalla botola e mentre ci entrava.
Parlai di lei, di loro, a tutti quanti e Slender mi consigliò di portarla alla Creepyhouse.

Un giorno chiesi persino la macchina fotografica a Jane, che mi regalò volentieri, la tenevo sempre in tasca, così sperando che ci fosse, infilai la mano nella mia tasca frugando.
La trovai, così la presi in mano.

Mentre da piccoli stracci di cielo le stelle brillavano, io sfogliavo tristemente le foto dentro la galleria.
Le foto fatte a tradimento.
Le foto mostravano la ragazza di dicianove anni mentre camminava e sorrideva al fratello, amavo quel sorriso.
Ad un certo punto si sentirono delle urla e dei movimenti, essendo in alto nessuno mi poteva notare, così continuai a guardare quel meraviglioso volto angelico.
Le urla si facevano più forti, ma io continuavo ad ignorarle fino a che, qualcosa attirò la mia attenzione.
-Jeff...- sentii quel urlo forte e chiaro.
Era lei che mi cercava.

Un Killer Può Amare? -Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora