Capitolo XXII: What now!

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Uscii dallo spogliatoio velocemente , con gli occhi lucidi e la testa che girava. Come eravamo finiti in questa situazione? Forse non ero abbastanza per lui?
Camminavo per i corridoi senza una meta, camminavo lento e tutto intorno a me andava alla velocita' della luce. I suoni e i rumori erano ovattati. Il mio povero cuore , stanco dalle innumerevoli delusioni, era in pezzi cosi' microscopici da non poteva essere riparato.Prima erano solo sospetti, ma ora era tutto vero e io avevo perso l'unica persona che io abbia mai amato e che mi abbia difeso dalle cattiverie del mondo.Mi aveva usato, mi aveva suonato come un pianoforte e poi gettato via come una spugna. Alla gente piace parlare di quanto io e Alec eravamo imperfetti insieme, ma a me non importava. Avevo bisogno di una persona che mi portasse a casa se avessi perso il controllo di me stesso, quando la mia anima si fosse frantumata e i miei sogni andati in fumo, ma quella persona non era lui. Un brivido di freddo percorse la mia schiena. Mi facevo schifo, ero disgustato da me stesso di essermi fidato di una persona cosi' viscida, cosi'meschina ed ora mi sentivo cosi' stupido a non aver ascoltato mia  madre. Questi pensieri mi tormentarono per tutto il giorno, tra un drenaggio toracico ed un'operazione. La fiducia in Alec era paragonabile alla luce che emette una sigarett in una giornata assolata. Lo odiavo con tutto me stesso, ogni cellula del mio corpo avrebbe voluto ucciderlo, ma decisi di non fargli capire che io sapevo la verita'e intanto progettare la mia fredda, lenta e dolorosa vendetta.
Scocco' la fatidica ora x : erano le 19 . Con una banalissima scusa mi liberai dei miei impegni da specializzando, coperto da una mia collega,e mi recai nei sotterranei per incontrare l'uomo o donna della lettera. Il cuore sembrava voler scappare dal mio petto, le gambe iniziavano a cedere sotto il mio peso misto all'ansia, ormai mia unica amica, ma continuai a camminare . Dovevo scoprire la verita', costi quel che costi! Arrivai nei sotterranei e mi guardai attentamente attorno: non c'era nulla di insolito . All'improvviso vidi una lucina laser provenire  dai quadro elettrico   generale . Icuriosito e speranzos di trovare la persona misteriosa, mi avvicinai cautamente. Arrivato al quadro elettrico generale, vidi una figura snella e alta con una felpa nera con il cappuccio girato e di spalle.
"Eccomi, sono qui e ora dimmi chi sei."- dissi cercando di mascherare il tremolio della mia voce. La figura misteriosa si volto' e si tolse il cappuccio.
La persona misteriosa era Jake, uno specializzando al terzo anno con cui avevo legato particolarmente, soprattutto quando mi aveva confesato di essere gay. Era un bel ragazzo sui trent'anni, alto e con un piccolo accenno di ciccia che gli donava. Capelli biondo cenere, labbra carnose e rosate e con occhi azzurri con sfumature di grigio che li rendevano unici nel suo genere. Era molto affabile, solare e delle volte arrgante, ma era davvero un bravo ragazzo.Per alcuni secondi rimanemmo in silenzio. Avevo gli occhi spalancati perche' non mi aspettavo che lui fosse la persona misteriosa.
"Prima che inizi a farti strani pensieri sul mio conto, ti dico soltanto che la prima volta e' stato puro caso."-disse mostrandomi una foto.
"Ma questa e' stata scattata quando Demetria e' arrivata in citta'? "-chiesi rosso in viso dalla rabbia.
"Precisamente in aereoporto ed io ero li' ad aspettare mia sorella che tornava da Bora Bora"-inizio'-" Notai Alec aspettare vicino i finestroni da dove si vedono gli aerei in arrivo. Volevo salutarlo ma vidi una donna avvicinarsi e baciarlo e ho scattato la foto."
Dovetti sedermi sul pavimento talmente era stato duro il colpo inflittomi. Ero solo una bambola comandata da burattinai senza scrupoli. Mi mostro' un'altra foto e questa volta riconobbi il luogo della scena del delitto: erano vicino l'ufficio del capo.
"Non prendermi per uno stalker S , ma tu sei importante e ho dovuto farlo"- disse sedendosi accanto a me , mettendo il suo braccio intorno la mia spalla.-"Ti voglio troppo bene per restarmene in panchina".
Lo abbracciai e piansi sulla sua spalla. Sentivo che la mia pressione allo stomaco andava sempre piu' ad affievolirsi..
"Dopo andiamo a bere tequila?"-gli domandai.
"Si, sei la mia persona Shane"-disse.
"Questa l'hai presa da Grey's Anatomy"-ridacchiai.
"Si,ma il senso e' quello"-disse e mi abbraccio' ancora piu' forte.

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